“I lavoratori si stanno battendo per difendere il proprio posto di lavoro e far conoscere la loro vicenda e ci hanno chiesto di non essere abbandonati a se stessi, di avere il Partito democratico accanto a loro in questa battaglia. Al tavolo istituzionale che si terrà martedì prossimo in provincia – spiega Francini – lavoratori e sindacati chiederanno all’azienda di ritirare i licenziamenti e di utilizzare la cassa integrazione ancora disponibile, che consente di arrivare fino a dicembre 2010, dando intanto un po’di respiro sia ai lavoratori che all’azienda stessa. Il Pd è al fianco dei lavoratori – continua Francini – ai quali esprime la totale disponibilità e volontà politica di sostenere concretamente la loro lotta per una soluzione positiva della vertenza”.
“Ieri la direzione comunale del Pd di Sinalunga si è riunita alla presenza degli ex operai Comar e di alcuni esponenti del sindacato – spiega Francini – che ci hanno fatto un excursus dell’azienda. La Comar fa parte del gruppo Makor che negli anni, a più riprese, ha usufruito di incentivi e sostegno pubblico. Già nel 2000 la Comar aveva affrontato una prima ‘riorganizzazione aziendale’, termine tecnico per dire ‘tagli al personale’, con gli addetti che erano passati da 25 a 12. Ora, con l’arrivo della crisi, la proprietà di Comar aveva proposto ai lavoratori, che sono operai metalmeccanici, di scegliere se lavorare a cottimo oppure aprirsi la partita Iva, come se fossero libero professionisti. Di fronte al loro rifiuto sono partite le lettere di licenziamento, senza alcun preavviso né alcuna trattativa con le rappresentanze sindacali. Questo accadeva il 31 marzo – conclude il segretario del Pd di Sinalunga – cioè due giorni dopo che i sindacati avevano siglato un altro anno di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti Makor”.
Interviene anche Loriana Bettini, responsabile lavoro dell’esecutivo provinciale del Pd. “La vicenda Comar ripropone in tutta la sua drammaticità il tema del lavoro e della sua necessaria tutela – spiega Bettini. – Ancora una volta i costi sociali della crisi si riversano tutti sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie e questo non è accettabile, soprattutto in una provincia come la nostra da sempre attiva nella gestione delle crisi aziendali, anche con strumenti e misure di sostegno sociale. Il licenziamento dovrebbe essere sempre l’estrema ratio. È doveroso verificare tutte le possibili alternative cercando di attivare tutti gli strumenti sociali a disposizione”.