
di Giulia Tacchetti
SIENA. Non è una mostra di opere d’arte, come si intende comunemente, ma una esposizione di idee in un luogo particolare come il Santa Maria della Scala, definito dal suo direttore Daniele Pittèri “luogo di vite e di idee, luogo dei tempi, nel tempo”.
“Caveau” nasce da un progetto lanciato dall’artista Serena Fineschi e subito accolto da 12 fra curatori, pensatori, scrittori, artisti del panorama nazionale ed internazionale. Ciascuno, proponendo una propria idea, ha animato per un mese (l’esperienza è durata un anno partendo dal febbraio 2016) l’edicola, incassata nelle mura medievali del centro storico della città (il punto di vista è da Piazza Tolomei), chiusa da un’anta in vetro, sede nel passato di una stazione barometrica. Da un breve incontro con Serena Fineschi veniamo a sapere che la scelta di questo curioso spazio espositivo è legata al fatto che la piccola nicchia a pianta rettangolare ha da sempre attirato la sua attenzione, essendo lei senese che ha studiato a Siena e che ora vive a Bruxelles. E’ come una piccola finestra da cui guardare ed essere guardati, una porta nel tempo capace di aprire nuovi orizzonti, ma contemporaneamente una cassaforte (da cui il titolo della esposizione “Caveau”) che conserva le idee, il pensiero, il bene più prezioso dell’umanità.
L’artista considera “Caveau” una sua opera, realizzata grazie alle idee degli altri, perchè insieme forniscono una sintesi ed un significato a quanto è accaduto in un anno.” Caveau” riflette sulla genesi del fare, quando l’idea non ha ancora assunto una forma, un appunto della mente. Ecco perché troviamo in mostra soprattutto scritture, che colgono un momento del pensiero in costante movimento, quando ancora l’idea non è definita e viene appuntata su foglietti di carta per non perderla. Ci troviamo quindi in uno spazio di puro pensiero, in cui si riflette sulla precarietà delle cose, sull’incontro/scontro degli opposti da cui ripartire. Il bianco e nero caratterizza la mostra; le bacheche, una per ogni artista, chiuse dal vetro, appaiono come vetrine illuminate nella notte, contenenti fogli bianchi dalle scritture nere, disegni in bianco e nero.
Marina Dacci ha esposto per tutto il febbraio 2016 nella piccola galleria di fronte a Piazza Tolomei. Il suo scritto, poetico, contiene una riflessione sull’arte pubblica, che genera sempre un incontro/scontro tra chi la produce e chi la fruisce. Scrive “L’idea custodita da questo piccolo scrigno è un pensiero intimo..” Pablo Echaurren occupa l’edicola nell’aprile del 2016 con un disegno, quasi un fumetto, che nasconde tra le righe una conversazione immaginaria, o forse realmente accaduta, tra lui e Marcel Duchamp, alla ricerca di un dialogo intimo e visionario con uno dei suoi grandi maestri. Interessante ciò che scrive Paola Tognon (nell’edicola per tutto l’agosto 2016) “Negli anni sono arrivata a credere che le idee ed il tempo siano le cose più preziose che possediamo. Oggi mi interrogo sulla possibile relazione tra i due concetti, senza avere risposta certa…”. Marco Tirelli (gennaio 2017) per spiegare la sua poetica paragona la sua opera alla finestra della casa di campagna, affacciata sul buio della notte, un buio profondo che nasconde tutto. La finestra illumina come una torcia un piccolo frammento del quadrato nero del mondo circostante (ricorda la funzione del “lanternino” ne “Il fu Mattia Pascal”).
Preferiamo presentare la “mostra” più come una condivisione tra 12 artisti di una idea che non sappiamo se troverà mai una realizzazione. Una idea abbozzata, un racconto non ancora pubblicato, una immagine mai esposta, una riflessione sulla funzione dell’arte. L’evoluzione del pensiero, il dinamismo della mente sono i veri personaggi di questa piccola esposizione, interessante, ma non di immediata comunicazione, perché la prima protagonista è la “parola”, che va letta e decodificata. Quindi coraggioso il progetto dell’artista, la cui sintesi appare nel catalogo pubblicato da Gli Ori. Concludiamo con la risposta della Fineschi alla domanda “Quale reazione si aspettava da parte di chi occasionalmente per quella strada si è soffermato a leggere o semplicemente a guardare quanto esposto?” . “L’artista fa, indipendentemente da una reazione degli altri”.