Marco Falorni interviene su un tema "caldo" per Siena
SIENA. Il 30 giugno scadrà la convenzione che era stata fatta ad inizio anno per la gestione da parte della Provincia della materia “turismo”. La legge che cambiava il volto delle Province e la nuova legge toscana sul turismo imponevano il passaggio di questa materia ai Comuni con il relativo trasferimento del personale, ma Comune e Provincia di Siena si erano accordate per una convenzione che delegava alla Provincia l’accoglienza e l’informazione turistica fino al 30 giugno. Questi sei mesi dovevano servire a trovare l’accordo tra i Comuni della Provincia per attuare un’azione coordinata in fatto di promozione e accoglienza turistica, continuando a usare, per esempio, il marchio “Terre di Siena”.
Dovevano essere costituite delle specie di unioni dei comuni, ma pare che il tutto sia saltato in quanto sia la Valdichiana che l’Amiata avrebbero detto un chiaro no al Comune di Siena, altri nemmeno hanno avuto il tempo di rispondere, solo alcuni hanno detto sì. Cosa significa questo? Per il turismo della nostra zona significa uno stop ad un lavoro molto positivo portato avanti da decenni, prima dall’Azienda Autonoma di Turismo e dall’Ente Provinciale, poi dall’Apt e alla fine, negli ultimi anni, dalla Provincia. Nel corso degli ultimi anni delle Apt, per esempio, si era arrivati ad una gestione collegiale del turismo, con i vari Comuni che collaboravano nelle iniziative di promozione, e il marchio Terre di Siena che era diventato una realtà per identificare la nostra zona. Parti importanti della Provincia e turisticamente minori fino a pochi anni fa, come la Val di Merse o le Crete, hanno trovato il giusto spazio, grazie al lavoro delle Apt.
Il turismo si conferma materia utile per riscuotere applausi facili nei convegni, ma che poi non trova sostegno adeguato nei bilanci dei vari comuni. Basti pensare al Comune di Siena, che da anni nel proprio bilancio non prevede alcun investimento nel settore turistico. Il problema è la mancanza di cultura turistica degli amministratori, causata dal fatto che dal dopoguerra ad oggi il turismo è stato gestito, appunto, dai vari enti preposti. Oggi sindaci ed assessori si sono addossati una materia che non conoscevano, e per la quale servono investimenti e non chiacchiere. Nonostante le risorse derivanti dal ritorno della tassa di soggiorno, i Comuni non sembrano in grado di gestire direttamente questa delicata materia. Il pericolo è che ognuno vada da solo, e così per chi avrà voglia e soldi da spendere tutto bene, per gli altri sarà il buio assoluto o quasi, con buona pace degli operatori. Speriamo di sbagliare, ovviamente, ma gli indizi ci sono.
La cosa che interessa di più, al momento, è vedere come riusciranno a gestire questa delicata fase i sindaci che hanno detto no all’accordo, il sindaco di Siena e il presidente della Provincia. Cosa accadrà prima del 30 giugno? Uscirà qualche coniglio dal cilindro? Speriamo, ma la cautela è d’obbligo. Magari saranno trovate le parole adeguate per dare spiegazioni, anche perché le parole costano poco. Ma non basta dire che c’è internet. Per assistere degnamente i turisti servono uffici turistici competenti, dépliant abbondanti e fatti bene, come in passato veniva fatto con le Apt, inopinatamente abolite dal governatore Rossi.
La conclusione che ne scaturisce è che, in tema di turismo, dietro l’angolo c’è il pericolo di una bella presa in giro, per gli operatori prima e per i cittadini poi, facendo passare degli evidenti peggioramenti per dei miglioramenti.
Marco Falorni