La reazione del capo d'istituto, che ha chiamato la polizia, ha impedito ogni forma di protesta dei ragazzi
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di Augusto Mattioli
SIENA. La protesta contro la riforma Gelmini, maturata al liceo Galilei con una occupazione decisa dall’assemblea degli studenti, non è concretizzata. Un fatto ormai risaputo ed assodato. Ma pare che una delle cause che hanno “sedato” gli animi degli studenti sia stato il comportamento del dirigente scolastico che, contrariato da quanto deciso dai ragazzi sia arrivato anche a “spintonare” i suoi studenti. L’intervento della Polizia – anche questo un fatto risaputo – pare sia giunto in seguito ad un fax dello stesso, Antonio Vannini che, nel documento arrivata a chiamare “facinorosi” gli studenti che avevano aderito alla protesta. A raccontare quanto accaduto due giorni fa è lo stesso professor Vannini che riferisce di una assemblea degli studenti che era stata indetta richiedendo al capo d’istituto la palestra. “Non avevo autorizzato l’assemblea – dice Vannini – Per cui gli ho impedito fisicamente di tenerla”.
E pare che “fisicamente” sia la definizione esatta di spintoni e parole pesanti che sono state giudicate, evidentemente, l’unica strada possibile per impedire agli studenti di manifestare.
Dopo l’azione censoria del dirigente scolastico i ragazzi hanno deciso di tenere l’assemblea in uno spazio dietro la scuola. Messa al voto la decisione di occupare l’istituto è scaturita la decisione di procedere fermo restando la possibilità per i ragazzi che non volevano aderire, di svolgere regolarmente le loro lezioni.
A quel punto si sarebbe dovuto dare il via all’occupazione ma il preside ha proseguito con la sua azione censoria ed ha ricevuto i ragazzi al grido di “fascisti” e “squadristi”.
Un atteggiamento che anche insegnanti con i quali abbiamo parlato hanno giudicato “non consono per un educatore”.
Vannini ha anche rimbrottato i ragazzi dicendo loro che i metodi scelti per la protesta “non erano buoni e che l’occupazione non era altro che una festicciola e che quello era l’ultimo modo per farsi sentire dal ministro Gelmini”.
Ovviamente, i ragazzi non hanno preso bene le critiche del preside che, a quel punto, ha preferito chiamare a mezzo fax la polizia. All’arrivo, gli agenti hanno dovuto avviare una delicata operazione di “raffreddamento degli animi”. Il professor Vannini, però, non ha fatto passi indietro ed ha precisato agli studenti che non avrebbe mai trattato sull’interruzione delle lezioni e che avrebbe autorizzato un’assemblea ad una condizione: che non si parlasse di proposte di occupazione. A quella parola pronunciata lo stesso Vannini avrebbe proceduto a sgomberare forzatamente la palestra.
La cosa che stupisce è che, parlandoci, anche il professor Vannini ammette che nella scuola, non solo al Galilei, le difficoltà non mancano, tanto che per protesta i professori non ricevono i genitori mentre i tagli delle ore in alcune materie “sono assolutamente condannabili”. Oltretutto sottolinea come sui contenuti della protesta suoi studenti abbiamo individuato “in modo molto maturo i problemi”.
Una domanda, in fondo a questa ricostruzione dei fatti ci attanaglia: ma non sono gli stessi che ha definito facinorosi, fascisti e squadristi?