di Patrizia Fazzi
SIENA. Cinque anni fa, il 28 febbraio 2005, scompariva Mario Luzi, grande voce poetica del Novecento: da pochi mesi era stato nominato senatore a vita e il compimento dei novanta anni era stato festeggiato nella sua Firenze, nel salone dei Cinquecento. Non sono mancate – pur in tempi distratti da altre ‘voci canore’ – manifestazioni di ricordo in suo onore. Il Pen Club Italia, di cui Mario Luzi è stato Presidente dal 1988 al 2002, ha organizzato il 12 aprile a Milano, nella splendida cornice del Salone degli Affreschi degli Abitanti dei Chiostri, una cerimonia intensa e sobria, di grande livello, in linea con la personalità limpida e rigorosa del grande poeta toscano. Mario Luzi, autore di numerose raccolte poetiche e saggi critici di inarrivabile qualità, è stato anche intellettuale a tutto tondo, mente attenta e lucidamente rivolta alla realtà umana e alla società civile e per l’occasione il Pen Club Italia ha riunito poeti, giornalisti, editori, del calibro di Ferruccio De Bortoli, Maurizio Cucchi, Luciano Lami, Egidio Fiorin, che ne hanno accompagnato e condiviso esperienze significative. A dare il benvenuto, dopo il saluto di Piero Amos Nannini, Presidente di Società Umanitaria, il giornalista e scrittore Sebastiano Grasso, attuale e attivissimo Presidente del Pen Club Italia, che ha ricordato la lunga amicizia letteraria e personale con l’autore fiorentino, iniziata fin dagli anni ’70, con accenni ad aneddoti sulla personalità schiva e al tempo stesso vivace di Luzi.
Maurizio Cucchi, ricordandolo come un maestro, ha poi citato una frase luziana scaturita da un incontro : “il poeta deve pescare in profondo”, ossia gettare le reti dello sguardo e spingere l’amo del pensiero al fondo della realtà ( “nel magma”, verrebbe da dire per citare il titolo di una sua famosa raccolta), per poi riportarlo in alto attraverso la parola ( come non ricordare il verso “Vola alta, parola”…?). Cucchi ha sottolineato la coerenza, la tensione morale, l’attività di pensiero di Luzi, rimasta costante dagli anni dell’ermetismo fino alla morte, pur nell’alternarsi dei toni e del territorio di ricerca. Per chi ama la poesia, Luzi è stato e rimane un vero poeta, il pensiero rivolto, in continua interrogazione, all’universo intero.
Anche Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della sera”, per cui Luzi ha scritto dal 1967 al 1974 e ripreso in anni recenti, ha sottolineato la testimonianza civile, la capacità di intercettare i dettagli nascosti della quotidianità, il generoso slancio vitale che Luzi esprimeva nella sua scrittura, strumento di comunicazione così raro oggi in una società ad ostentato egoismo e appiattimento riflessivo. Luzi, – ha continuato De Bortoli – non era uomo di parte, ma neanche un opportunista timido, reticente verso le proprie opinioni: ha creduto fino all’ultimo in un sussulto civile dell’Italia e va ricordato anche per questo, oltre che per la qualità straordinaria delle sue poesie. Un accento commosso e grato ha siglato l’intervento di Egidio Fiorin, editore di pregevoli testi che uniscono composizioni di Luzi ad opere figurative, ad iniziare con “La notte viene con il canto” con opere di Walter Valentini, fino al libro per gli ottanta e poi novanta anni del poeta. “Luzi – ha affermato Fiorin – era uomo mite e al tempo stesso tenace, capace di sostenere senza violenza ma con fermezza le sue idee. Voleva che gli dessi del tu, ma non ci riuscivo e lui insistè almeno per uno “ciao” di saluto…”. Dal 1988 Luzi aveva accettato la carica di Presidente della sezione italiana del Pen Club International, associazione che riunisce scrittori di tutto i paesi (la sigla P.E.N. deriva da Poets Essaysts Novelists) e aveva ricoperto tale incarico per oltre un decennio, assistito da un autorevole Vicepresidente come Lucio Lami, succedutogli nella presidenza ed attuale Presidente Onorario. E proprio le parole di Lami, scrittore, giornalista e inviato speciale, hanno concluso l’evento, sottolineando la conduzione di Luzi assidua anche ‘a distanza’, improntata all’impegno civile e culturale, la sua difesa mite ma ferma dei perseguitati, il pessimismo profetico, baluginante di speranza cristiana, con cui Luzi guardava il suo tempo, invaso da miti televisivi, luccicante di penne di successo ma spesso inconsistenti. Luzi – ha ricordato Lami – si impegnò molto per il Premio Letterario del Pen Club, recandosi volentieri a Compiano, dove ogni anno si svolge la manifestazione, per incontrare amici e scrittori in atmosfera rilassata. Ma la sua grande opera letteraria attese invano per anni il premio Nobel, inspiegabilmente negato, e che avrebbe degnamente onorato la sua figura e l’Italia tutta.
Giusta e apprezzabilissima quindi l’iniziativa del Pen Club Italia, svoltasi in un salone gremitissimo e plaudente, arricchita dalla lettura, da parte di Alessandro Quasimodo, di testi luziani, cantati poi dal soprano Serena Pasquini, accompagnata al pianoforte da Maria Silvana Pavan, su musica di Pergolesi, Lizst, Schubert, Falconieri, Mozart, Bellini, Caldara, Schumann, in una pregevole sinergia di parole e musiche magistrali. Un riconoscimento più duraturo è auspicabile anche da altri omaggi che rendano ancor più visibile, specie alle nuove generazioni, la sua produzione letteraria e il suo messaggio di “vita, fedele alla vita”. Ciao, maestro Luzi, la tua parola volerà ancora, sempre più alta.
(foto di Ferdinando Scianna)
SIENA. Cinque anni fa, il 28 febbraio 2005, scompariva Mario Luzi, grande voce poetica del Novecento: da pochi mesi era stato nominato senatore a vita e il compimento dei novanta anni era stato festeggiato nella sua Firenze, nel salone dei Cinquecento. Non sono mancate – pur in tempi distratti da altre ‘voci canore’ – manifestazioni di ricordo in suo onore. Il Pen Club Italia, di cui Mario Luzi è stato Presidente dal 1988 al 2002, ha organizzato il 12 aprile a Milano, nella splendida cornice del Salone degli Affreschi degli Abitanti dei Chiostri, una cerimonia intensa e sobria, di grande livello, in linea con la personalità limpida e rigorosa del grande poeta toscano. Mario Luzi, autore di numerose raccolte poetiche e saggi critici di inarrivabile qualità, è stato anche intellettuale a tutto tondo, mente attenta e lucidamente rivolta alla realtà umana e alla società civile e per l’occasione il Pen Club Italia ha riunito poeti, giornalisti, editori, del calibro di Ferruccio De Bortoli, Maurizio Cucchi, Luciano Lami, Egidio Fiorin, che ne hanno accompagnato e condiviso esperienze significative. A dare il benvenuto, dopo il saluto di Piero Amos Nannini, Presidente di Società Umanitaria, il giornalista e scrittore Sebastiano Grasso, attuale e attivissimo Presidente del Pen Club Italia, che ha ricordato la lunga amicizia letteraria e personale con l’autore fiorentino, iniziata fin dagli anni ’70, con accenni ad aneddoti sulla personalità schiva e al tempo stesso vivace di Luzi.
Maurizio Cucchi, ricordandolo come un maestro, ha poi citato una frase luziana scaturita da un incontro : “il poeta deve pescare in profondo”, ossia gettare le reti dello sguardo e spingere l’amo del pensiero al fondo della realtà ( “nel magma”, verrebbe da dire per citare il titolo di una sua famosa raccolta), per poi riportarlo in alto attraverso la parola ( come non ricordare il verso “Vola alta, parola”…?). Cucchi ha sottolineato la coerenza, la tensione morale, l’attività di pensiero di Luzi, rimasta costante dagli anni dell’ermetismo fino alla morte, pur nell’alternarsi dei toni e del territorio di ricerca. Per chi ama la poesia, Luzi è stato e rimane un vero poeta, il pensiero rivolto, in continua interrogazione, all’universo intero.
Anche Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della sera”, per cui Luzi ha scritto dal 1967 al 1974 e ripreso in anni recenti, ha sottolineato la testimonianza civile, la capacità di intercettare i dettagli nascosti della quotidianità, il generoso slancio vitale che Luzi esprimeva nella sua scrittura, strumento di comunicazione così raro oggi in una società ad ostentato egoismo e appiattimento riflessivo. Luzi, – ha continuato De Bortoli – non era uomo di parte, ma neanche un opportunista timido, reticente verso le proprie opinioni: ha creduto fino all’ultimo in un sussulto civile dell’Italia e va ricordato anche per questo, oltre che per la qualità straordinaria delle sue poesie. Un accento commosso e grato ha siglato l’intervento di Egidio Fiorin, editore di pregevoli testi che uniscono composizioni di Luzi ad opere figurative, ad iniziare con “La notte viene con il canto” con opere di Walter Valentini, fino al libro per gli ottanta e poi novanta anni del poeta. “Luzi – ha affermato Fiorin – era uomo mite e al tempo stesso tenace, capace di sostenere senza violenza ma con fermezza le sue idee. Voleva che gli dessi del tu, ma non ci riuscivo e lui insistè almeno per uno “ciao” di saluto…”. Dal 1988 Luzi aveva accettato la carica di Presidente della sezione italiana del Pen Club International, associazione che riunisce scrittori di tutto i paesi (la sigla P.E.N. deriva da Poets Essaysts Novelists) e aveva ricoperto tale incarico per oltre un decennio, assistito da un autorevole Vicepresidente come Lucio Lami, succedutogli nella presidenza ed attuale Presidente Onorario. E proprio le parole di Lami, scrittore, giornalista e inviato speciale, hanno concluso l’evento, sottolineando la conduzione di Luzi assidua anche ‘a distanza’, improntata all’impegno civile e culturale, la sua difesa mite ma ferma dei perseguitati, il pessimismo profetico, baluginante di speranza cristiana, con cui Luzi guardava il suo tempo, invaso da miti televisivi, luccicante di penne di successo ma spesso inconsistenti. Luzi – ha ricordato Lami – si impegnò molto per il Premio Letterario del Pen Club, recandosi volentieri a Compiano, dove ogni anno si svolge la manifestazione, per incontrare amici e scrittori in atmosfera rilassata. Ma la sua grande opera letteraria attese invano per anni il premio Nobel, inspiegabilmente negato, e che avrebbe degnamente onorato la sua figura e l’Italia tutta.
Giusta e apprezzabilissima quindi l’iniziativa del Pen Club Italia, svoltasi in un salone gremitissimo e plaudente, arricchita dalla lettura, da parte di Alessandro Quasimodo, di testi luziani, cantati poi dal soprano Serena Pasquini, accompagnata al pianoforte da Maria Silvana Pavan, su musica di Pergolesi, Lizst, Schubert, Falconieri, Mozart, Bellini, Caldara, Schumann, in una pregevole sinergia di parole e musiche magistrali. Un riconoscimento più duraturo è auspicabile anche da altri omaggi che rendano ancor più visibile, specie alle nuove generazioni, la sua produzione letteraria e il suo messaggio di “vita, fedele alla vita”. Ciao, maestro Luzi, la tua parola volerà ancora, sempre più alta.
(foto di Ferdinando Scianna)