Elvio Pierattini sulla dicotomia classica tra Eros e Thanatos
Di Lorenzo Croci
SIENA. Eros e Thanatos, Dio dell’amore e Dio della morte, psicanalisi e teologia: la dicotomia del fotorafo Elvio Pierattini possiede sicuramente tratti ossimorici evidenti ma cosa davvero è sorto dalla mostra fotografica, che questa sera alle ore 19.00 presso la sede centrale del “Centro Culture Contemporanee Corte dei Miracoli” è stata inaugurata con la presenza dell’autore, è il naturalismo del corpo e della luce, entrambi soggiacenti all’esaltazione del dettaglio.”Still Close – come ha commentato lo stesso autore – è ancora la dicotomia classica tra Eros e Thanatos, cioè amore e morte indissolubilmente incatenati, ma qui sono rappresentati nella passione e nella pulsione del soggetto e dei soggetti, i quali di fronte all’obiettivo e quindi all’esaurirsi letteralmente di uno scatto, sono risultati pronti per esserne catturati di nuovi”.
Per racchiudere il senso di una necessità visiva e narrativa, equiparata al guardare letteralmente in un caleidoscopio frammenti di volti di mani e di muscoli, Pierattini nella sua prima esposizione ha messo in primo piano il corpo, il quale va a connotare anche uno spazio: una forma spesso geometrica per sottolineare come le linee del corpo umano possano evocare riferimenti al dettaglio di piccoli frammenti di sabbia, legno e pietra. “Seguire il percorso umano è seguire un flusso, le cui pagine sono indissolubilmente legate alle pagine di un racconto che seguono e precedono”, ha concluso Pierattini. Oltre alla vorticose forme del corpo, la luce è l’altro protagonista della mostra: una luce che a volte si fa abito del mutamento del corpo e a volte rivela le sue potenzialità, pur rimanendo stabile come marmo e sottile come plastica e seta; per un discorso complesso in cui a dettare i ritmi e le direzioni dello sguardo sono il nostro corpo e la luce che lo racconta.