Il cda di oggi deve rispondere alla Bce e decidere la linea da tenere
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SIENA. Il rimbalzo di Mps è finito, nonostante il blocco delle vendite allo scoperto imposto da Consob fino al 5 ottobre. La chiusura odierna è stata a -5,79. Gli analisti ritengono che il blocco sarà un ostacolo tecnico, ma che gli investitori si attendono soprattutto chiarezza sulla linea che terrà la banca di Siena per ridurre gli npl, come chiesto da Bce, e migliorare l’attivo. Per Icbpi si tratta di un “Problema cronico della banca da anni, ma che non è stato affrontato con la giusta tempestività, specie considerando la rilevanza del gruppo nel sistema finanziario domestico”.
Il calo continuo delle azioni ha provocato sensibili perdite agli azionisti, com la Fondazione Mps, ad esempio, che nel giro di qualche anno è passata dal 78 per cento di capitale della banca all’attuale micropartecipazione. i tempi d’oro l’ente aveva un portafoglio finanziario e immobili per oltre 4 miliardi. Complessivamente un patrimonio intorno ai 10 miliardi. Sfumato con la partecipazione agli aumenti d capitale di Mps.
Continua anche l’attività ispettiva della Bce in compagnia di funzionari della vigilanza della Banca d’Italia. Quando è iniziata si disse che sarebbe “durata a lungo”
Il cda riunitosi alle 14,30 dovrà dare entro domani (8 luglio) una risposta alla Bce e attendere le decisione del governo a sostegno delle banche e di Mps in particolare. Lo scenario di fondo dovrebbe combinare nell’immediato l’acquisto di parte di 10 miliardi di euro di non performing loan, come richiesto dalla Bce, attraverso il fondo Atlante e, successivamente, una garanzia alla ricapitalizzazione. Come scrvie MF, il fondo Atlante riceverebbe 3-4 miliardi di euro di nuove risorse, di cui 500 milioni di euro dalla Cassa depositi e prestiti, 500 milioni da Sga (la ex bad bank di Banco Napoli), 700 milioni di euro dalle banche e il resto da altri operatori. Mps verrebbe ricapitalizzata per almeno 2 miliardi di euro, con un’operazione sul mercato alla quale il governo farebbe da garante, secondo gli analisti impegnandosi a sottoscrivere l’inoptato di un aumento di capitale).
Ma l’Unione europea – si legge ancora su MF – chiederebbe la conversione di 2 miliardi di subordinati detenuti dagli istituzionali in equity, soluzione a cui il governo si oppone. Ai prezzi attuali un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, secondo i calcoli di Equita, potrebbe avvenire con uno sconto massimo su Terp (prezzo teorico dell’azione dopo che è stato staccato il diritto di opzione) del 23%, consentendo al governo di entrare in Mps con le esposizioni non performing (Npe) ridotte del 55%, in pratica da 48 miliardi di euro a 21 miliardi (ratio dal 36% al 20%) a un multiplo prezzo/tangible equity di 0,28 volte.
Per Mediobanca Securities “la situazione di Mps sta precipitando. Le autorità hanno ormai imparato che il bail-in provoca elevati costi per il sistema bancario rispetto ai benefici che porta, e in particolare per Mps. Il sistema stesso ha utilizzato Atlante per evitare tale scenario con la Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca. Permettere che accada alla terza più grande banca italiana sarebbe irrazionale, a nostro avviso, le conseguenze sarebbero probabilmente sistemiche”.
Come soluzione di mercato per Mps alla luce di un Cet1 dell’11,5% che dovrebbe raggiungere il 12% solo nel 2018 e di una dimensione molto più piccola della banca, “riteniamo un takeover da parte di Ubi Banca difficilmente realizzabile in assenza di una notevole riduzione delle esposizioni non performing di Mps. Allo stesso modo, vediamo Intesa Sanpaolo come l’unica banca in grado di farsi carico di Mps”, concludono gli analisti di Mediobanca, ma il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha già affermato in un’intervista che Ca’ de Sass non ha intenzione di comprare il Monte, “facendo un’altra acquisizione avremmo problemi di Antitrust e ridondanze di personale”, ha spiegato. E oggi la Fondazione Banco di Napoli ha smentito ogni ipotesi di un “coinvolgimento diretto nell’operazione di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena”.
Contrario all’aiuto è Codacons che ha già espresso il proprio disappunto: “Ancora una volta il Governo pensa di fare da “badante” a Mps attraverso fondi come Atlante e altri creati ad hoc, che ripianino le conseguenze della disastrosa gestione dell’istituto di credito. I soldi per garantire azionisti e obbligazionisti non li deve versare la collettività ma i manager che hanno sbagliato e le autorità di vigilanza come la Consob che hanno permesso si arrivasse ad una tale situazione di crisi. Per questo contestiamo fermamente la possibilità di un doppio scudo per salvare Mps e il ricorso ad un nuovo aumento di capitale”.