SIENA. Mentre Padoan dice di voler mettere fretta alla CE, mentre Brunetta di preoccupa, mentre il governo “regala” sgravi fiscali alle banche in crisi (per Mps sarebbero quasi 900 milioni), pare non trovare una definizione certa il piano per il “salvataggio” del Monte dei Paschi. I problemi sarebbero ancora i famosi Npl ed il reale numero di esuberi, per non parlare dell’importo definitivo della ricapitalizzazione precauzionale per Mps, che continua a crescere. E i danni pure. Anche se Mps dichiara nella trimestrale di aver bloccato l’emorragia, è pur vero che la sospensione dalla Borsa non è un buon segnale per la reputazione della banca. Che alla fine si rivela un costo a tutti gli effetti. E il sistema bancario italiano non ci guadagna…
Dal decreto del dicembre 2016 con cui il governo dichiarava la propria disponibilità (con 20 miliardi) ad intervenire in soccorso delle banche in crisi sono passate tante settimane, che non fanno pensare ad un intenso lavoro tra Italia e Ce per trovare una soluzione che accontenti anche la Bce. La fine di maggio sarà una data “papabile” per arrivare alla fine della vexata quaestio? Si spera, ma non è detto.
Ammettendo che si arrivi in tempi rapidi ad una soluzione, alla riammissione in Borsa (con valutazioni forzosamente inferiori al passato) e al rimborso per i risparmiatori retail che rinunciano ad azioni giudiziarie nei confronti della banca con un meccanismo previsto dal decreto, che futuro potrà avere il Monte dei Paschi? Si dice che più soldi si mettono sul piatto della bilancia, meno saranno gli Npl da dover cedere. Il denaro fresco dato dalla ricapitalizzazione precauzionale, poi, garantisce la sicurezza di una banca che, comunque, secondo il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce Nouy, “è solvibile”. E gli incagli potranno essere ceduti secondo un piano di smaltimento programmato. Inoltre, In questi giorni torna di attualità il Fondo Atlante, che ha trattative aperte con alcune banche, come Creval, per rilevare parte dei crediti deteriorati.
Quindi le cose sono di nuovo cambiate, rispetto a dicembre, e la linea dura europea sembra essersi ammorbidita. Per Mps ci saranno, dunque, speranze maggiori?
E che futuro avrà l’occupazione? Le cosiddette “risorse umane” (dietro cui si celano persone con una precisa identità, con famiglie da mantenere, mutui da pagare eccetera eccetera) saranno ancora una volta le vittime sacrificali da offrire al Moloc europeo in cambio della certezza che Mps continuerà ad esistere? Ogni giorno che passa sembra che il loro numero sia destinato ad aumentare: voci recenti parlano di esuberi fino a 6mila dipendenti, spalmati in cinque anni.