SIENA. Marcello Flores d’Arcais, assessore alla cultura del Comune, oggi (20 settembre) alle ore 18,30, nella Sala del Risorgimento di Palazzo Comunale, presenterà il programma per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Subito dopo il Prof. Tommaso Detti, direttore del Dipartimento di Storia dell’Università di Siena, interverrà su Risorgimento e Storia d’Italia. Non una lezione accademica, bensì una conversazione su quel 20 settembre 1870 quando i bersaglieri entrando a Roma dalla famosa breccia aperta vicino a Porta Pia, decretando la fine del potere temporale della Chiesa e il compimento dell’unità d’Italia. Detti spiegherà perché dopo la spedizione dei Mille si dovettero aspettare ben 9 anni per il riconoscimento ufficiale di Roma capitale del nuovo regno, i rapporti politici tra Cavour e Pio IX, e << l'opposizione del potere più capillarmente radicato nella società italiana, quello religioso e culturale della Chiesa cattolica, che aggravò – come ha anticipato il professore – la ristrettezza delle basi sociali dello Stato liberale, condizionando pesantemente tutta la sua storia successiva>>.
Nel suo intervento potremo rintracciare la genesi dei patrioti italiani, di come il movimento per l’unità nazionale acquistò consistenza, alimentato, anche, dal mito di un Risorgimento di matrice romantica. Una marca che caratterizzerà, inoltre, l’arte italiana di quel periodo, come la musica scritta da Giuseppe Verdi, considerata, univocamente, come elemento identitario all’interno del linguaggio universale del ‘bel canto’.
Per questo il concerto Le note del Risorgimento italiano, alle 21,15 (sempre ad ingresso libero come la conversazione storica), al Teatro dei Rinnovati. Sul palcoscenico, insieme al soprano Cristina Ferri, il baritono Brian Nickel e il tenore Altero Mensi, accompagnati al pianoforte dal M° Fabrizio Corona, per interpretare le più belle pagine di Verdi. Opere che, un secolo e mezzo fa, ebbero la magia di trasformarsi in manifestazioni di patriottismo. Nella sua musica e nei libretti, che danno fisicità alle note, il melodramma è carico degli stessi roboanti suoni, lacrime e dolore di un campo di battaglia. “Un musicista con l’elmo in testa” lo definiva sprezzante Rossini. Nonostante questo il celebre brano “Va pensiero” dette corpo, sangue, muscoli e sogni al popolo italiano, che alla sua intonazione sventolava bandierine con il tricolore davanti agli ufficiali austriaci gridando: “Viva Verdi”. Un acronimo, abilmente giocato sul nome del compositore, con il quale gli italiani incitavano Vittorio Emanuele Re d’Italia a cacciare il nemico invasore.
Con il programma delle celebrazioni, quindi, lo stimolo per una riflessione approfondita, che, per Detti, dovrebbe iniziare con una <<riappropriazione critica del nostro passato, del senso di Stato e di identità nazionale>>, così da ostacolare l’autoreferenzialità acquisita sempre più dalla politica.
Nel suo intervento potremo rintracciare la genesi dei patrioti italiani, di come il movimento per l’unità nazionale acquistò consistenza, alimentato, anche, dal mito di un Risorgimento di matrice romantica. Una marca che caratterizzerà, inoltre, l’arte italiana di quel periodo, come la musica scritta da Giuseppe Verdi, considerata, univocamente, come elemento identitario all’interno del linguaggio universale del ‘bel canto’.
Per questo il concerto Le note del Risorgimento italiano, alle 21,15 (sempre ad ingresso libero come la conversazione storica), al Teatro dei Rinnovati. Sul palcoscenico, insieme al soprano Cristina Ferri, il baritono Brian Nickel e il tenore Altero Mensi, accompagnati al pianoforte dal M° Fabrizio Corona, per interpretare le più belle pagine di Verdi. Opere che, un secolo e mezzo fa, ebbero la magia di trasformarsi in manifestazioni di patriottismo. Nella sua musica e nei libretti, che danno fisicità alle note, il melodramma è carico degli stessi roboanti suoni, lacrime e dolore di un campo di battaglia. “Un musicista con l’elmo in testa” lo definiva sprezzante Rossini. Nonostante questo il celebre brano “Va pensiero” dette corpo, sangue, muscoli e sogni al popolo italiano, che alla sua intonazione sventolava bandierine con il tricolore davanti agli ufficiali austriaci gridando: “Viva Verdi”. Un acronimo, abilmente giocato sul nome del compositore, con il quale gli italiani incitavano Vittorio Emanuele Re d’Italia a cacciare il nemico invasore.
Con il programma delle celebrazioni, quindi, lo stimolo per una riflessione approfondita, che, per Detti, dovrebbe iniziare con una <<riappropriazione critica del nostro passato, del senso di Stato e di identità nazionale>>, così da ostacolare l’autoreferenzialità acquisita sempre più dalla politica.