"Ho fatto una scelta di indipendenza ma sono pronto a dialogare con tutti, anche con i i partiti, ma nessuno pensi di potermi condizionare"

di Augusto Mattioli
SIENA. Luigi De Mossi, avvocato che a Siena si potrebbe definire uno dei principi del foro, ha sciolto la riserva e si presenterà candidato a sindaco di Siena alle amministrative per guidare il comune capoluogo. Con l’idea di restarci per almeno cinque anni, magari continuando a lavorare e a baccagliare al palazzo di giustizia. Anche se non sarà facile perche il ruolo di primo cittadino impone un impegno a tempo più che pieno.
Stamani (13 dicembre) la conferenza stampa dell’avvocato si è svolta con una buona mezz’ora di ritardo, proprio per un impegno imprevisto in tribunale. Il che sta ad indicare come sarà molto difficile conciliare la toga con la fascia tricolore.
De Mossi ha spiegato che “ il lavoro è una ricchezza, un qualcosa che ti fa stare vicino alla realtà”. Un sindaco con un profilo civico: “non ho tessere in tasca, la mia è una scelta di indipendenza. Sono certo disponibile a dialogare con tutti, anche con i partiti, ma alle mie condizioni”, ha tenuto a sottolineare. Anche se su di lui c’è l’interesse di varie forze di area centrodestra, come del resto emerge anche dalla prima uscita politica pubblica di venerdì prossimo, quando all’NH Hotel De Mossi dibatterà con Stefano Parisi già candidato a sindaco di Milano per il centrodestra, poi sconfitto da Giuseppe Sala. Tra i suoi sostenitori senesi anche Andrea Bellandi e Daniele Tacconi, personaggi di lungo corso politico, di antica provenienza socialista.
“In questi giorni dopo avere visitato alcuni quartieri – ha esordito l’avvocato – mi sto rendendo conto di quali siano le necessità, le urgenze della città”. Per la quale sono in corso di preparazione “tre grandi progetti. In ogni caso il mio programma non sarà un’enciclopedia britannica”. Il primo sarà comunicato venerdì nel corso del dibattito con Parisi. L’incontro ha dato modo a De Mossi di attaccare il Pd e la sua “nuova” classe dirigente “che si è rigenerata”. Il riferimento è alla struttura organizzativa – dirigenziale che si è dato il partito democratico; “l’aver visto la classe dirigente del Pd che si è rigenerata su se stessa volendo ancora una volta esercitare il potere, mi ha dato una maggiore convinzione nel presentarmi. Ci vuole uno scatto, un cambiamento, che non possono certo fare quelli che hanno governato. Chi sbaglia si deve mettere da parte. Oggi è improponibile una dirigenza Pd”.