SIENA. Primi e positivi risultati della vertenza aperta nella scorsa primavera da CIA, Unione Agricoltori e Coldiretti, in provincia di Siena, sulla questione dei danni alle colture agricole e in particolare sulla presenza di cinghiali.
"L’azione richiesta di un drastico giro di vite sull’abbattimento di cinghiali in tutte le aree a rifugio del nostro territorio – spiega Roberto Beligni, vice presedente CIA Siena – ha portato ad un notevole incremento degli abbattimenti di ungulati: tra gennaio e agosto gli abbattimenti straordinari hanno infatti registrato un incremento del 70% rispetto allo stesso periodo del 2007". A questo dato si somma quello dei 15.700 capi abbattuti nel periodo di caccia programmata. "Si tratta – continua Beligni – di un primo, apprezzabile, risultato dovuto all’impegno di tutte le parti in causa: Provincia, ATC, distretti di caccia. Ma i risultati raggiunti devono essere considerati solo un primo parziale risultato, seppur positivo".
"Abbiamo chiesto all’Amministrazione provinciale e a tutte le parti in causa – sottolinea ancora Roberto Beligni – di condividere un obiettivo politico preciso, che resta ancora da realizzare: ristabilire un equilibrio e ripristinare la sostenibilità ambientale nella presenza di ungulati sul nostro territorio. Lo sforzo di questi mesi è un primo passo in tale direzione. Gli obiettivi sono due: in primo luogo gestire con fermezza l’emergenza che ancora permane, difendendo le produzioni agricole e lo stesso destino degli ATC senesi, con un’azione ferma e sinergica di drastica riduzione degli ungulati fino al rientro nei parametri di sostenibilità. Raggiunto tale obbiettivo è necessario affermare una gestione più avanzata nella quale vengano reintrodotte specie autoctone e in grado di garantire qualità faunistica ed equilibrio riproduttivo. Oggi infatti gli obiettivi di abbattimento, in continuo aumento, non riescono a stare al passo con le capacità riproduttive di specie che con questo territorio e con la nostra storia non hanno nulla a che fare".
Scelte utili su questa strada sono senza dubbio il divieto al foraggiamento dei cinghiali, favorire tutte le forme di concorrenza nell’abbattimento dei cinghiali in soprannumero, la rotazione o l’assegnazione a sorte dei territori di caccia, l’adozione di incentivi per chi collabora al raggiungimento degli obiettivi, oltre all’applicazione di sanzioni, con l’interdizione all’attività venatoria, per chi agisce in maniera contraria a tali obiettivi. "Occorre – continua Beligni – una revisione di tutte le norme e regolamenti in funzione del raggiungimento di una gestione sostenibile sul piano ambientale e agricolo, che premi i comportamenti virtuosi e sconfigga le logiche consumistiche. Infine è utile costruire un nuovo rapporto tra caccia, ambiente e agricoltura dove, quest’ultima, abbia un ruolo di maggior peso in tutte le fasi della gestione del territorio. In questo senso andrebbe aperta una riflessione sulle esperienze di gestione fatte in passato riviste alla luce delle nuove necessità, come ad esempio l’esperienza delle aree a regolamento specifico. Se non si agisce con determinazione su questa strada rischiamo di compromettere una parte fondamentale delle produzioni agricole locali che determinano il pil e la qualità del nostro territorio per accontentare poche decine di irresponsabili maniaci del carniere".
Grazie alla vertenza aperta in primavera da CIA, Unione Agricoltori e Coldiretti, parte proprio in questi giorni la rivisitazione dei principali regolamenti di gestione al tavolo della consulta provinciale: revisione del regolamento provinciale di gestione faunistico-venatoria del cinghiale e del regolamento provinciale di accertamento e rimborso dei danni causati dall’attività faunistica e venatoria.
"Uscire dall’emergenza e tornare alla sostenibilità inoltre – conclude Roberto Beligni – può essere la condizione anche per avviare un ragionamento e una programmazione più compiuta sul contributo che le attività faunistiche venatorie possono portare allo sviluppo economico del nostro territorio. Un forte rapporto tra questo comparto, l’agricoltura e l’ambiente è la chiave per innescare dinamiche positive e valore aggiunto.
L’aggiornamento delle principali normative nazionali e regionali, infine è l’altra condizione fondamentale per poter rispondere ai problemi di oggi, corrispondere alle nuove esigenze, per orientare il settore verso il futuro".