SIENA. “Dopo una lunga e seria discussione, abbiamo approvato una legge di civiltà. Con il biotestamento si garantisce a ogni cittadino il diritto di poter decidere, qualora si trovasse in condizioni di salute irreversibili, o improvvisamente, o in conseguenza di malattia, di rifiutare quelle prestazioni sanitarie non più utili a curare, ma solo a prolungare uno stato di agonia. Una decisione presa in fase di piena lucidità e possesso delle proprie facoltà, ma consegnata con strumenti ben definiti, al contesto di fiducia della persona stessa, i propri cari, i medici di fiducia. Uno Stato civile e laico ha il dovere di lasciare alle persone, alle loro famiglie e ai medici che hanno seguito le malattie e le cure, l’ambito in cui poter esercitare il diritto di scegliere come affrontare le ultime fasi della vita”. Così Susanna Cenni, deputata del Pd, commenta il via libera di ieri, giovedì 20 aprile, della Camera al testo sul cosiddetto “biotestamento”. Il ddl ora andrà al Senato per poi tornare a Montecitorio per l’approvazione definitiva.
“Il testo sul ‘fine vita’ – continua Cenni – è una buona sintesi che punta a ottimizzare la relazione tra il medico e il paziente. L’obiettivo è quello di dare libertà ad ognuno nel rispetto di quel principio di ‘appropriatezza della cura’, maggiori garanzie al personale sanitario cercando, al contempo, di garantire quel diritto alla vita, all’autodeterminazione e alla salute che sono principi al centro della nostra Costituzione. Abbiamo trovato un giusto equilibrio in nome dell’idea laica dello Stato: la legge che compone un quadro capace di fermarsi sulla soglia delle scelte personali che riguardano il proprio corpo, la propria vita, la propria etica individuale. E’ una legge di libertà e di buon senso, che non introduce, come qualcuno strumentalmente continua a dire, sbagliando, l’eutanasia o la morte per sete e per fame. Non è così, anche se le vicende che abbiamo conosciuto in queste settimane e che hanno visto alcuni cittadini recarsi all’estero per concludere la propria agonia, ci consegnano riflessioni, almeno secondo il mio parere, importanti. Noi però oggi facciamo una scelta che non entra in quella sfera e che non ha nulla di eutanasico. Con la norma sul fine vita, e sulla Dat l’Italia è un Paese più laico, più civile. Non resta che procedere alla sua approvazione in tempi certi anche al Senato”.
“Ci sono voluti un anno di discussione in Parlamento e molti altri di confronto, anche aspro, nel Paese. Ma ora ci avviciniamo, finalmente, ad avere una legge definitiva sul ‘fine vita’ e questa è una buona notizia per tutti. Oggi l’Italia è un luogo un poco più laico e forse umanamente piú giusto”, commenta Luigi Dallai.
“Il ddl che abbiamo approvato – continua Dallai – è una buona sintesi tra il diritto all’autodeterminazione e quello alla salute. Il compromesso nella relazione tra il medico e il paziente è al rialzo, con maggiori garanzie per gli operatori sanitari e il rispetto del sacrosanto diritto di ogni cittadino di decidere sul trattamento sanitario, anche qualora si verificasse l’incapacità di intendere e di volere. Il consenso informato è il concetto chiave della legge intorno al quale convergono e trovano un punto di equilibrio alcuni principi costituzionali come quello del diritto alla vita, dell’autodeterminazione e della salute. Una buona legge, mite direi, che non apre né all’eutanasia né al suicidio assistito come temuto e talora propagandato da chi vi si è opposto. L’augurio è che sia un’altra pietra per costruire un’Italia più giusta e ancorata ai principi della laicità”.