Quanto ci mancherà il Monte? Molto, se non si farà sistema
di Augusto Mattioli
SIENA. Se ne parla per il Corso, che, nonostante l’avvento dei social, resta ancora il luogo dove ci si incontra e CI si parla direttamente. Si parla della crisi di Mps, la cui sede storica è forse oggi il luogo tra i più fotografati della città. Ma si parla anche un territorio che non può fare più affidamento sulla banca, il cui futuro viene deciso lontano da Siena. Ora la città, la sua provincia, le istituzioni, la politica, quello che resta dei partiti, le associazioni di categorie economiche, quelle culturali ma anche la cosiddetta società civile, insomma, tutti devono imparare a pensare che l’epoca del “tanto ci penserà il Monte” è chiusa.
Per cui non sono pochi a dire per il Corso (ma non solo) che è il caso di trovare una strada comune per sfruttare le risorse che comunque a Siena e provincia ci sono. Facendo sistema, (per carità, non il “sistema Siena” del cosiddetto groviglio armonioso), nel senso di trovare tra chi lavora a Siena nelle varie attività economiche un punto di contatto comune, di collaborazione vera, senza egoismi o particolarismi. Insomma pensare a strategie di lungo termine nei vari settori di attività.
Vogliamo fare un breve elenco di ciò che abbiamo ora? La Fondazione (Mps?), la Fises, la Cras, ChiantiBanca, il Microcredito di Solidarietà, le università, il turismo non limitato solo al capoluogo (la città infatti deve abbandonare l’atteggiamento di sufficienza nei confronti della provincia), le varie attivita sportive, i musei, i vini di qualità, aziende come la Gsk, multinazionale che ha però a Siena solidi interessi e radici che vengono alla vecchia Sclavo, le attività delle terme e via dicendo.
Il problema è come iniziare a lavorare finita l’epoca di Babbo Monte. Chi deve prendere l’iniziativa per ricostruire. Qualche mese fa l’università organizzò una giornata di discussione su vari temi che interessavano il nostro territorio… Sarà il caso di riprendere il discorso?