Lavoratori e sindacati: “Rischio caos”
SIENA. E’ importante che gli imprenditori locali che per più di 150 anni hanno contribuito alla realizzazione e al mantenimento della Camera di Commercio di Siena sappiano che la “loro casa delle imprese” è oggetto di un “piano di razionalizzazione” gestito da Unioncamere Nazionale, a Roma. Dato che è palese che tra le problematiche che si trovano ad affrontare le imprese non ci sono le locali Camere di Commercio, ma la pressione fiscale, le difficoltà di accesso al credito, le complicazioni fiscali con boom di adempimenti, le carenze infrastrutturali, la lentezza dei tempi della giustizia, lo stillicidio di obblighi, corsi, patentini ecc… perché allora mettere le mani sulle Camere di Commercio?
Perché questo è il frutto del “colpo di coda” del Governo Renzi che con il Decreto Legislativo n. 219 del 25 novembre 2016 ha stabilito di dare “attuazione della delega di cui all’articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio…”. Addirittura l’accanimento del Governo Renzi nei confronti del sistema camerale era iniziato con una misura urgente, un decreto-legge del giugno 2014. L’allora Presidente del Consiglio, appena insediato nel 2014, pensò bene di annunciare l’abolizione delle Camere di Commercio. Perché? Intendeva sostituirle con speciali agenzie per gestire tutti i rapporti burocratici fra strutture pubbliche e imprese.
L’attenzione nei confronti delle locali Camere di Commercio da parte di Unioncamere Nazionale – ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale e al quale la Camera di Commercio di Siena versa come quota associativa 2017 85.000 euro – si palesò nel lontano 29 ottobre 2012 con la 136a Assemblea dei Presidenti a Venezia, dove si parlò de “Il futuro delle Camere di Commercio al servizio delle imprese”. Oggi Unioncamere ha il compito di elaborare e poi di trasmettere, entro l’8 Giugno 2017, una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali comprensiva del piano di razionalizzazione delle sedi al Ministero dello Sviluppo Economico con l’obiettivo di riduzione delle Camere di Commercio fino ad un massimo di 60 enti per accorpamento. A sua volta il Ministero dello Sviluppo Economico provvederà ad emanare, entro 60 giorni (indicativamente entro l’8 Agosto 2017) il decreto con l’istituzione delle nuove Camere di commercio.
I lavoratori e i sindacati sono in allarme per il piano di ‘ottimizzazione organizzativa’, perché già si sono persi diversi posti di lavoro riconducibili al sistema che ruota intorno alle Camere di Commercio. E soprattutto perché intravedono un ‘rischio caos’: ad oggi sono pendenti 4 ricorsi presentati alla Corte Costituzionale per questione di legittimità costituzionale del decreto legislativo n. 219 del 25 novembre 2016 più volte citato (da parte delle Regioni Lombardia, Toscana, Puglia e Liguria) e sarà anche interessante capire come sarà rispettata la clausola di invarianza finanziaria prevista nel Decreto che precisa che dall’attuazione delle disposizioni non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e che le amministrazioni interessate devono provvedere agli adempimenti previsti con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
Un posto di lavoro perso, nell’ambito del sistema camerale, è un maggiore onere per la finanza pubblica. Qualche esempio: “Pistoia Promuove chiude i battenti. Non una scelta ma un obbligo. L’unico dipendente è stato licenziato” (notizia dell’11 maggio 2016); “Promo Siena è in difficoltà, dipendenti con orario ridotto e in cassa integrazione” (notizia del 4 febbraio 2015). In sintesi, si può benissimo affermare che la politica decide in senso opposto rispetto a quello che annuncia, intervenendo dove le cose funzionano e tradendo clamorosamente le attese di milioni di imprenditori.
RSU Camera di Commercio di Siena e FP CGIL, FP CISL, UIL FPL Siena