All'incontro a Scienze Politiche si è parlato anche del test d'italiano obbligatorio per gli stranieri che chiedono la carta di soggiorno
di Alessandra Siotto
SIENA. “Negli ultimi anni in Italia agli stranieri è stata progressivamente sottratta un po’ della loro umanità, tanto che ora non ci colpisce più nemmeno la loro morte, neppure se si tratta di bambini”. Questa una frase pronunciata da Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci nazionale, nell’ambito dell’iniziativa di oggi pomeriggio (10 dicembre) ‘In direzione ostinata e contraria’ presso la facoltà di Scienze politiche a Siena. L’evento, al quale avrebbe dovuto partecipare Don Gallo, assente per un lieve malore, ha avuto come tema il ruolo e l’impegno del volontariato nel contrastare la marginalità, per promuovere diritti di cittadinanza, oltre ogni forma di discriminazione.
Nonostante l’assenza del fondatore della Comunità San Benedetto in Porto, l’incontro (promosso da ArciSolidarietà in collaborazione con l’Arci di Siena e la facoltà di Scienze Politiche dell’ Università di Siena, con il patrocinio del Cesvot) ha visto la partecipazione di importanti ospiti. Sono intervenuti: Serenella Pallecchi, presidente dell’Arci provinciale di Siena, Adriano Scarpelli per la Facoltà di Scienze Politiche, Filippo Miraglia responsabile immigrazione dell’Arci nazionale, Valentina Brinis, sociologa e membro dell’associazione “A buon diritto” che si occupa della promozione dei diritti non tutelati.
La Chiesa deve ascoltare prima di parlare, accogliere più che giudicare (Don Andrea Gallo)
Gli interventi sono stati coordinati da Natascia Maesi, giornalista e conduttrice del programma radiofonico ‘Oltre le differenze’, che ha fatto ascoltare in anteprima l’intervista fatta a Don Gallo nei giorni scorsi per la trasmissione di stasera. “L’unico posto dove si trova Gesù è negli ultimi”, ha detto Dan Gallo ai microfoni della radio e a proposito di omosessualità e transessualità ha affermato che “la Chiesa deve ascoltare prima di parlare, accogliere più che giudicare”. “La liturgia – ha aggiunto – è il quartiere, è il carcere, è il marciapiede dove io sto con i tossici, i barboni e le puttane”.
Serenella Pallecchi ha spiegato che “la lotta contro l’emarginazione sociale e contro ogni forma di razzismo, discriminazione e intolleranza è uno dei settori cruciali di attività dell’Arci”. “In direzione ostinata e contraria – ha aggiunto – non è solo il titolo dell’iniziativa, ma riassume ciò che fa l’associazione, come agiamo noi, da sempre, portando avanti valori come l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto reciproco e la tutela dei diritti umani, per ogni individuo, senza differenze. Soprattutto in un momento in cui c’è molto bisogno di battersi per questo”.
“Ci sono molti parallelismi – ha affermato Scarpelli – che si possono fare tra cittadini precari e stranieri, tra chi ha meno diritti e chi non ne ha per niente. I ricercatori universitari, come tutti i precari, hanno meno diritti, non sono liberi di programmare e investire sul loro futuro”. “Purtroppo – ha aggiunto – in Italia l’impostazione culturale di chi pensa che ci debbano essere dei cittadini clandestini, senza nessun diritto, fa accettare anche il fatto che ci siano dei precari, privi di futuro”.
“Per gli immigrati – ha detto Miraglia – al momento la situazione è tragica, ma la tendenza è al peggioramento: da ieri è in vigore un provvedimento che prevede il test di lingua italiana obbligatorio per quegli stranieri che richiedono la carta di soggiorno”.
Test d’italiano a pagamento per la carta di soggiorno
Il permesso si soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo è un documento, previsto dalle leggi europee che garantisce soggiorno illimitato; lo possono richiedere gli stranieri regolarmente in Italia da almeno 5 anni. “Il test – ha aggiunto l’esponente dell’Arci nazionale – diventa uno sbarramento perchè si somma agli altri requisiti già necessari come alloggio, reddito e lavoro. L’articolo 3 della Costituzione, dove si dice che la Repubblica si impegna a garantire l’uguaglianza, si riferisce a tutti i cittadini che sono in Italia, non solo agli italiani. Lo Stato, invece di eliminare la disuguaglianza, la aumenta, aggiungendo altri ostacoli agli immigrati, soprattutto in un periodo di crisi come questo”. “Negli altri Paesi europei – ha proseguito – lo straniero quando arriva è obbligato a seguire dei corsi di lingua, ma sono gratuiti e pagati dallo Stato. Invece in Italia si scarica sullo straniero un dovere che è dello Stato, che vuole privatizzare questi corsi invece di garantire il diritto alla conoscenza della lingua”.
“Nel nostro Paese – ha concluso – non ci sono fondi ne investimenti per l’immigrazione; si impedisce l’ingresso regolare e poi si fanno sanatorie e decreti flussi per rimediare le cose; ma gli stranieri che nascano e crescono in Italia a 18 anni cosa faranno? Questo sarà un problema enorme perchè non hanno diritti”.