di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Tanto per cambiare, si arriva alla vendemmia dopo un anno tribolato di gelate primaverili e di siccità e quando si contano i giorni per accogliere, una notte di bagordi cinghialeschi annienta il lavoro di un anno lasciando dietro di sé solo raspi vuoti.
Una spettacolare vigna da cui nasce un vino prestigioso è stata resa sterile dalla voracità dei cinghiali allevati a pane e granturco tutto
l’anno e poi rifiniti a uva prima dell’apertura della Caccia al Cinghiale S.P.A.
Tutto questo nell’ignobile scarsità di udito che hanno le autorità prima provinciali e ora regionali nell’ambito di tutela e controllo del
territorio, con un’agricoltura sempre più in ginocchio per la bilancia che pende sugli interessi delle doppiette e mai in equilibrio per il
normale convivere fra varie realtà.