Per il Consiglio comunale è negativa "un’italianizzazione coatta per una conservazione statica e sterile"
SIENA. Bertrand Russel diceva che il nazionalismo politico è ripugnante perché sfocia nel fascismo, ma il nazionalismo culturale ha diritto di essere difeso e sostenuto da ogni popolo degno di questo nome. Questo il concetto della mozione, non approvata, presentata durante la seduta consiliare di ieri, 27 ottobre, dal Movimento Siena 5 Stelle per contrastare l’uso di termini inglesi sostitutivi delle equivalenti parole in italiano.
Mauro Aurigi, rimarcando la crescente adozione di termini di origine anglosassone e il contestuale rischio che l’italiano possa diventare una lingua di uso residuale, ha sostenuto come l’atto non fosse comunque pregiudizievole circa l’adozione di termini stranieri nel nostro idioma. Il consigliere, che ha sottolineato a più riprese la valenza culturale del suo documento, ha chiesto l’impegno dell’Amministrazione affinché il Comune, e con esso gli enti e le aziende dipendenti o controllati, ricorrano a termini inglesi solo quando non italianizzabili o in assenza di vocaboli o locuzioni equivalenti, nonché nel caso, ovviamente, di redazione di documenti o atti rivolti a cittadini o soggetti stranieri.
La mozione è stata respinta perché, come emerso dai vari interventi che si sono succeduti, è impensabile potenziare l’uso della lingua italiana con un’attività censoria. Un’italianizzazione coatta per una conservazione statica e sterile, fine a se stessa, che impedisce contatti ostacolando il normale processo di evoluzione culturale, alla base del progetto europeo per una società fondata sulla conoscenza, e dove le contaminazioni sono elemento di arricchimento. L’unico strumento a salvaguardia di una lingua è l’uso di uno spirito critico potenziato solo con un costante e diffuso investimento educativo, formativo e culturale.