Sulle aggregazioni si accavallano voci, smentite e manovre di corridoio...
di Red
SIENA. Il preconsuntivo presentato dalla banca Monte dei Paschi di Siena giovedì 28, da 390 milioni di utili, fotografa problemi comuni a molte banche ma anche potenzialità che potrebbero interessare futuri partner. Non è probabilmente la luce in fondo al tunnel, ma il primo di tanti segnali indicatori che – secche politiche a parte – la rotta dell’istituto senese potrebbe essere quella giusta. Gualtieri su Milano Finanza snocciola tanti dati positivi.
1) il patrimonio tiene: il common equity tier 1 transitional è al 12% (fully loaded all’11,7%), sostanzialmente invariato rispetto a fine settembre 2015 e sensibilmente al di sopra della soglia del 10,2% richiesta dalla Bce. Si tratta di un dato superiore ad esempio rispetto a quelli annunciati da Unicredit, Bper, Bpm o Cariparma nei conti trimestrali.
2) Sul fronte della macchina operativa, i ricavi hanno segnato una crescita del 26% rispetto al 2014, con commissioni nette in aumento del 6,6% a 1,81 miliardi. Una performance su sui, in linea con il sistema, ha inciso il contributo significativo dei proventi da risparmio gestito.
3) Viola ha affrontato il problema del credito deteriorato mettendo sul mercato pacchetti di crediti chirografari dal valore nominale miliardario. Non basta, il problema va affrontato in maniera ancora più incisiva: Il piano industriale di Mps peraltro prevede già cessioni di deteriorati per un valore nominale di 5,5 miliardi di euro e il target potrebbe essere alzato. Molto dipenderà dalla fine della secca politica sull’asse governo Renzi – Commissione Ue nella definizione della bad bank o similare e soprattutto dell’inizio dell’operatività dello strumento finanziario: i dettagli sono sul tavolo del presidente del consiglio ma non sono stati ancora resi noti al pubblico.
Ma il risiko delle aggregazioni è ripartito subito nel weekend. Il colpo l’ha fatto La Repubblica, che domenica ha scritto di un progetto matrimoniale Monte – Poste con la benedizione di CDP, e lunedì lo ribadisce a fronte delle smentite secche dell’interessata e delle autorità di controllo. Alla fine della giornata borsistica vedremo la qualità dei movimenti sui titoli in discussione, ma una strada sembra tracciata. Purtroppo con questo sindaco di Siena e questo presidente della Fondazione (che non contano proprio), la soluzione potrebbe portare via la direzione della banca da Rocca Salimbeni verso Roma o Milano, se sarà una aggregazione con altri istituti italiani come Ubi banca. L’aggregazione internazionale però ha trovato una secca nella crisi che sta attanagliando, per motivi diversi, quei paesi (dalla Cina ai ricchi emirati arabi), su cui si è fantasticato negli ultimi anni.