SIENA. Sabato (25 novembre) alle ore 18 apre il luogo civico e culturale SpazioSiena, in via di Fontebranda 5 (all’altezza di Porta Salaria, nei pressi del Campo). L’inaugurazione coincide con la presentazione della mostra “Piani sulla cometa”, ideata per raccontare, attraverso i diversi linguaggi artistici, i sogni, le vie di fuga, i progetti, di cinque giovani artisti. SpazioSiena nasce proprio per questo: dare visibilità ai progetti delle nuove generazioni, e come “zona libera” per ospitare idee, visioni, alla voglia di futuro della città. In programma ci sono mostre, dibattiti, concerti. La mostra “Piani sulla cometa”, curata da Stefania Margiacchi, resterà aperta fino al 7 gennaio (orario da lunedì al sabato dal 10 al 13 e dal 16 al 19, domenica su prenotazione (spaziosiena@gmail.com).
Il titolo della mostra prende spunto da un tipico detto francese ”plans sur la comète” che sta a significare l’irrealizzabilità e della difficoltà di introdurre nuove iniziative. Dunque, si tratta di una sfida, un velato desiderio ad oltrepassare l’irrealizzabile. “Piani sulla cometa” vuole essere creazione di nuovi mondi, di nuovi paesaggi, come nel lavoro di Sofia Bteibet (Milano, 1990), dove le immagini scattate dalla sonda spaziale alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko durante una missione spaziale vengono rielaborate attraverso la cianotipia.
Nel lavoro di Matilde Cassarini (Firenze, 1992) la riflessione ha inizio con il rapporto che l’uomo ha con l’universo e lo spazio profondo. Sembra che l’umanità abbia una missione consolidata nei confronti dello spazio, attraverso il video stop motion l’artista si interroga su quali certezze possa avere l’uomo. Anche Andrea Lunardi (Pistoia, 1981) attraverso una mappa del cielo (realizzata prima sul bordo di un’architettura di carta a forma di prisma esagonale irregolare e poi su un cartamodello) suggerisce le infinite possibilità di combinazione. L’incoerenza misteriosa di queste ipotetiche costellazioni diviene un mondo possibile e instabile in cui l’incertezza diviene riflessione sulla trasformazione, sullo scarto e sul cambiamento di ciò che ci circonda, creando nuove forme di senso. Agathe Rosa (Annecy, 1987) interroga ed esplora i limiti della percezione attraverso 80 diapositive in alluminio – frottage delle mura di casa – che, oltrepassate dalla luce, proiettano costellazioni sognate, quelle nate tra il sonno e la veglia: il domestico si apre al movimento continuo di aria e di luce.
Giacomo Ricci (Siena, 1974) attraverso delle esili strutture geometriche, propone una serie di “solidi piani”: un paradosso euclideo, dall’eleganza e finezza concettuale, una sfida alle regole della geometria, dove la visione dello spazio viene definita da una percezione illusoria. In questo contesto, le sculture diventano i corpi celesti dello spazio altro creato dall’artista. Negli interventi site-specific di RosaRicci (Siena e Marsiglia, 2012) la percezione visiva e quella uditiva vengono alterate: fasci luminosi disorientano l’osservatore e ricordano la coda di una cometa e, dalle cantine, un suono monotono, solitario e notturno invece ci trasporta al di là delle frontiere, alla rotazione della Terra e ai cicli astronomici: è il canto di un assiolo percepito però come il segnale del primo satellite mandato nello spazio; il risultato diventa magnetico, elettrico e ci immerge in un paesaggio dalle dimensioni che diventano infinite.