La commissione presieduta da Giannarelli ha ascoltato oggi i vertici delle partecipate. Obiettivo: far luce sui rapporti societari e di servizio ancora in essere
FIRENZE. E’ stata una lunga seduta, iniziata al mattino e terminata nel pomeriggio, per mettere a fuoco il ruolo avuto da Fondazione e Banca Monte dei Paschi nelle società partecipate. La commissione d’inchiesta sulla banca senese, presieduta da Giacomo Giannarelli, ha ascoltato oggi i vertici delle sette società interessate: Paolo Chiappini, direttore della Fondazione Sistema Toscana; Lorenzo Petretto, presidente di Fidi Toscana; Rocco Guido Nastasi, presidente, e Riccardo Gioli, direttore amministrativo, di Interporto Toscano A. Vespucci; Carlo Bevilacqua, presidente e amministratore delegato di Firenze Parcheggi, Renzo Alessandri, presidente di Seam Aeroporto Maremma; Andrea Paolini, direttore generale della Fondazione Toscana Life Sciences; Massimiliano Galli, amministratore unico di Terme di Chianciano Immobiliare spa.
Un insieme variegato di società, chiamato a caratterizzare la presenza della Regione in settori strategici, come il digitale e la comunicazione multimediale integrata, la garanzia finanziaria alle imprese, lo sviluppo portuale ed aeroportuale, la mobilità urbana, le scienze della vita e le loro ricadute in attività imprenditoriali.
Le varie domande rivolte hanno avuto lo scopo di raccogliere elementi utili ad un’analisi dei rapporti di servizio e di partecipazione societaria ancora in essere, con riferimento particolare ai finanziamenti ricevuti dalla Fondazione e dalla Banca, o società del gruppo, nelle varie forme ed alla eventuale sottoscrizione di derivati.
“Le partecipate sono nate in un contesto storico molto diverso dall’attuale, quando Monte dei paschi era una banca pubblica e la sua presenza al loro interno era un elemento di sistema del governo regionale – ha sintetizzato al termine della seduta il presidente della commissione Giacomo Giannarelli – Oggi non è più così. Ci chiediamo se sia motivata solo dalla ricerca di un ritorno economico per i servizi resi, ad esempio gli interessi sui mutui attivati. Se fosse così, da strumento di governo, la partecipazione dell’istituto di credito diventa un elemento di instabilità”.