A farne le spese personaggi pubblici, società serie, giornalisti e persino scienziati
ROMA. Fake news, cancro dell’Italia che si informa in rete. Aumentano in tutto il Paese i casi di cittadini comuni, imprese di successo, giornalisti, scienziati e personaggi noti in genere alle prese con casi di discredito e diffamazione perpetrati a loro danno sul web.
Gente perbene e capace nel proprio mestiere che, proprio per via dell’umana invidia e altrettanto terrena cattiveria gratuita spesso ingiustificata, subisce più facilmente, rispetto ad altri, attacchi – mediatici, e per lo più strumentali – al proprio buon nome.
E’, in particolar modo, la cosiddetta ‘web reputation’ a farne le spese: quella che, in parole povere, appare in termini di risultati cronologici in fila sullo schermo a chiunque digiti una o più parole chiave di proprio interesse sui motori di ricerca: determinando dunque, di fatto, l’ago della bilancia sulla prima impressione che ci si fa di qualcuno. E, spesso, anche puntando ingiustamente il dito.
Una recente ricerca ha stimato che in Italia, allo stato attuale, nei Tribunali vi siano pendenti circa 4 milioni di persone accusate ingiustamente. Uomini e donne innocenti per cui lo Stato – con i soldi di tutti i contribuenti, sia chiaro – ha corrisposto circa 640 milioni di euro di costi, tra celebrazione di processi e oneri risarcitori.
Le fake news infestano tutti i settori, indistintamente. Anche l’informazione sanitaria passa sul web: si stima che oltre 11 milioni di italiani cerchino dati su patologie e rimedi attraverso la rete. Persino la nota virologa Ilaria Capua, secondo ‘Scientific American’ tra i 50 più autorevoli e influenti scienziati al mondo – vittima essa stessa di un abominevole sciacallaggio mediatico e giudiziario mondiale (da genio della scienza era stata accusata e additata di essere un trafficante di virus per procurate epidemie) – ha affermato pubblicamente, sul quotidiano ‘La Stampa’, che ‘le false notizie su Internet sono il nemico dei vaccini’.
Mentre invece, dalle pagine di ‘Repubblica’ si apprende di una sentenza epica e storica di condanna emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di un soggetto, reo di aver pubblicato su Wikipedia (l’enciclopedia libera sul web) contributi diffamanti, oltraggiosi e falsi a danno della buona reputazione del noto giornalista e scrittore Gerry Palazzotto, scrivendo persino che quest’ultimo era morto. Condanna dura ed esemplare, consistente in sei mesi di reclusione (pena sospesa) e nel versamento di una provvisionale di euro 1.000,00 alla vittima, che nel frattempo si era costituita parte civile.
Anche chi lotta contro gli abusi e lo strapotere delle banche, facendo gli interessi di cittadini e consumatori onesti non è stato immune, in Italia, da frecciate pesanti, e non per questo meno dolenti.
E’ il caso di Serafino Di Loreto, noto e stimato avvocato bresciano balzato repentinamente agli onori delle cronache – come riporta un lungo e documentato articolo apparso su Puntosanremo.it – per essere stato il primo, in Italia, ad aver segnato una serie di vittorie storiche in Tribunale a difesa dei conti correnti di cittadini e imprese vessati da esosi istituti di credito e atti esattivi altrettanto ingiusti.
Seguendo, di fatto, con successo le orme tracciate dal noto ex magistrato Piero Calabrò: il solo che, ne 1999, ottenne in Italia il primo pronunciamento storico in Italia contro anatocismo e usura bancaria. Lo stesso ex giudice che, oggi, presiede (e scusate se è poco!) la ‘SDL Centrostudi’, società in prima linea contro gli illeciti della finanza spregiudicata, fondata proprio da Di Loreto.
Attaccato ingiustamente da poteri forti, stampa partitica asservita al potere giuridico ed economico, oggi Serafino Di Loreto – già stimato docente universitario in importanti atenei italiani e Presidente dell’Osservatorio Europeo sull’Educazione Finanziaria – anima e mente di ‘SDL Centrostudi’ (azienda amata dalla gente, temuta invece dall’establishment), ha restituito alle tasche degli italiani oltre 240 milioni di euro indebitamente loro sottratti. E rimesso in pista nonché assistito legalmente su più fronti (alla guida di un pool unico nel suo genere in Italia di oltre 700 tra avvocati, commercialisti, periti, consulenti ed esperti a vario titolo di materia giuridica, fiscale, tributaria) oltre 150mila soggetti in crisi, fra privati, famiglie e imprese.
Dulcis in fundo, come riportato anche dal quotidianoIlcittadinoonline.it, un caso eclatante verificatosi a Torino, ove un ex socio, tal Alfonso Albore, gettava sul web discredito a iosa (imperterrito e indisturbato, dal settembre 2016) – sulla sua vecchia azienda, pubblicando testimonianze fasulle, artefatte e denigratorie sul sito www.laveraveritasu.com in cui fingeva di dare, invece, a sua detta, consigli e notizie utili ai consumatori circa le bollette di luce, gas e telefonia. L’obiettivo? Fare concorrenza sleale, sottrarre clienti e collaboratori. Il Tribunale di Torino, con un provvedimento cautelare d’urgenza cui non è stato opposto reclamo, gli ha ordinato di ‘ripulire’ il sito incriminato, cancellandone integralmente il contenuto (idem per i profili social fraudolenti), condannando l’ex socio autore del misfatto anche al pagamento integrale delle spese legali.
Vittima della reiterata azione denigratoria la UBroker Srl, seria multiutilities company piemontese fondata da Cristiano Bilucaglia, ingegnere biomedico e informatico, nonché talentuoso imprenditore pubblicamente stimato da figure di spicco come il noto psichiatra Alessandro Meluzzi, e anche dalle associazioni di consumatori.
Una start-up milionaria (dà lavoro, insieme al gruppo di imprese di cui fa parte, a più di 40 dipendenti, e oltre 2.500 collaboratori commerciali e a vario titolo in giro per la penisola) che ha chiuso il 2015 a quota +1,4 milioni di euro, 8 milioni nel 2016 (+570%), con una previsione di incasso lordo pari a 20 milioni nel 2017 (+250%), per tagliare poi, nel 2018, l’ambizioso traguardo dei 40 milioni di euro (+200%). E registrare, al contempo, entro il 2020 (a cinque anni dalla prima attivazione di fornitura di luce, gas e telefonia avvenuta proprio a gennaio del 2015), il tetto dei 100.000 partecipanti a ‘ZERO’, il primo social utility network della storia che azzera le bollette.