Tanti interventi al convegno organizzato dall'associazione Confronti
SIENA. Numerosa la partecipazione di cittadini ed operatori del settore della ricerca e della sanità al convegno “Università di Siena – Facoltà di Medicina o spedale zonale a Le Scotte”, promosso dall’Associazione Culturale Confronti, svoltosi nel pomeriggio di giovedì 17 marzo nella gremita Saletta dei Mutilati a Siena. Era prevista la presenza di Angela D’Onghia, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che, per motivi di salute, non è potuta intervenire facendosi sostituire dal direttore generale capo dipartimento per l’Istruzione Lucrezia Stellacci, assieme capo ufficio del già citato sotto segretario Stefano Paciello.
A fare gli oneri di casa Alberto Monaci, presidente dell’Associazione il quale, forte dell’esperienza maturata nel ruolo di presidente del Consiglio Regionale della Toscana, ha introdotto il tema del ruolo dell’Università senese e dei suoi dipartimenti di Medicina e il contestuale posizionamento della sanità nella Toscana meridionale e, in particolare, a Siena.
Molti gli interventi in sala di primari, docenti universitari, operatori del complesso sistema della sanità e studenti universitari. In sintesi sono emerse le seguenti considerazioni.
- Le continue riforme del sistema normativo che regola la vita degli Atenei hanno portato a ridurre negli ultimi anni notevolmente i fondi alle Università con un impoverimento dell’offerta formativa a livello nazionale. In particolare a Siena, negli ultimi sette/otto anni, a seguito del gravissimo deficit economico che ha subito il nostro Ateneo, è scattato il blocco delle assunzioni e il conseguente mancato reclutamento di docenti. Ciò ha, quindi, contribuito al depauperamento culturale dell’Università; sarebbe stato necessario compensare le carenze dovute ai pensionamenti, sommate a quelle che si sono prodotte per i ruoli di quei docenti che, in età prossima al pensionamento e in possesso dei livelli contributivi necessari, sono stati incentivati all’esodo.
- Nonostante i proclami di risanamento e le operazioni di eccellenza, apparse entrambe sui media locali, è emerso che, purtroppo, i numeri parlano chiaro e indicano un netto ridimensionamento degli iscritti all’Ateneo Senese come evidenziato dalla tabella seguente, che è stata oggetto di riflessioni e considerazioni durante il convegno.
Quanto sopra ha decisamente nociuto a tutte le discipline dell’Università di Siena, con un effetto deleterio per la Facoltà di Medicina, che a Siena, ha sempre svolto un ruolo di “traino” verso tutte gli altri Corsi di Laurea, quali Farmacia, Biologia, Biotecnologia, e tutte le Professioni Sanitarie. Una Facoltà di Medicina vivace induce le iscrizioni ad altri corsi, aumenta l’indotto economico cittadino, valorizza l’industria privata nel campo chimico-farmaceutico e delle biotecnologie. A tal proposito il Magnifico Rettore non si è avvalso neanche della facoltà prevista dalla legge 517/99 che all’art. 3 comma 6 regola la presenza di strutture assistenziali complesse, funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca dei Corsi di Laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia, per cui varie Strutture a Direzione Universitaria sono oggi a Direzione Ospedaliera.
Negli anni passati il numero di studenti era, infatti, pari ad un terzo della popolazione senese – circa ventimila – provenendo da diverse regioni italiane, nonché dall’estero. Questo contribuiva a mantenere la città viva, fervente e ricca di scambi culturali. Siena offriva corsi con caratteristiche di eccellenza ed esclusività, in particolare nelle materie di Economia Bancaria e Medicina; tutto ciò era associato ad elevati standard di qualità della vita, sia in termini di supporto allo studio (sale studio, biblioteche, mense, residenze universitarie, impianti sportivi, borse di studio), sia per tante altre attività ricreative.
- le scuole di specializzazione di Medicina rischiano di chiudere e, quindi, migrare presso gli altri Atenei toscani, dato che per mantenere una scuola di specializzazione è necessaria la presenza di almeno un professore ordinario ed un professore associato.
Alla luce della considerazioni puntuali, sopra descritte e dibattute nel convegno, è emersa l’opportunità degli organizzatori di porre ufficialmente all’attenzione dell’ Autorità presenti il depauperamento attualmente in atto nel corso di Laurea di Medicina a Siena, sugli importanti risvolti per la tutela della salute dei cittadini senesi e di quanti da fuori regione ritenevano il policlinico senese un’eccellenza tra i luoghi di cura a livello nazionale ove affidare la propria salute. Se si svaluta fino all’annientamento la facoltà di Medicina si perde mezza Università oltre al danno per i pazienti locali e per quelli che scelgono di curarsi a Siena dato che il policlinico Le Scotte è ancora ai primi posti in Toscana per attrattività dei pazienti provenienti “extra regione”.
E’ stato ricordato, durante la serata, che il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato il riordino del sistema sanitario, con una legge dall’iter molto rapido, quasi precipitoso, da quando cioè il governatore Enrico Rossi, di fronte alla decisione del governo di tagliare il fondo sanitario nazionale di oltre 2 miliardi, a metà dell’ottobre 2014, decise che la soluzione toscana per ottenere i necessari risparmi era: introdurre un ticket ospedaliero (proposta prontamente decaduta); realizzare una drastica riduzione delle Asl: 3 sole Asl, rispetto alle 16 tra Asl e 4 Aziende ospedaliere universitarie. In questo panorama di riduzione della spesa regionale, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, a seguito delle politiche sanitarie messe in atto dal Governatore Rossi e dagli Organi di Governo Regionale, è stata sempre più relegata ad un ruolo di “Cenerentola” in confronto alle altre Aziende Ospedaliere Universitarie Toscane. E’ emersa una forte preoccupazione verso il rischio di isolamento del Policlinico senese e della sua riduzione a “Spedale Zonale”. La tradizione ultracentenaria della medicina universitaria senese, che ha contribuito nel corso di quasi otto secoli all’insegnamento delle discipline mediche e della pratica medica, realizzando la formazione di una delle figure professionali più complesse esistenti dall’origine della nostra specie e della nostra organizzazione sociale rischia di essere rinnegata e “buttata alle ortiche”.
Da segnalare l’ampio dibattito con numerosi interventi tra cui quello, particolarmente articolato, del presidente della Prima Commissione Consiliare Regionale Stefano Scaramelli, dei candidati alla carica di Rettore, Frati e Petraglia e quelli di professionisti del settore quali Menicacci, Pinto, Daniello, Coluccia e Battista, oltre quello di Fiorenzani e altri.