Duecentosedici le osservazioni al Paerp valutate
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Ad aprire la discussione, dopo la relazione dell’assessore alle attività estrattive Marco Macchietti, è stato Mauro Bianchi, presidente della Commissione che, da dicembre 2009, ha esaminato il Paerp “riuscendo – ha detto Bianchi leggendo il documento approvato all’unanimità della Commissione – nel difficile quanto apprezzabile intento di superare logiche di schieramento politico in favore di uno strumento che si propone, tra i principali obiettivi, il contenimento del prelievo delle risorse non rinnovabili; un’adeguata risistemazione dei siti dopo la cessata attività; il recupero di aree dismesse e abbandonate; il perseguimento graduale della concentrazione dei poli estrattivi e di prima lavorazione, fino al monitoraggio puntuale delle attività di escavazione”. “Tutto questo – ha aggiunto – coniugato con l’importanza di dare risposte ai settori produttivi e al mantenimento dei livelli occupazionali”.
La posizione sul Paerp dei gruppi in consiglio provinciale
“La Lega Nord – ha detto Giovanni Di Stasio – prende atto che la sinistra ha dettato le linee guida del Paerp in modo assolutamente autonomo. Per onestà intellettuale va detto che, su moltissimi aspetti relativi alle questioni tecniche, gli uffici e la Commissione competente hanno risposto positivamente, ma il voto della Lega Nord è contrario poiché non possiamo assumerci responsabilità su decisioni politiche prese a monte e senza interpellare le minoranze”.
Il capogruppo Idv Antonio Giudilli ha aperto facendo notare al consigliere Di Stasio che nove sedute in un anno sono uno strumento partecipativo, tant’è che dalla Commissione è scaturito un documento votato all’unanimità. Ha poi aggiunto di “condividere il Paerp sia dal punto di vista dell’approccio strategico nei confronti del territorio che verso il settore produttivo”. “Parliamo di un piano di ampio respiro, che si proietta fino al 2017, di uno strumento flessibile e condiviso, che ha saputo coinvolgere e ascoltare i Comuni in un’ottica di grande partecipazione”.
Critica la posizione del consigliere di Rifondazione-Comunisti italiani Antonio Falcone, che ha detto di condividere lo spirito del Paerp ma non la modalità scelta dalla conferenza dei capigruppo e dal consiglio di non consentire la discussione delle osservazioni in seno alla votazione delle stesse. “Il mio è un voto politico – ha detto Falcone – contro una modalità non democratica di discussione del consiglio che contraddice lo spirito condiviso e partecipativo del Piano, impedendo di fatto di valorizzarne gli elementi postivi e di segnalarne le criticità”. “Il Paerp tutela vari interessi e tutto il territorio nel suo complesso – ha aggiunto – anche se dal punto di vista ambientale avrei voluto qualcosa in più. E’ uno strumento importante, ma poi dovremo misurarci sul territorio per attuarlo e quella sarà la reale verifica della sua validità”.
“Il Paerp – ha affermato il capogruppo Pd Marco Nasorri – è un atto di programmazione fondamentale e la Provincia, alla sua prima prova, è riuscita ad affrontare molto bene la materia, anche attraverso una discussione e un confronto che è andato avanti in questi mesi all’interno della Commissione competente. Con questo Piano diamo uno strumento importante alle imprese del settore, che hanno un quadro normativo certo sul quale operare, e manteniamo al tempo stesso una forte attenzione agli equilibri ambientali e paesaggistici, puntando sull’autosufficienza dei consumi di materiali inerti e limitando l’utilizzo di materiali di pregio, che hanno un mercato più vasto. Fin dall’avvio del procedimento, la redazione del Paerp ha coinvolto positivamente tutti i gruppi consiliari, portando ad un voto condiviso al momento dell’adozione. Alla luce di questo percorso, il voto contrario dell’opposizione ci appare incomprensibile e contradditorio”.
“Siamo dentro una discussione difficile – ha detto Roberto Renai, capogruppo La Sinistra – perché stiamo parlando di consumo del suolo. Con il Paerp abbiamo cercato di costruire un equilibrio tra le legittime aspettative di chi produce e genera occupazione e l’interesse generale di tutela dell’ambiente”. “Visto l’alto numero delle osservazioni pervenute – ha aggiunto – il Piano ha dimostrato di essere uno strumento che è stato condiviso e che ha generato un dibattito culturale diffuso sul territorio; un dato che valuto molto positivamente. Tra le note positive del Piano – ha chiuso Renai – anche l’introduzione di momenti di verifica sulle escavazioni che prima non esistevano”.
Per quanto riguarda i dati salienti relativi alle attività estrattive in provincia di Siena, il Piano prevede:
Per il settore materiali per costruzioni, opere civili e materiali industriali (sabbie, ghiaie, conglomerati, argille da laterizio e cotto e carbonati per cemento). In questo ambito sono previste 57 prescrizioni localizzative che occupano complessivamente una superficie di 992,36 ettari, distribuite su trenta comuni. I Comune che non hanno cave né attive e né previste sono quelli di Abbadia San Salvatore, Cetona, Chianciano Terme, Murlo, Piancastagnaio, San Gimignano. Le cave in attività al momento attuale sono 25. Quattro di queste sono in fase di esaurimento. Da questo punto di vista, quindi, il Paerp dà effettive garanzie sulla possibilità di soddisfacimento del fabbisogno territoriale.
Le prescrizioni localizzative del settore dei materiali ornamentali (in Provincia di Siena rappresentati dal travertino e dal marmo) sono 12 e occupano complessivamente una superficie di 197,38 ettari, distribuiti su quattro Comuni: Asciano, Rapolano, San Casciano dei Bagni e Sovicille. Di queste 12 cave, sono 10 quelle già esistenti e 3 in esaurimento. Per quanto riguarda la prescrizione localizzativa di Serre di Rapolano, dove si trovano gran parte degli insediamenti industriali di estrazione e lavorazione del travertino della provincia di Siena, occupa da sola una superficie di 126,12 ettari, per cui le ulteriori 11 cave del settore si estendono complessivamente per 71,26 ettari, con un media di 6,48 ettari per ogni cava.
Oltre al Paerp, il consiglio di oggi ha approvato la rimodulazione del debito dell’amministrazione mediante la rinegoziazione dei prestiti della Cassa depositi e prestiti e della Banca Monte dei Paschi.