Continua il "caos calmo" della politica senese
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Spettatori solitari (a parte qualche frecciatina dei soliti sui sociali) di questa estate politica, ci ritroviamo a leggere qui e là notizie che riguardano Siena, sempre e comunque accompagnati da quell’amaro in bocca che non passa neppure mentre sorseggiamo una rinfrescante bibita alla frutta.
Sebbene tutti si affannino nel chiarire che la campagna elettorale avrà inizio solo a fine estate (dopo aver archiviato l’ultimo Palio dell’anno), lo scenario politico continua a muoversi non senza qualche sorpresa. Al centro del turbine, ovviamente e tanto per non perdere l’abitudine, resta il Pd locale. Un partito che appare ormai senza capo né coda, dilaniato da fazioni interne e da un individualismo neppure supportato dalla competenza o dalla capacità di determinare un reale cambio di passo. Troppo bello e facile vivacchiare come fatto fino ad oggi: discutere sulle nomine, aggrapparsi al potere fino ad oggi esercitato, legarsi a persone di pari potere e gestire l’ordinaria amministrazione facendo finta che nulla, nel frattempo, sia cambiato.
Cambiare tutto, stravolgere le regole e magari affrontare a viso aperto la questione morale e, con essa, i reali problemi della città, pare decisamente troppo. E così non possiamo che registrare la nuova “uscita” di Stefano Scaramelli, fatta davanti ad un parterre renzianissimo, a chiusura della Festa de L’Unità di Chiusi. A riportare parte del suo intervento è stato Leonardo Mattioli sul suo centritalianews.it. Primo: in Regione gli equilibri sono cambiati; è possibile che cambi anche qualche componente della Giunta. Secondo: a Siena il tempo di Valentini è finito. Ha sbagliato l’azione soprattutto su Mps e quindi deve lasciare spazio ad altri più capaci. A qualcuno che sia marcatamente renziano e scaramelliano. Magari proprio a Scaramelli. O magari no. Magari Scaramelli punta sempre ad un ruolo più significativo in Regione.
Intanto pare comincino a circolare i nomi della corrente scaramelliana per gli incarichi interni al partito. I nomi più accreditati sono quelli di Ivano Da Frassini alla segreteria dell’Unione Comunale di Siena e di Juri Bettolini, sindaco di Chiusi, a capo della segreteria provinciale del partito. Una cosa, per il momento, è certa. La capogruppo dimissionaria Carolina Persi resta dimissionaria e nessuno prenderà il suo posto. L’incontro che doveva tenersi lunedì scorso con il gruppo consiliare Pd, alla presenza del segretario comunale, Alessandro Masi, e del vicesegretario regionale Antonio Mazzeo, è saltato. Posizioni inconciliabili, così è stato riferito dalla stessa Persi e da Masi.
C’è chi giura che questa ennesima bagarre nasca tutta all’ombra del nuovo piano di lottizzazione di Pian delle Fornaci. Simone Vigni potrebbe essere insignito della medaglia “conflitto di interessi” per essere tra i protagonisti di questo progetto e, allo stesso tempo, occuparsi di urbanistica all’interno dell’amministrazione pubblica; Carolina Persi, d’altro canto, pare stia proprio lì di casa.
Da questo conflitto personale, oltre che dalla diversa corrente piddiina che li contraddistingue, sarebbe nato tutto il resto, reso ancora più insanabile dalla posizione assunta dai tre consiglieri Pd, Gianni Porcellotti, Stefania Bufalini e Federico Nesi che hanno preso una chiara posizione di distanza da queste schermaglie personalistiche annunciando, anticipatamente, di non voler partecipare all’incontro con Masi e Mazzeo. I tre si sono dichiarati indisponibili a proseguire seguendo schemi di vecchio stampo ma comunque fermi a tenere fede al mandato ricevuto dai cittadini. E pensare che, proprio questi consiglieri erano tra i sostenitori della prima ora di Bruno Valentini… oggi li troviamo su posizioni critiche nei confronti del sindaco. Proprio come la compagine di Siena Attiva, fulcro e spinta della candidatura di Valentini nel 2013. Ma il sindaco Valentini non si accorge che la gran parte di chi lo sosteneva con entusiasmo gli ha girato le spalle e regge per pura necessità, non certo per fiducia. Lui trova la forza per dire che Siena ha superato meglio di altre città la crisi, senza neppure domandarsi come mai, semplicemente beandosi della classifica. Eppure basta fermarsi a chiacchierare in centro per comprendere che se Siena ha fino ad oggi retto la crisi si deve ai dipendenti del Monte (magari quelli già in pensione) alle case affittate agli studenti universitari e per poche altre secondarie ragioni.
Lui non se ne cura, ovviamente, e va avanti rispondendo (anche piccato) alle esternazioni di Scaramelli circa la fine del suo mandato amministrativo. “La classe dirigente deve essere scelta dai cittadini – ha detto Valentini ai microfoni di SienaTV -. Scaramelli poteva avere un ruolo quando era membro della direzione nazionale, ora è un consigliere regionale, super pagato con meno responsabilità di qualsiasi altro sindaco. Pensi a fare quello, io non ho bisogno di rapportarmi con lui sulle nomine o il potere. Io voglio misurarmi con lui solo su quanto fatto in questi anni per far ripartire questa città”. Interessanti queste parole, soprattutto alla luce dell’operato del sindaco, che è così aperto al confronto che non condivide i suoi progetti neppure con tutti i membri della Giunta! Ma una cosa è assolutamente inconfutabile: sono i cittadini che scelgono i loro rappresentanti… nella rosa dei nomi scelti dai partiti o dalle associazioni civiche!
Nomi di altri candidati? Neppure l’ombra, Pierluigi Piccini a parte. Si dovrà aspettare settembre. Magari, per il Pd, anche ottobre, ovvero dopo i congressi.
Intanto si rincorrono voci circa assembramenti di forze: quello che interessa adesso, prima ancora del candidato, sono le alleanze. Cresce l’Unione Popolare Senese, nata dal volere di Eugenio Neri e di Laura Vigni, subito sostenuta dal lavoro spesso contiguo dei consiglieri comunali Ernesto Campanini e Giuseppe Giordano. Pare che questo schieramento sia riuscito a far convergere figure con storia politica e credo piuttosto divergenti ma, evidentemente, pronti a mettere da parte le differenze, puntando sull’intento comune.
Ma ci sono movimenti anche tra Riformisti, Siena Futura ed eventuali forze di sinistra al momento prive di alleati. Nessun accordo certo, solo approcci. Così come solo di approcci si parla nel centrodestra. La Lega Nord sarebbe la naturale alleata dei forzisti ma, a Siena, la precarietà del partito è stata segnata da tutte le epurazioni volute dal movimento regionale. Nulla del lavoro fatto resta. Ci sarebbe da ripartire daccapo, con esiti che non si possono neppure sperare incoraggianti.
Il nocciolo della questione resta sempre Siena, intesa come comunità, come individui capaci di rendersi gruppo e magari di avanzare idee e proposte per superare la crisi che solo il sindaco attualmente in carica non vede. Tante le associaizoni nate negli ultimi tempi per dare voce a chi non si sente rappresentato dai partiti esistenti. Molte sono solo specchietti per le allodole, utili per gettare fumo negli occhi e per offrire un palco ad ambiziosi personaggi; altre sono di maggiore presa, nate in maniera più spontanea ma prive, al momento, di figure di spicco e di audacia.
Saranno capaci i senesi, dopo tutto questo subire, di disegnarsi un qualche futuro fuori dalle linee tracciate dai soliti noti? Sapranno riprendersi un potere che gli è stato tolto (o che si sono fatti togliere)), rimettendoci poi oltre il previsto? Sapranno pronunciare un sano “no” a chi a parole gli prometterà un cambiamendo stando seduto sempre sulla stessa sedia da anni?
Lo scopriremo presto. Intanto restiamo qui, spettatori solitari in un teatrino di maschere logore e di tristi comici, aspettando che qualcuno accenda le luci in sala.