Scaramelli: “Subito una risoluzione in Consiglio, coinvolgere anche categorie economiche. Attivare circolarità dei buoni, aggiornare percorso diagnostico"
FIRENZE. Ripristinare il tavolo regionale permanente sulla celiachia, attivare la circolarità dei buoni in tutto il territorio regionale, aggiornare il percorso assistenziale e più in generale la normativa che ha portato la Toscana a dare risposte all’avanguardia, ma ora, dopo dieci anni, ha bisogno di essere rivista. Queste le esigenze emerse questa mattina nel corso dell’audizione in commissione regionale Sanità, presieduta da Stefano Scaramelli, della sezione toscana dell’associazione italiana celiachia. Il presidente si è impegnato a portare in Consiglio una risoluzione già nel mese di giugno.
Le richieste dell’associazione – “In Toscana, negli anni passati, abbiamo avuto normative che hanno dato spunto a per il resto dell’Italia”. Ha osservato Elisabetta Tosi, già presidente dell’associazione prima in Toscana e poi a livello nazionale. Ora, però, “il precorso dell’assistenza deve essere aggiornato. Abbiamo una buona base di partenza, ma ad oltre dieci anni da quando la normative sono state definite, una revisione è necessaria”. Caterina Pilo, direttore generale dell’associazione nazionale, ha illustrato gli obiettivi generali dell’associazione. La celiachia oggi “è diagnosticata solo per il 30 per cento del numero previsto, in Italia i celiaci accertati sono poco più di 170mila. In Toscana il sistema funziona in maniera migliore rispetto alla media generale e la prevalenza delle diagnosi è maggiore”. La dieta senza glutine ha un costo “che oggi impegna la spesa sanitaria nazionale per circa 215milioni di euro l’anno”. L’associazione chiede “che venga resa reale la diversificazione dei canali distributivi, per la quale la Toscana è comunque all’avanguardia. La dematerializzazione dei buoni. La riduzione del costo della dieta, che oggi si attesta sui 140 euro al mese per gli uomini e circa 100 per le donne, affinché possa essere garantita anche per tutti quei celiaci che dovremo riuscire a diagnosticare”. Per la realtà toscana, in particolare, le richieste sono state illustrate dal presidente Giuseppe Giura: “La maggior produzione di atti nella nostra regione risale agli anni che vanno dal 2004 al 2008, soprattutto verso l’apertura alla grande distribuzione. Non è stata ancora garantita la circolarità dei buoni in tutto il territorio regionale. Il percorso assistenziale ha bisogno di essere rivisto, tenendo conto del nuovo percorso diagnostico definito a livello nazionale nel 2015”. E ancora: “Occorre organizzare ambulatori multidisciplinari. È necessaria la rivisitazione delle linee guida sull’alimentazione fuori casa per continuare a dare ai celiaci la sicurezza di poter mangiare sano anche fuori casa: la Toscana ha prodotto un’ottima normativa, mutuata da altre cinque Regioni, che ha permesso tra l’altro la formazione di oltre mille ristoratori. Oggi però questa normativa ha bisogno di essere rivista. La Regione – ha concluso Giura – ha tenuto un tavolo pressoché permanente, vorremmo che fosse ripristinato in maniera più attiva”.
L’impegno della commissione – Il presidente Scaramelli, in accordo con gli altri commissari, ha raccolto le sollecitazioni: “Il tema riguarda in Toscana circa quindicimila persone accertate, potenzialmente più di trentamila, forse trentacinquemila. Assicurare la circolarità dei buoni, velocizzarne la riscossione, aggiornare il percorso diagnostico: tutte esigenze reali. Mi impegno come presidente della commissione a lavorare perché la questione sia affrontata con un tavolo permanente che includa anche il mondo delle categorie economiche. Produrremo un atto, una risoluzione da portare al voto dell’aula nel mese di giugno, per andare oltre la normativa del 2005 e ripristinare quel tavolo permanente che possa accogliere anche idee nuove”.
Nella seduta di questa mattina, la commissione ha anche approvato all’unanimità una mozione presentata dai consiglieri Quartini, Galletti, Giannarelli, Cantone e Bianchi sulla sperimentazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale per le demenze, definito dalla Regione Toscana, in particolare per gli anziani affetti da demenza. La mozione impegna la Giunta regionale a rivedere la sperimentazione al fine di prevedere sia la presenza di più specialisti, sia posti letto dedicati in strutture residenziali.