La vicenda di Taverne d'Arbia richiede una riflessione
SIENA. Da Uniti per Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Riguardo a quanto successo a Taverne d’Arbia come prima cosa vogliamo fare le nostre congratulazioni alle Forze dell’Ordine per l’ottimo lavoro svolto. Ciò premesso intendiamo che sia inquadrato meglio il luogo nel quale si è svolta l’operazione in questione, visto che da numerosi articoli stampa pare che i due latitanti fossero nascosti in uno degli appartamenti gestiti da Siena Casa. A ciò si aggiunge che, come affermato nei resoconti della conferenza stampa tenutasi in Questura, i parenti fossero ben conosciuti dalle Forze dell’Ordine per svariati precedenti.
Noi non mettiamo in dubbio che vi siano dei criteri per accedere a tali agevolazioni, quali sono gli appartamenti in casa popolare, quello che risulta strano è che agli eventuali controlli, che dovrebbero essere fatti nel corso degli anni, non hanno avuto il seguito che avrebbero dovuto. Forse e ripetiamo forse, questi appartamenti essendo res publica poco importa come vengono gestiti, e nel caso succeda qualcosa di eclatante, come nel caso sopra citato, basta fare gli indignati e dire che verranno fatti controlli per poi lasciare tutto come prima senza scoperchiare l’enorme problema che c’è sotto.
Quello su cui vogliamo porre l’accento, non è tanto il caso in sé per quanto emblematico, ma vorremmo aprire una seria riflessione su tutto il mondo delle case popolari a Siena e capire come viene gestito il tutto”.