di Fabrizio Pinzuti
ARCIDOSSO. Alcuni organismi vegetali e animali hanno l’importante particolarità di costituire veri e propri indicatori biologici. E’ il caso dei muschi e dei licheni, utilizzati in Amiata per rilevare la presenza del mercurio; è il caso dei pesci, degli insetti, degli uccelli e di altre specie faunistiche la cui presenza e permanenza può fornire indicazioni importanti sullo stato di salute di un territorio. A tal proposito recentemente Riccardo Nardi, per 25 anni direttore dell’oasi Wwf di Bosco Rocconi e profondo conoscitore del territorio, nonché ornitologo di chiara fama, dall’osservazione delle specie di uccelli che popolano il monte Labro – situato di fronte all’Amiata e noto per aver visto la nascita e l’attività della comunità di Davide Lazzeretti – ha fatto suonare un campanello d’allarme.
«Già dall’anno scorso – spiega Nardi – i molti ornitologi che si recavano sul monte Labro si dicevano delusi dalla scarsa fauna presente. I visitatori provenienti dalle riserve naturali di Rocconi e Pescinello ci inviavano dei rapporti poco entusiasti sulle presenze ornitiche del sito. Quest’anno abbiamo voluto verificare e purtroppo la situazione si è dimostrata assai peggiore di quanto si temeva».
Per Nardi non si tratta di una diminuzione, ma di una «scomparsa totale di specie, dagli zigoli alle averle, dai culbianchi ai codirossoni». Anche di un rospetto, l’ululone dal ventre giallo, presente negli stagni, non c’è più traccia. «Visto così – prosegue Nardi – il monte Labro è sempre uguale a sé stesso. L’unico cambiamento non visibile, ma percettibile e misurabile, sta nella qualità dell’aria al cui peggioramento possono aver contribuito i vapori geotermici delle vicine centrali di Bagnore», con quella più potente di Bagnore 4 entrata in funzione negli ultimi mesi del 2014. Ovviamente quella di Nardi è un’ipotesi, che va a sommarsi a quella non meno fondata della relazione dell’aumento dei casi di tumore registrati nell’area amiatina con le emissioni e le conseguenze dell’attività geotermica sulla base di dati epidemiologici diffusi dall’ARS (Agenzia Regionale di Sanità). Scontata la replica dell’ENEL che sulle misurazioni proprie e quelle effettuate dall’ARPAT ribatte che “in Amiata la qualità dell’aria è decisamente eccellente … e le emissioni non superano il livello di attenzione sanitaria”.