
di Silvana Biasutti
SIENA. Bisogna essere ottimisti – e io in fondo lo sono – per esprimere auguri, di questi tempi. Ma voglio avere fiducia nel Natale prossimo venturo: un’ennesima guerra non sarà scoppiata, alcuni politici si saranno ritirati in convento (a meditare e a espiare), gli altri smetteranno di mentire e trafficare; gli imprenditori smetteranno di scrivere verità molto approssimative sulle etichette e le olive e il grano duro italiani saranno sempre esclusivamente tali. Questo è l’augurio di base per il prossimo Natale.
Passando alla Santa Pasqua, però, non si può che essere delusi e anche un po’ arrabbiati.
Mentre bevo un salutare tè verde, pensando che aprile è il più crudele dei mesi (“genera lillà da terra morta, confondendo memoria e desiderio…” Thomas Stearns Eliot / Terra desolata), dopo aver visto e toccato il verde struggente di questi paesaggi incompresi, durante la camminata mattutina, mi avvio a pagare la bolletta del telefono.
Chiamo prima il 187, per conoscere importo e scadenza della prossima bolletta. Mi dicono che non lo sanno ancora, perché ci saranno cambiamenti. Quali? È presto detto: alla mia osservazione che in effetti le bollette non possono avere scadenze ogni quattro settimane anziché ogni mese, la voce femminile mi risponde che infatti le prossime bollette cadranno ogni otto settimane e che tutti i gestori useranno la stessa modalità. Capisco che è inutile sottolineare che quattro e otto settimane dovrebbero essere invece un mese o due mesi. Immagino che sia anche inutile spiegare ai soloni che governano (?) questo paese che lasciando i fornitori di servizi (privatizzati, per aumentare la concorrenza e favorire il cittadino) liberi di praticare queste scorrerie nell’economia domestica degli utenti, non possono poi chiedersi come mai il pil non cresce. Il pil non crescerà, ma i benefit per i manager delle ex-aziende pubbliche invece sì.
La rassegnazione non è il mio forte, ma la giornata deve pur andare avanti. Stasera vorrei partecipare a una riunione a Montenero, dove si parlerà dell’imminente costruzione di una centrale geotermica. Come dire che la mitica moratoria del presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, dopo le elezioni – lasciando passare un po’ di tempo, così quei caproni di cittadini si dimenticano – è divenuta carta straccia. Caro presidente è inutile che lei torni a cantarci le bellezze di questo paesaggio: ne riparliamo quando vedremo l’imbellimento della sua centrale. Immagino che qualche politicus autenticus stasera ci racconterà che ci sono dei vantaggi per tutti: posti di lavoro … mah . Chissà se per Natale qualcuno avrà avuto un’illuminazione, magari cadendo da cavallo sulla via dell’Amiata?
La sosta caffè – dopo il tè verde, per non sentirmi new age bevo sempre un caffè e per non sentirmi troppo italiana gli metto un goccio di latte – mi regala una notizia di quelle che, se sono vere, ti fanno capire che siamo avviati alla fine del mondo, perlomeno alla fine del mondo civile come ci immaginavamo che fosse. Infatti il giovane con cui divido la pausa caffè è il fratello di un altro giovane che è stato assunto da un’azienda agricola tra le più smaglianti della zona. Ma è una splendidissima notizia, no? Non proprio, perché l’assunzione è a tempo indeterminato, ma contempla una clausola per cui usando un mezzo aziendale (tra l’altro assai costoso) nel caso questo si danneggiasse, il lavoratore deve rifondere i danni all’azienda (ma un’assicurazione kasko?).
Che dire: queste notizie non mi sembrano in sintonia con la Pasqua, la cui liturgia sarebbe quella della Resurrezione. Allora vi auguro Buon Natale.