Candidati salvifici, candidati solitari, candidati eterodiretti: cosa sceglierà Siena?
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Il mirabolante teatrino della politica senese non prevede ferie, né’ pause tra il primo e il secondo tempo. A stare seduti in platea ci si vorrebbe anche distrarre, pensare ad altro (perchè, francamente, certe scene fanno pena) magari alzarsi e, silenziosamente, andare via per lasciare il posto a qualche altro volenteroso masochista… ma poi, quella insana quanto genetica passione per la politica (che non è questa) che mi porto dietro, mi costringe sempre a volgere l’attenzione su quanto accade a Siena.
Ci eravamo lasciati, solo un mesetto fa, con un quadro piuttosto “tradizionale”: il sindaco Valentini che sbracciava per rifare il sindaco e un candidato che correva da solo, puntando sul suo passato e sull’affetto di tanti senesi che, nelle vesti di sindaco se lo ricordano ancora, Pierluigi Piccini.
Il Pd, lacerato e reso sterile da guerre intestine… quello non è cambiato! Neppure a pochi giorni dai celeberrimi congressi, dai quali dovrebbe uscire un’idea unitaria o almeno uno straccio di condivisione, le cose trovano il giusto verso. Una guerra intestina che ha trovato concretezza, manco a dirlo, nei nomi dei candidati. Questo partito non cerca di coagularsi intorno ad un progetto, ad una nuova visione (e utilità) dell’impegno politico, magari ad una sua rinascita morale. Quello che interessava, interessa e ahimè interesserà in futuro è la gestione della macchina del potere, far emergere la corrente di propria appartenenza per poi avere mano libera nelle decisioni che contano (nomine, carriere politiche, prebende varie). Competenza? Merito? Rigore morale? Rinnovamento? Disponibilità a lavorare con impegno e abnegazione per il bene della collettività e del partito? Logiche rivoluzionarie alcune delle quali hanno meritato giusto qualche articoletto di facciata (forse) ma che certo si sono esaurite in qualche spot senza mai raggiungere le stanze segrete del confronto e della “lotta”.
Quattro i candidati alla segreteria provinciale con un clamoroso assente, vittima degli scontri tra renziani: il sindaco di Chiusi, Juri Bettollini, avrebbe dovuto essere il candidato forte, quello da battere. Invece neppure partecipa, si ritira e, dalle pagine di FB commenta con un secco “Cortonicchi chi???”. E francamente, questa domanda se la sono fatta in tanti. Diversi commentatori politici lo definiscono fedelissimo di Grazi, sindaco di Torrita, a sua volta nella corrente di Dallai. Dunque, seguendo questo ragionamento, la candidatura di questo assessore poco noto sarebbe maturata per dare uno schiaffo a Stefano Scaramelli. Dallai pare sgomitare parecchio e, contando sul suo sodale Simone Vigni, quest’ultimo sostenuto anche dal ministro Luca Lotti, sembra non sentire ragione. Dai primi segnali di “pericolo” lanciati da C. sul suo blog, assistiamo ad una ascesa al controllo del Pd senese che rischia di fare parecchie vittime. E di rinnovamento proprio non si parla!
Certo, non si può dimenticare che giocano nell’equilibrio del partito anche gli orlandiani (Susanna Cenni, per intenderci). Nella loro “coerenza zen” hanno presentato il loro candidato, Andrea Valenti. “Dopo un diluvio di post, selfie, annunci roboanti, interviste ad effetto, passerelle, manovre tattiche, alla fine di tanta volontà di rinnovamento e ricambio é rimasta solo una guerra intestina alimentata da rancori, astio e rivalse. Una personalizzazione esasperata, quella interpretata dai leader del renzismo senese , senza progetti, senza proposte, che ci consegna ora una situazione drammatica, alla vigilia di passaggi di straordinaria importanza come le elezioni del capoluogo”. A leggere queste poche righe ci vedo così tanta condivisione che potrei averle potute scrivere io!
“In queste settimane ho visto cose mai viste. Ho visto persone inventarsi scuse per mettere veti agli altri. Ho visto pseudo referenti, forse solo di sé stessi, ergersi a paladini di interessi plurali. Ho visto persone cambiare opinione nel giro di poche ore. Ho visto amici e compagni di tante battaglie pugnalarti con cinismo alle spalle. Ho visto dirigenti politici inventarsi mediatori di posizioni inconciliabili. Ho visto personaggi assurdi accreditarsi come portatori di voti e di verità senza averne”. Questo, invece, è parte dello sfogo di Scaramelli ed a leggerlo si prova una strisciante rabbia. Possibile che non abbia ancora capito con chi ha a che fare? E soprattutto: possibile che in tanti anni di politica, di rapporti intercorsi, di assemblee, riunioni, tavoli, incontri informali, incontri “di caminetto”, stanze chiuse, lui non sia riuscito a comprendere i meccanismi che muovono la bassa politica di cui anche lui fa parte? Se ne accorge solo adesso delle guerre interne, delle correnti, degli individualismi, delle scorrettezze, della slealtà diffusa, degli accordi sottobanco? Lui che pare abbia partorito la nomina di Guicciardini Strozzi a segretario provinciale del Pd in accordo con C., spiazzando molti renziani che credevano al rinnovamento? Lui che, per sua stessa ammissione, è stato presente a incontri in cui si parlava di Mps e non certo per mera chiacchierata, si meraviglia della logica “deviata” che possono seguire certi percorsi politici? Non è arrivato abbastanza in alto per poter sovvertire i comportamenti della politica? Per poter agire con quel coraggio di cambiare che, per sua stessa natura, non vuole padroni e neppure fumose alleanze?
Mancano pochi giorni alla resa dei conti ma, alla luce di quanto fin qui detto, pare difficile anche solo sperare in un cambiamento in senso positivo all’interno del Pd.
Altra novità politica di rilievo. Questa mattina, l’avvocato Luigi De Mossi ha ufficialmente aperto alla possibilità di candidarsi a sindaco di Siena. Non ha sciolto ogni riserva: ha dichiarato alla stampa che, qualora le istanze dei cittadini, che lui porterà ai vari tavoli di confronto, venissero condivise, allora non esclude la sua candidatura al ruolo di primo cittadino di Siena. Senza preclusioni, l’avvocato De Mossi si è reso disponibile a confronti con chiunque voglia abbracciare un progetto comune, rinunciando a personalismi, antipatie personali, interessi di casta, pregiudizi politici. Nessuna recriminazione, nessun veto ma una ampia “chiamata alle armi” per dare priorità all’impegno per la rinascita di una città che pare non avere più sogni, ne’ alcuna ambizione.
L’operazione è alquanto ardua. Ci avevano provato Laura Vigni ed Eugenio Neri con l’Unione Popolare Senese. Un progetto ambizioso che prosegue nonostante l’uscita di Laura Vigni e che aveva proprio l’intento di riunire l’opposizione in un unico progetto civico. I personalismi giocano però un ruolo troppo pesante, opprimente, e questi progetti, per quanto belli ed incoraggianti sulla carta, alla prova dei fatti paiono essere destinati a fallire miseramente.
De Mossi si è detto “uomo libero” intollerante a “lacci e lacciuoli” e questo fa di lui un uomo pericoloso, almeno per la logica consolidata del “sistema Siena” che, negli ultimi anni ha puntato a tenere i due o tre uomini che contavano al centro della scena e tante “teste di legno” piazzate in posizioni strategiche “intorno al re”. Come si costruisce (o meglio, si preserva) una rete se a comporla c’è qualcuno che maldigerisce certe trame? L’ambizioso progetto di Luigi De Mossi avrà come primo avversario il sottobosco politico senese e quell’astio (o anche paura di perdere certi privilegi), che ha caratterizzato l’azione politica di maggioranza e di opposizione degli ultimi anni.
L’invito a sedersi al tavolo, anche se non esplicito (ma mancava giusto il nome), è stato rivolto anche a Eugenio Neri. Lista civica, senza preclusioni, fondata solo sulla condivisione di un programma politico rivolto soprattutto a far fronte alle prime, urgenti esigenze avanzate dai cittadini.
E se le proposte di candidati fin qui presentate non vi soddisfano o non vi convincono del tutto ci sarebbe un altro candidato disposto a scendere in campo. Luca Bonechi, ex presidente di Sansedoni Spa, ma anche ex vice presidente della Fondazione Mps, ma anche ex sindaco di Castelnuovo Berardenga, ma anche ex segretario provinciale del vecchio Pds ironizzando sui candidati attualmente in carica, ha realizzato un simpatico post in cui si sente, tutto sommato, meglio dei tre in lizza. Maglio di Piccini per il suo essere stato un ex sindaco particolarmente lungimirante nella raccolta differenziata. Meglio di Valentini perchè lui, in bicicletta, di vittorie ne ha avute… e di tutto rispetto. Meglio di De Mossi perchè (e qui pensa di essere astuto lanciando il suo strale) con l’avvocato ha condiviso tre anni nel cda della Sansedoni Spa dove “le nomine non certo dipendevano dai voleri del cielo o dal possesso di particolari requisiti di eccellenza professionale, vagliati dalla Normale di Pisa. I più critici dicono che erano frutto del groviglio ma io non concordo con tale tesi semplificatoria. Nel dubbio lasciamo che decida la storia, quando lo vorrà”. Condite il tutto con simpatici loghi di “Minestra riscaldata”, “Ribollita civica” e amenità simili e capirete dove l’ex eccellentissimo voleva andare a parare.
Molti i commenti positivi a questa simpatica provocazione. Molte condivisioni tra amici e “sodali”. Sia ben chiaro: nessuno scandalo se per caso questa ironia trovasse concretezza. Nessuno scandalo neppure davanti al discutibile gusto di questa boutade. La realtà ci ha insegnato che il pudore ai giorni d’oggi è merce ben rara, quasi quanto la verità, pronunciata e ascoltata. Arrivare a dire male di sè stesso per insinuare il dubbio sull’agire di un altro è davvero un autogol che non ci si aspetta da un candidato, né finto né reale… ma forse lo sportivo Bonechi voleva mostrare che, volendo attingere dall’inglorioso passato di questa città, c’era di meglio e di più “preparato” ed il curriculum è lì a dimostrarlo. Qualcuno ci avrà pure riso ma a me, quando si toccano certe corde, viene solo un profondo sconforto.