La seconda domenica di maggio, come da tradizione, al Capannone ci si incontra per una preghiera, per stare insieme, per ritrovare le proprie radici
TORRITA DI SIENA. La chiesetta di San Macario situata nel nostro territorio a ridosso dell’autostrada del sole in pieno terreno pianeggiante, nell’area da sempre denominata Il Capannone sta vivendo una seconda giovinezza.
Tanto cara a molti torritesi nati e cresciuti all’ombra delle sue mura; li hanno ricevuto il battesimo, sono diventati uomini, si sono sposati, hanno creato nuove famiglie. Un punto di ritrovo e di aggregazione in questa terra florida da sempre coltivata dopo la bonifica dei Lorena nel 1700, la chiesetta di San Macario ne ha viste di generazioni crescere. Nel secolo scorso con l’avvento dell’industrializzazione degli anni 60 molti abitanti del Capannone piano piano se ne andarono magari a Torrita Paese o in paesi limitrofi.
Ma da che mondo è mondo la seconda domenica di maggio vi facevano ritorno per festeggiare San Macario tanto le radici erano legate a quel luogo.
La Chiesa del Capannone fu eretta dai Cavalieri di Santo Stefano per dare assistenza spirituale agli operai come attesta lo stemma posto sulla parete esterna Nord della Chiesa. Furono gli stessi Cavalieri di Santo Stefano a portare nella Chiesetta la reliquia di San Macario vissuto nel 360 dopo Cristo.
I Capannonai da sempre molto devoti al Santo, tanto da organizzare una festa in Suo onore perchè proteggesse i loro raccolti.
La Festa al Capannone, si presume che sia iniziata negli anni in cui fu dato inizio alla bonifica della Valdichiana.
Gli operai che parteciparono alla bonifica della valle, costruirono delle grandi capanne dove alloggiare e per riposarsi dopo il lavoro giornaliero. Queste grandi capanne servivano anche per il rimessaggio degli attrezzi di lavoro, ma soprattutto servivano per dare un posto coperto ai muli che venivano impiegati per lo spostamento del terreno e proprio da queste capanne si pensa che venga il nome di Capannone.
Che la zona del Capannone fosse stata, almeno in parte, paludosa lo testimoniano alcuni punti di attracco, dove venivano fissate le barche nonchè la strada che porta a Torrita chiamata ancora oggi “via del porto”.
L’ultimo rimpianto parroco di quella chiesetta è stato Don Enrico Piastri, un punto di riferimento per tutta la comunità torritese
Nel 1951 costrui una casa canonica e vi si stabilì.
Nel 1970 ampliò la canonica costruendo anche un teatro, dove tra le attività socio-culturali e musicali si tennero anche dei concerti, con artisti famosi come il celebre Tagliavini, Zardo e Spina e le corali di Bellinzona, Arezzo e Massa.
Da alcuni anni la Festa al Capannone era stata soppressa per motivi burocratici e così anche la chiesetta di campagna, pur celebrando alcune funzioni, nel tempo ha visto passare su di se il logorio delle stagioni. Grazie al grande lavoro della Diocesi di Montepulciano, alla solidarietà di molti parrocchiani, allo stanziamento di fondi comunitari domenica 8 maggio alla presenza del nostro Vescovo Mons.Manetti, dei parroci di Torrita Stazione Don Roberto e Don Fabio, del Sindaco Grazi, degli Assessori Tiezzi e Cortonicchi, delle autorità militari e di tantissimi concittadini la chiesa di San Macario ha riaperto le porte alla comunità.
E la seconda domenica di maggio, come sempre da che mondo è mondo al Capannone ci si incontra per una preghiera, per stare insieme, per ritrovare le radici di un passato.