I responsabili? Non identificati
SIENA. Martedì 12 luglio è andato in visione su LA7 il programma “In onda”, all’interno del quale è stato affrontato il caso Mps, introdotto dal titolo: “Terremoto MPS: risparmi a rischio?”. Del servizio faceva parte anche il resoconto di un incontro organizzato dalla gentilissima giornalista Cristina Scanu con alcune persone gravitanti, a vario titolo, intorno al mondo Monte, tra le quali la mia. I partecipanti hanno espresso varie tesi sul crollo della banca, non evidenziate nella trasmissione, che ha preferito concentrare la sua attenzione sui risvolti emotivi dei risparmiatori.
Il dibattito sulle vere cause della crisi del Monte è di fondamentale importanza in vista di una sua prossima e auspicabile ripresa. Ritengo utile pertanto offrire un mio piccolo contributo, augurandomi che anche gli altri intervenuti vogliano esprimere le loro considerazioni.
Io credo che occorra assolutamente andare fino in fondo nella ricerca della verità e nell’identificazione dei responsabili.
“Il sistema Siena è un groviglio armonioso di enti, associazioni e uomini che nel corso dei secoli, hanno dato a questa città importanti istituzioni: la banca, l’università, il palio”. Così si espresse il giornalista Stefano Bisi nel maggio del 2012, appena prima del diluvio senese.
Ma chi sono quegli “enti, associazioni e uomini” che, uniti fra loro, hanno dominato sul Monte e sulla Città? Sono numerosi e di varia natura, ma i campioni incontrastati sono due.
Il primo è il Pci/Pd, che da sempre a Siena governa tutte le istituzioni finanziarie e politiche e nomina i vertici del Monte. Lo conferma Gabriello Mancini, già presidente Pd della Fondazione Mps nell’interrogatorio reso come persona informata dei fatti nel corso dell’indagine Antonveneta: “Sono stato eletto presidente della deputazione generale. Devo dire che vi era un accordo. tra le istituzioni locali, sindaco nella persona di Maurizio Cenni e presidente della Provincia nella persona di Fabio Ceccherini. La mia nomina, come anche quella dell’avvocato Mussari alla presidenza della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionali”.
I nomi dei maggiorenti Pd, oltre quelli citati, che girano nelle carte sono quelli di Ceccuzzi, Alberto Monaci, Bassanini, Amato, D’Alema, Visco, Fassino, Bersani.
L’altra componente fondamentale del groviglio senese è un potere impercettibile ai più, ma potente e onnipresente come pochi altri: la Massoneria. Su quel mondo che vive nella e della segretezza non è facile trovare delle certezze, ma qualche traccia la si può comunque rinvenire. La Massoneria pare proprio che a Siena sia di casa e lì ha trovato il suo garante, nonché cantore del groviglio armonioso, nella persona di Stefano Bisi, nominato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Democratico, nel suo sito internet afferma: “Determinati intrecci massonici, dunque, rimangono per chi volesse comprendere il microcosmo Monte dei Paschi di Siena, le chiavi privilegiate di lettura e decodificazione di eventi e personaggi tutti accomunati dall’appartenenza ad ambienti latomistici (cioè massonici) o para-latomistici”.
Franco Bechis, su Libero del 25.01.2013, dopo aver affermato che “Il Pd è il Monte è il Monte è il Pd” sostiene che quando ancora esistevano il Pci e le sue varie trasformazioni e la Dc, sussisteva “nell’uno e nell’altro il partito trasversale per eccellenza, quello della massoneria. Poi si sono uniti tutti e sono diventati Pd. Il Pd del Monte”.
Sempre il Gran Maestro Magaldi afferma che “l’elenco di Massoni senesi, toscani e italiani del GOI (Grande Oriente d’Italia) che hanno avuto a che fare con l’MPS è lungo e interessante”.
Ugo Sposetti, il mitico tesoriere dei Ds, rilasciò il 7 febbraio 2013 un’intervista al Mondo in cui tra le altre cose affermò: “L’altro giorno Repubblica ha fatto un titolo su una mia intervista (‘Massoni e Opus Dei a Siena più potenti di noi”, ndr) che non rispecchia quello che ho detto. Un altro titolo così e rischio di fare la fine di Calvi, non passo più a Lungotevere. Ho ancora una vita davanti. Volevo solo dire che ci sono carriere talmente repentine a Siena che uno si domanda perché“.
C’è poi a Siena chi ha provato sulla propria pelle la vera natura del groviglio armonioso. E’ il maestro Adriano Fontani, di cui tutta la Città conosce le dolorose vicende (l’ultima proprio di questi giorni, quando è stato costretto a subire l’ennesimo tentativo di espulsione dalla scuola in cui lavora per aver sbottato contro una insegnante – che lo stava provocando in sala docenti presenti solo i colleghi – “non mi rompere i c…”. Egli da anni non ha paura di denunciare pubblicamente le vessazioni patite nel suo ambiente di lavoro e fuori, ma a seguito di ciò ha dovuto subire un’incredibile sequela di atti ritorsivi e minatori, sia a livello scolastico che extrascolastico, anche da parte di personaggi appartenenti alla nomenklatura piddina e massonica. La testimonianza del maestro senese può essere racchiusa nell’affermazione, rilasciata ad una radio privata romana, che a Siena esiste una “cupola massonica che tutto decide”.
Dopo l’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte, Bisi diventa Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e Mario Draghi, all’epoca dell’acquisto Governatore Bankit che diede l’o.k., assurge alla carica di Presidente della Bce.
Il Monte fa sua Antonveneta e quei due personaggi raggiungono un incarico prestigiosissimo. Solo coincidenze fortuite non collegate fra loro, oppure riconoscimenti per aver portato a termine un raffinatissimo disegno?
Nel corso dell’incontro citato con LA7, sollecitato da una domanda della giornalista Scanu riguardante le conseguenze provocate dalla crisi del Monte sui dipendenti, ho osservato che “per il 2015, non so per quali meriti – ci saranno senz’altro – è stato portato il totale degli emolumenti dell’Amministratore Delegato Fabrizio Viola da un milione e trecentomila a un milione e novecentomila euro, senza che da parte sindacale ci siano state particolari rimostranze, nonostante i dipendenti, per contro, stiano subendo sacrifici economici e ambientali altissimi”.
Infine, intervenendo sul problema del salvataggio del Monte, ho affermato che “Ben venga che lo Stato salvi il Monte. Però in questo caso lo Stato deve fare pulizia, ma pulizia sul serio.
Coloro che sono compromessi con il retroterra politico-finanziario responsabile dello sfascio della banca, i vertici che non sono riusciti a risollevare le sorti del Monte nonostante aiuti statali e aumenti di capitale a iosa, vanno accompagnati gentilmente alla porta e va loro chiesto il conto per gli errori commessi”.
Accadrà tutto ciò? Io nutro seri dubbi. Abbiamo già avuto modo di toccare con mano come la banca abbia sempre goduto di privilegi e attenzioni particolari da parte di coloro che avrebbero dovuto controllarla e sanzionarla.
D’altronde, come stupirsi? Due potentissimi Angeli Custodi, in un intreccio armonioso, la “illuminano, custodiscono, reggono e governano”, sempre pronti ad assicurare l’indulgenza plenaria anche ai peccatori più incalliti.
Marco Sbarra