C'è un continuo disequilibrio di comunicazione sulla prossima consultazione popolare
di Fabrizio Pinzuti
SIENA. La Camera ha dato ad aprile il via libera alle riforme costituzionali che, per entrare in vigore, hanno bisogno del referendum confermativo fissato per ottobre. Per esprimere un voto libero e consapevole c’è bisogno di un’informazione adeguata e rispettosa dei dettati democratici, ben diversa da quella lacunosa e di parte fornita in occasione del referendum sulle trivelle. Purtroppo sia il servizio pubblico radiotelevisivo, sia l’intero sistema dell’informazione non hanno garantito lo standard minimo necessario ad una vera partecipazione democratica. Il risultato di questa scarsa informazione, probabilmente, ha influito sul dato dell’affluenza e sul non raggiungimento del quorum. Informazione e democrazia non sono mai disgiungibili. Oggi abbiamo davanti un nuovo appuntamento referendario, quello sulle riforme istituzionali del prossimo ottobre. A differenza del referendum sulle trivelle la campagna per il SI e per il NO è già partita, ma anche questa volta il sistema dell’informazione non sta svolgendo il suo compito democratico. Infatti, i telegiornali hanno già iniziato a raccogliere la posizione del presidente del Consiglio e ci informano costantemente del nesso tra il destino del referendum e quello del governo in carica. Spesso, anzi quasi sempre, dimenticandosi delle ragioni del NO o facendole emergere solo come in contrapposizione agli enunciati del premier. Questa impostazione impedisce una discussione di merito e porta ad un continuo disequilibrio di comunicazione sul prossimo referendum confermativo. Non ci si può e non ci si deve schierare in funzione di ciò che vuole o meno il Presidente del Consiglio, ma occorre essere informati sul merito con dettagli precisi su ciò che comporterà l’accettazione di tale legge di riforma costituzionale. I cittadini hanno il diritto di scegliere avendo chiaro cosa comporta questo cambiamento e pertanto da più parti viene avanzata la richiesta, che non può non essere fatta propria anche da noi, che l’informazione nei Telegiornali e negli spazi d’informazione politica sia paritaria e strettamente connessa al merito del referendum.