Montalcino al lavoro per il Distretto Biologico
di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Se ha avuto un merito, l’economista Latouche, è proprio quello di aver rotto il ghiaccio sul tema di una nuova crescita più sostenibile; di avere poi lavorato così bene, facendo conferenze, per promuovere sé stesso e i suoi libri sulla “decrescita felice”, da aver incrinato schemi mentali, tabù, e interessi, provocando inevitabili polemiche, ma anche suscitando attenzione, nella generale reticenza…
E solo in questi giorni – causa smog che soffoca le città del mondo – la politica, i media, i cittadini stanno parlando finalmente della necessità, non solo di “fare qualcosa”, ma di un cambiamento più profondo.
Solo in questi ultimissimi giorni, però: infatti mai prima d’ora i media hanno dato evidenza a questi temi e gli uomini della politica hanno fatto così tante dichiarazioni a questo proposito, facendone però ancora una volta, purtroppo, un tema di parte, un argomento elettorale.
Invece non si tratta di un tema elettorale ma di un tema vitale, di sopravvivenza, che ci chiama – uno per uno – alle nostre responsabilità; e finora se ne è parlato poco e con reticenza, credo, perché, volenti o nolenti, siamo chiamati a scelte di vita “scomode” o inusuali, e perché sullo sfondo c’è la richiesta di una revisione abbastanza radicale dei nostri comportamenti, del nostro modello di sviluppo, della nostra mentalità, dei criteri economici che ci governano.
Quello che leggiamo – e che nelle città respiriamo – in questi giorni ha un sapore drammatico. Ma può anche essere un’occasione per rivitalizzare il nostro modo di pensare e darci nuovo impulso, e può diventare anche un’opportunità.
Proprio a ridosso di questo momento è giusto tornare a parlare di Montalcino, dove si sta aggregando la nuova realtà fatta soprattutto di imprese, agricole e no, ma anche di singoli cittadini e di professionisti; si sta lavorando per dare concretezza al Distretto Biologico: non solo parole, ma un vero salto di qualità e allo stesso tempo un segnale che si spera venga raccolto e moltiplicato per cominciare a pensare e agire in modo “nuovo” e più amichevole nei confronti della terra e dell’ambiente; pensieri e azioni in cui l’agricoltura è centrale, ma che coinvolgono diversi ambiti tutti legati tra di loro.
Purtroppo gli eventi planetari ci insegnano che è davvero urgente scegliere un modello di sviluppo diverso, ma certo non è pensabile che ciò possa avvenire in un solo momento e con una ricetta passepartout.
Ora la conoscenza abbastanza diffusa, ma molto poco discussa, dell’insostenibilità di molte scelte, ci fa capire che bisogna lavorare per adottare nuovi modelli economici, e prima ancora, culturali.
Quella di Montalcino non è una scelta congiunturale: ha preso le mosse molto tempo fa ed è cresciuta in modo graduale: ora vede convergere pensiero, idee, scelte di vita e aspettative di molti soggetti, sottolineo ancora, anche molto diversi tra di loro.
È riuscito in questa operazione Francesco Marone Cinzano che, partendo da un sentimento personale, ha messo insieme donne e uomini del vino, delle professioni e dell’impresa fino ad arrivare al Comitato che ora rappresenta questo obiettivo. .
Mi fa pensare a una sorta di ‘Manifesto’, quello di un mondo alla ricerca di sé stesso, e degli uomini che in questa ricerca si riconoscono, come in un denominatore comune.
Marone Cinzano è riuscito a chiamare intorno a questo progetto l’interesse e la volontà di persone e imprese che a Montalcino sono nate e cresciute, ma anche quello di molti cittadini venuti da altrove, alcuni arrivati decenni fa, altri più recentemente insediati qui. Tutti legati anche dalla consapevolezza che se è vero che il luogo deve la propria fama internazionale alla rinomanza dei vini, è ancor più vero che i vini devono tutto al luogo; e al centro di quest’idea dunque c’è Montalcino. E si capisce anche molto bene che proprio partendo da qui si può lanciare un segnale più energico e visibile.
Il Distretto Biologico a cui si sta lavorando è così l’espressione di pensieri e sentimenti – e di idee molto nitide – che però non sono, né vanno, “contro” alcunché; è qualcosa che tende a includere, a dialogare, a confrontarsi in modo aperto e a creare aggregazione. Ma soprattutto è l’idea di una qualità di vita e di lavoro migliore per tutti, che prevede l’assunzione di responsabilità (e di comportamenti che ne siano testimoni) di ognuno.
Il Comitato e il costruendo DB hanno già una sede carismatica nel restaurato complesso di Sant’Agostino (meta obbligatoria per conoscere i luoghi e la storia), ospiti della Scuola Permanente dell’Abitare; associazione nata a Bergamo – ben presente in tutta Italia e da un anno con sede a Montalcino – che promuove un’architettura innovativa e sostenibile, diffondendone il pensiero con corsi, testimonianze, seminari e progetti: la Scuola è anche uno dei soci fondatori del Distretto Biologico e parteciperà attivamente alla diffusione del pensiero bio.