Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, ha illustrato i punti principali del progetto mentre Alessandro Cinughi de' Pazzi, presidente dell'UPA ne ha sottolineato l'importanza.
Ai lavori hanno partecipato anche, Giuseppe Mussari Presidente del Monte dei Paschi, Vittorio Galgani Vice Presidente della Fondazione Montedei Paschi, Cesare Cecchi Vice Presidente della Camera di Commercio, Anna Maria Betti Assessore Provinciale all’Agricoltura, Donatella Cinelli Colombini Assessore al Turismo del Comune di Siena, Giuseppe Bicocchi Presidente di Federtoscana.
E’ stato un momento importante per fare il punto sull’annata 2009 che ha visto il settore agricolo in una crisi che da tempo non si ricordava. Ma è stata anche un’occasione per fare una riflessione sul futuro dell’agricoltura, sia senese che italiana.
Per vincere la sfida del futuro bisogna che le imprese agricole si mettano insieme modificando il loro dna, fondamentalmente individualistico, come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni.
Per attuare ciò, Confagricoltura ha messo in campo il progetto “Futuro fertile”. Il progetto prevede di agire in due direzioni: una pubblica e l’altra privata. In merito alla prima, si intende rivedere le leggi che riguardano il settore agricolo consentendo un migliore accesso al credito, la riduzione del costo del lavoro e l’ampliamento, attraverso incentivi fiscali e normativi, delle dimensioni delle aziende, che sono troppo piccole. In media hanno 8 ettari di terreno a fronte di una media europea molto più alta. In Spagna è di 24 ettari, in Germania di 48 e in Francia di 52.
Il progetto ha lo scopo di semplificare la burocrazia, che incide per il 10% del costo dei beni e dei servizi che le aziende sopportano, e a ridurre il costo del lavoro, il 35% del quale è rappresentato da oneri previdenziali.
Sul versante privato, Futuro Fertile vara la creazione di una società commerciale per aggregare la domanda di attrezzature agricole e aggregare l’offerta dei prodotti della terra. Le aziende possono comprare attrezzi e condividerli insieme ad altre, oltre a coalizzarsi per andare unite a collocare sul mercato i propri prodotti. In merito a questo nuovo modo di affrontare la commercializzazione, si parte con i cereali e le olive per poi passare alle altre filiere.
L’obiettivo è raggiungere in due anni un’aggregazione di aziende con una superficie complessiva di 350 mila ettari e di arrivare a un giro d’affari di 500 milioni di euro.