CasaPound e Forza Nuova: cosa succede se l’istinto soffoca l’intelligenza (o vice-versa)
di Mauro Aurigi
SIENA. Mi accorgo solo ora che un mio intervento, relativo alle polemiche scoppiate per la ricorrenza del 25 aprile e apparso il 2 maggio su queste pagine, ha meritato un lungo commento (vedi qui) da parte di un non meglio identificato Alessandro Dolci che, visto il contenuto, immagino sia esponente di CasaPound o Forza Nuova. Questi sparuti gruppuscoli erano stati indicati come provocatori para-fascisti dalla sedicente sinistra, la quale disinvoltamente trascurava, come invece il sottoscritto sosteneva, che rigurgiti fascisti ben più pericolosi (nel senso di tutto il potere al “capo”) la sedicente sinistra ce li aveva in casa propria e che solo la volontà popolare li aveva sconfitti sommergendoli di “NO” al referendum del 4 dicembre u.s.
QUANDO L’ITALIA ACCOLTELLO’ ALLE SPALLE LA FRANCIA
Non ho mai il modo né la voglia di interloquire con simili personaggi, ma il contenuto del commento del Dolci mi dà l’agio di illustrare un aspetto della “dottrina” politica che sta sotto gli occhi di tutti ma che non tutti vedono.
Tanto per cominciare il Dolci ci illumina sulla “bontà” del grande capo, dell’uomo della provvidenza, del salvator patriae, limitandosi, senza preamboli né conclusioni, a un solo titolo, “LEGGI SOCIALI DEL FASCISMO,” seguito da un lungo elenco di provvedimenti mussoliniani a partire dalla “Tutela del lavoro di donne e fanciulli” del 1923 fino alla “Socializzazione delle imprese” del 1944 passando per INAIL, INPS, Assegni familiari, INAM, Riduzione del lavoro a 40 ore settimanali ecc. ecc.
Ecco, magari il quadro era più completo se metteva in conto anche le persecuzioni, le torture e gli omicidi degli oppositori e magari anche i 600mila Italiani ammazzati dal nemico (i morti del nemico ammazzati dagli Italiani non vengono mai contati) nelle tre guerre, tutte d’aggressione: Spagna, Abissinia e 2.a guerra mondiale. Particolarmente ripugnante fu l’aggressione a tradimento alla Francia non appena fu messa in ginocchio dai nazisti e che fu così commentata dal presidente USA Roosevelt: «Oggi, 10 giugno 1940, la mano che teneva il pugnale lo ha calato nella schiena del vicino».
ANALOGIE: FEUDALESIMO, NAZI-FASCISMO, BOLSCEVISMO, MAFIA
Comunque non diversamente da Mussolini si sono comportati tutti i despoti e dittatori della storia e dell’attualità: una lunga serie di atti paternalistici e un’altrettanto lunga serie di persecuzioni e atrocità, con il popolo non attore e neanche spettatore, ma percepito (e disprezzato) come plebe, ossia come massa di esseri “minus habentes”, incapaci, immaturi, infantili, neghittosi e infidi, assolutamente bisognosi, per sopravvivere, di essere guidati dalla mano del “buon padre della patria”, mano che la propaganda descriveva rigorosa e severa, sì, ma anche “amorevole”. Insomma il popolo ridotto a “grande bischero”.
Dolci non lo sa, ma una parte di ragione lui ce l’ha. L’uomo è un animale sociale, anzi sta al vertice evolutivo di tutti i mammiferi sociali. I quali hanno in comune, tutti, una regola ferrea, istintiva, incistata nel DNA: la costruzione di una società “verticale”, ossia rigidamente gerarchica con a capo il maschio alfa (e magari anche la femmina beta) e sotto a cascata tutti i livelli: ognuno al proprio livello deve obbedienza al suo diretto superiore, ma in compenso ha diritto all’obbedienza da parte del suo diretto inferiore. E’ la logica del feudalesimo ed anche del nazismo, fascismo, bolscevismo e di tutti i sistemi gerarchici, mafia compresa. E siccome tra gli animali sociali l’uomo è il più evoluto, è anche quello che realizza una società gerarchizzata più compiuta e solida. Come si capisce facilmente questo istinto così evoluto genera conflitti per la supremazia sempre durissimi e quasi sempre cruenti, a volte devastanti come una pestilenza: le guerre. Il fenomeno lo si conosce da almeno 12.000 anni ossia da quando finisce la preistoria e comincia la Storia perché l’uomo, grazie alla scoperta dell’agricoltura, non solo da nomade diventa stanziale ma scopre anche la scrittura.
L’INTELLIGENZA CHE VIOLENTA IL NOSTRO DNA
Ma l’uomo è anche la specie che più di ogni altra ha evoluto il cervello, grazie al quale almeno tre volte nella storia gli è riuscito di violentare il proprio DNA e quindi di smontare la rigorosa, istintiva struttura gerarchizzata di cui sopra: 2500 anni fa la “democrazia greca”, 1000 anni fa la “libertas” comunale italiana e a partire da 200/250 anni fa l’Occidente attuale. E comunque in tutti e tre i casi la vittoria dell’intelligenza sull’istinto è stata effimera: sono bastati 4 o 5 secoli perché, dopo un lungo declino, si tornasse, alla “normalità” (il declino dell’Occidente è già iniziato). Evidentemente il cervello dell’uomo non si è evoluto abbastanza oppure sono troppi quelli ai quali il cervello non sì è sviluppato affatto, perché è universalmente noto che sono bastati quei pochi episodi e quei pochi secoli perché ogni volta l’umanità facesse un prodigioso balzo in avanti in termini di conoscenza, di scienza, di arte e di prosperità, in sintesi: di civiltà.
Eppure non c’è bisogno di fare grandi sforzi: basta un’occhiata alla storia e all’attualità per capire che quanto più l’intelligenza riesce a violentare il DNA – ossia quanto più alti sono i livelli di democrazia – tanto più alto è il livello della qualità della vita dell’intera popolazione. Mentre quanto più la società è organizzata verticalmente e gerarchicamente con un capo dotato di tutti i poteri, tanto più il popolo soffre nell’indigenza e nell’ignoranza.
E questo è quello che Dolci e neanche Renzi potranno mai capire. La democrazia (tutto il potere al popolo) è frutto dell’intelligenza, la tirannia (tutto il potere in poche o due sole mani) è frutto della parte bestiale del nostro DNA, così come era bestiale quel regime di cui Dolci ci ha cantato le lodi e come sono bestiali tutti i regimi personali della storia e dell’attualità.
DOVE I POLITICI CONTANO TUTTO E IL POPOLO NON COMTA NIENTE
Non voglio convincere il signor Dolci (né io né lui, comunque, possiamo opporci al processo della Storia), ma una cosa è certa. L’Occidente ha il primato nel pianeta in termini di civiltà e benessere solo perché ha livelli di democrazia più alti del resto del mondo. Si tratta di quella che io chiamo mortificazione del capo. Ci riflettano il Dolci e quelli come lui: si domandino perché dei paesi ritenuti più civili del mondo (Danimarca, Svezia, Olanda, Finlandia ecc.) nessuno conosca il nome del capo dello stato o del governo. E chi conosce il nome di un solo politico della Svizzera, il paese che ci è più vicino di ogni altro, con cui abbiamo in comune la massima parte del confine territoriale e anche una parte del popolo e che è l’unico al mondo che abbia l’italiano come lingua ufficiale ed è anche il paese più povero di risorse dell’Europa, ma ci vive il popolo più ricco e civile del pianeta perché è anche il più democratico del mondo? No, non si conoscono i politici di paesi resi famosi per il loro livello di civiltà e ricchezza, perché là i politici non contano niente mentre il popolo conta tutto. Al contrario, conosciamo sempre il nome dei governanti di paesi anche lontanissimi da noi, dove i popoli, sempre miserevoli, non contano niente e il capo conta tutto. Vedi la Corea del Nord o Cuba o la Bielorussia o il Kasakistan. Bene, nell’Occidente evoluto e prospero non c’è un solo paese che abbia un regime politico uguale o simile a quello mussoliniano che Dolci venera. Al contrario nel resto del mondo, dove dominano miseria e ignoranza, non c’è un solo regime democratico, ma ovunque vigono regimi, sempre più o meno brutali e orientati a “un uomo solo al comando”, proprio come sognano i nostalgici di Mussolini.
DANTE SAPEVA GIA’ TUTTO
Basti pensare che i migranti (economici o rifugiati non importa) che tanto preoccupano le frange della destra estrema, fuggono tutti da paesi governati come quelle frange vorrebbero fosse governata l’Italia: da un uomo solo o da pochi, purché voraci e violenti. Certo schierarsi con l’istinto bestiale che batte l’intelligenza e postula la tirannia (con tutto il suo tragico fardello di miseria e disperazione), contro l’intelligenza che invece sconfiggendo l’istinto bestiale postula la democrazia senza capi (e quindi civiltà e prosperità) non è un buon biglietto da visita.
Forse già pensava a loro Padre Dante quando sentenziò: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.