SIENA. Dal segretario provinciale della Cgil, Claudio Guggiari, riceviamo e pubblichiamo.
“Le notizie negative per il territorio senese non finiscono. Stamani si legge sulla stampa nazionale della forte riduzione dei consumi nella grande distribuzione nei primi mesi dell’anno, addirittura come Siena, insieme alla provincia di Pisa, sia la maglia nera del centro-nord Italia con decrementi superiori al 5%. Parlando di grande distribuzione in particolare, è facile dire che non si fa riferimento in linea di massima alla spesa dei ceti più agiati della popolazione.
Un dato preoccupante, che purtroppo, anche volendo essere ottimisti, non è il solo a descrivere un arretramento assoluto e comparato della nostra economia e, quindi, delle nostre condizioni sociali ed una diseguaglianza che si sta accentuando. E’ chiaro che le politiche governative non sono in grado di costruire una stabile inversione di tendenza, neanche con i bonus o con la totale precarizzazione dell’occupazione che possono ormai essere lette solo come spot populistici al servizio di battaglie politiche esclusive.
Nei giorni e nelle settimane scorse abbiamo sentito e letto i dati del Microcredito di solidarietà, quelli forniti da FISES – uno spaccato veritiero del sistema creditizio – e quelli relativi alla disoccupazione, alla precarizzazione attraverso i vouchers, alla rimonta predominante dei licenziamenti sulle assunzioni, a come solo le imprese capaci di essere concorrenti sui mercati internazionali tengano a galla i nostri comparti industriali. Da soli il turismo, i servizi e l’agricoltura non ce la fanno a garantire un futuro possibile per tutta la nostra comunità; soprattutto se l’edilizia e il manifatturiero arretrano pesantemente.
C’è bisogno di una scossa, di cui anche le parti sociali devono farsi carico. Da tempo abbiamo proposto ad associazioni datoriali ed istituzioni un corposo e dettagliato ragionamento su tutta la provincia: nessuna risposta. Dopo la recente riforma istituzionale – sparizione delle Province – non c’è più neanche un luogo dove provare a discutere e, se necessario, mediare. Nel frattempo però le cose vanno avanti.
Mi è capitato giorni fa di intervenire pubblicamente sullo stato assurdo, inqualificabile, vergognoso delle nostre vie di comunicazione; oggi vorrei accennare ad altre due questioni. La prima riguarda il rapporto fra la produzione e il ritorno e le modalità di utilizzo dell’energia: credo che tutti dovremmo essere coscienti della necessità di definire, anche in rapporto con altri territori, la qualità, le condizioni, le proporzioni di un rinnovato impegno sulla nostra provincia, soprattutto in ragione del sostegno ad uno sviluppo economico che può dipendere anche da questa risorsa (visto che ce l’abbiamo…). Naturalmente rispettando le esigenze di ordine sanitario. La seconda questione attiene alle risorse finanziarie su cui, pur fortemente diminuite, ancora questo territorio può contare. Il loro utilizzo non può non tener conto dei settori che hanno, fra i pochi, le caratteristiche in grado di dare una prospettiva produttiva ed occupazionale alla nostra provincia: le scienze della vita e il biomedicale. Non sono i soli, ma dopo la ‘batosta Siena Biotech’, la conferma del ruolo dello sviluppo in GSK, l’imprinting sul distretto con base a Siena da parte della Regione e le start-up che stanno nascendo e consolidandosi nell’incubatore TLS, ci obbligano a considerare fra le priorità questi settori”.