Lo ha comunicato Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico
di Fabrizio Pinzuti
OMBRINA MARE. Stoppato il progetto petrolifero al largo della costa abruzzese noto come “Ombrina Mare 2”. Lo ha comunicato Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico, questa mattina telefonicamente al presidente della Giunta regionale abruzzese Luciano D’Alfonso. La società Rockhopper, proponente del progetto, può presentare ricorso contro la decisione, ma, in attesa che si pronunci sulla legge regionale 29/2015, che “fa divieto di svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi entro le dodici miglia marine, lungo l’intero perimetro costiero della Regione Abruzzo, e prevede che il divieto si applichi anche ai procedimenti in corso all’entrata in vigore della legge”, la Corte Costituzionale (unica legittimata a pronunciarsi sulla sua legittimità), le possibilità di ricorso sembrano davvero poche.
Il progetto, dopo ben otto anni di dispute, è diventato il simbolo della lotta non solo abruzzese ma di tutto il vasto movimento (NO TRIV, Greenpeace, WWF, Legambiente, Marevivo, Touring Club, Pro Natura, FAI, Italia Nostra e tante altre associazioni) sorto contro le trivellazioni selvagge, particolarmente attivo dopo il famigerato decreto “Sblocca Italia”, non a caso ribattezzato “Sblocca Trivelle”, contro quella che è stata definita la “deriva petrolifera”, cioè il proliferare di progetti a terra e a mare.
Il vasto fronte impegnato nella lotta ambientalista aveva fatto osservare che “secondo le stime della stessa società proponente, ogni giorno sarebbero stati immessi in atmosfera circa 200 tonnellate di fumi da combustione dai motori, dal termodistruttore e dalla torcia atmosferica; nei pochi mesi di perforazione e prove di produzione sarebbero stati prodotti 14mila tonnellate di rifiuti tra fanghi perforanti ed altro” da quella che veniva definita una “vera e propria raffineria in mare”. La piattaforma avrebbe dovuto avere le dimensioni di “35 metri per 24 metri per 43,50 metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani)” che sarebbe rimasta per 25 anni ormeggiata davanti la costa teatina “collegata ai 4-6 pozzi perforati in un periodo di avvio del progetto della durata di 6-9 mesi”, e “ad una grande nave della classe Panamax riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita FPSO (Floating Production, Storage and Offloading) posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza dalla costa. La nave avrebbe avuto le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima”. A collegare il tutto ci sarebbero “da 36 a 42 km di condotte per olio, gas e acqua di produzione/strato, o posate o affossate in trincee scavate sul fondale. Per questa ragione, lungo 16-17 km di queste condotte sarebbe stato vietato l’ancoraggio a tutte le navi per una fascia larga 926 m; pertanto, considerando anche una zona di divieto di 500 metri dalla FPSO e dalla Piattaforma, tra 1531 a 1624 ettari di mare”.