Nella vicenda della "Rubettino" emerge un contratto editoriale di cui nessuno era a conoscenza
di Giovanni Grasso
SIENA. Con uno striscione intitolato «Le verità “nascoste”», un centinaio di dipendenti universitari, studenti e cittadini si sono recati nel pomeriggio di ieri (4 marzo) in corteo fino al Tribunale di Siena per sollecitare chiarezza e l’accertamento in tempi brevi delle responsabilità del dissesto dell’ateneo senese.
Nelle stesse ore, il Consiglio di Amministrazione dell’ateneo discuteva della delibera con la quale si chiede il formale riconoscimento del debito (26.210,00 EUR + 250,00 EUR di competenze legali) contratto nel 2006 da Maurizio Boldrini con Rubbettino Editore, per l’acquisto di <300 copie del libro in onore di Luigi Berlinguer. Di fronte alle resistenze di qualche consigliere, rettore e direttore amministrativo hanno fatto riferimento ad un contratto editoriale della cui esistenza nessuno dei presenti era informato. Ragion per cui è emersa la necessità del rinvio della delibera per un ulteriore approfondimento tecnico. Ci chiediamo:
1) Perché questo contratto editoriale non è stato indicato nella premessa della delibera e nell’allegata scheda tecnica?
2) Perché i consiglieri non sono stati informati della sua esistenza?
3) Perché spunta fuori proprio in questo momento e perché non è stato consegnato ai consiglieri nel corso della riunione?
Il Sen. Amato< dichiarò il 6 novembre 2010 che «a Siena non può ricrearsi quel sistema di potere che ha portato l’università allo sfascio generale e al discredito totale.» Può sembrare una dichiarazione esagerata, ma fatti come questi, i personaggi coinvolti, i numerosi debiti fuori bilancio, lo smantellamento delle nuovissime aule del San Niccolò, la composizione della commissione Statuto e, infine, la scoperta di una società privata nei locali dell’università inducono a dar ragione al senatore.