Nigi di Sena Civitas: "in nome del business abbiamo completamente perduto la senesità"
SIENA. E’ di ieri la notizia di un giovane contradaiolo della Tartuca ricoverato in ospedale con fratture multiple al viso. Si trovava alla Pania quando è stato coinvolto in una rissa scatenata da un gruppo di balordi, pare giocatori del Calcio in Costume fiorentino. A quanto risulta, il gruppetto di nove persone avrebbe ripetutamente provocato ragazzi e ragazze, causando una rissa dopo aver fatto uso di droga.
Purtroppo le occasioni di violenza, se non di vera e propria delinquenza infiltrata nelle nostre feste di Contrada, sono sempre più numerose e preoccupanti: a memoria due anni or sono fu la volta del Braciere nell’Istrice, dove a provocare risse furono un gruppo di albanesi e rumeni.
Non va meglio nelle altre Contrade, sedi storiche di settimane gastronomiche aggregate alla propria festa, forse con episodi meno eclatanti ma sicuramente ripetuti, e con una percezone di disagio comune e crescente, tanto che ad esempio quest’anno al Baobello la Contrada del Bruco ha dovuto disporre un vero e proprio servizio d’ordine assoldando professionisti da fuori.
Allora si potrebbe disquisire sulle cause di tutto questo, sui malesseri della nostra società, sulla crisi di valori delle nuove generazioni, sui rapporti percentuali, molto preoccupanti, fra giovani e violenza e fra giovani e droga, sulle conseguenze evidenti dell’immigrazione clandestina e quant’altro, ma lascio tutto ciò ai sociologi perché ognuno, come si dice a Siena, deve fare il suo.
A me interessa di più in questo momento una riflessione sulle nostre Contrade, su quello che erano quando la mia generazione portava i pantaloncini corti e quello che sono diventate oggi.
Il Nicchio è stata la prima ad aggregare una settimana gastronomica alla propria festa 52 anni fa, seguita a qualche anno di distanza dal Bruco e poi dalla Torre, quindi via via da altre Consorelle.
Se prima di ciò era costume di un numero limitato di contradaioli visitare a livello personale alcune consorelle in occasione della sera della festa titolare, con la Fiera gastronomica della Pania e quindi con le altre due settimane gastronomiche maggiori del Baobello e del Mangia e Bevi i flussi di contradaioli “esterni” sono via via aumentati, ma sempre di contradaioli, di cittadini senesi, si trattava ed era molto piacevole perché occasione di scambio di cultura e punti di vista sul Palio e quant’altro inerente a Siena e alle sue contrade.
Poi i numeri di visitatori sono cresciuti in modo importante tanto da far divenire quella che era un’appendice alla festa titolare un vero e proprio business che con la Contrada ha ormai ben poco da spartire. Non credo di essere nostalgico se scrivo che la musica rock sparata a 150 decibel, i servizi interni d’ordine e la Polizia fuori dall’ingresso per controllare zaini e borsette siano lontani anni luce dallo spirito contradaiolo. Oggi prevale su tutto il business, il must del massimo profitto magari da destinare alla monta del “super” fantino di turno e in nome di ciò ben venga il massimo numero possibile di presenze, non importa di quale estrazione.
E allora è inevitabile avere fra di noi il gruppo di immigrati ubriachi piuttosto che di balordi strafatti impazienti di mostrare tatuaggi e arti marziali, assieme ad altre centinaia di persone irreprensibili da fuori che comunque vengono a mangiare e divertirsi come farebbero in qualsiasi sagra paesana o a qualsiasi Festa de l’Unità.
Ecco, in nome del business abbiamo completamente perduto la senesità e lo spirito d’interscambio di cultura contradaiola che era fondamento dell’idea della settimana gastronomica di tanti anni fa.
Le Contrade non possono pensare di continuare con servizi d’ordine e le forze di Polizia all’ingresso, né piangersi addosso per gli inevitabili accadimenti che nella problematica società di oggi sono direttamente conseguenti agli eccessi di chiunque paghi il biglietto senza possedere alcuna cultura di Contrada.
Occorre fare a mio avviso ben più d’un passo indietro e tornare a vivere le nostre feste titolari facendo prevalere la gioia dello stare insieme fra chi condivide la stessa cultura al rendiconto di cassa.
Carlo Nigi – Circolo SENA CIVITAS