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SIENA. Nel 60% di No ci stanno tanti no diversi, in parte si intrecciano e in parte no, com’è normale nei referendum.
C’è un no “costituzionale”, di chi era contrario a modifiche arbitrarie e a colpi di maggioranza della Carta fondamentale che tiene insieme una comunità.
C’è un no “sociale”, di quelle tante persone, specie i giovani, che stanno male, che sulla pelle soffrono l’assenza di futuro e l’hanno voluto dire senza mezzi termini.
C’è un no “politico”, di coloro che hanno inteso bocciare la politica di Renzi con motivazioni anche assai diverse tra loro.
C’è un no “di sentimento”, di quanti non sopportano l’insolenza e la prepotenza e vorrebbero governanti umili, competenti, leali nei quali empaticamente riconoscersi, con i quali stabilire una “connessione sentimentale”, avrebbe detto Gramsci.
L’esercizio del potere presuntuoso, dall’alto, che non migliora la vita delle persone, a Renzi è tornato indietro come un boomerang e a nulla sono valse tutte le pressioni possibili e talvolta indecorose e il sostegno dei media, delle organizzazioni padronali, dei centri d’influenza e dei poteri che hanno la pancia piena. La luna di miele dell’ex “rottamatore”, che era già finita, è diventata luna di fiele che ora può trasformarsi in colpi di coda a discapito dell’Italia.
Il 4 dicembre la Costituzione italiana è stata messa al riparo da scorribande e per la primavera sono convocati importanti referendum sociali promossi dalla Cgil.
Quel fondamentale mondo progressista che si è tenacemente impegnato per il no ed ha vinto, ora ha la grande responsabilità di interpretare le varie motivazioni e corrispondervi, sul piano politico, sociale, culturale. E’ il mondo grande di Anpi, Arci, Cgil, Libera, Giustizia e Libertà; dei Comitati del No e dei senza partito; degli studenti universitari e dei giovani che hanno votato no; delle parti politiche democratiche e di sinistra che si sono impegnate per il no. Tutti, in forme e ruoli diversi e costruttivi, hanno il compito non solo di non lasciare i dividendi a Salvini e Grillo, ma di costruire quotidianamente e con le persone, e non nel chiuso e tra pochi, una prospettiva politica utile e positiva per il nostro Paese, “un futuro in cui credere”.
Giuseppe Brogi – Sinistra Italiana – Toscana