ROMA. Un’interrogazione a risposta orale al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, per sapere su quali basi, giuridiche e tecniche, il governo propone la modifica del decreto numero 187 del 2007 in materia di tutela della fauna selvatica. E’ quella presentata da Susanna Cenni, deputata del Pd in Commissione agricoltura insieme alla capogruppo in Commissiono Ambiente del Pd, Raffaella Mariani e sottoscritta dai parlamentari democratici Angelo Zucchi e Alessandro Bratti.
“Gli interroganti – si legge nel documento – chiedono, in particolare, spiegazione per quanto attiene al prospettato posticipo del divieto di utilizzo di pallini di piombo nelle zone umide e se siano stati valutati con la dovuta attenzione i profili giuridici di tale proposta di modifica, nonché le sue potenziali e più generali conseguenze, ovvero la riapertura del lungo contenzioso sulla Rete europea detta Natura 2000 che l’emanazione del decreto 184 hanno avviato a soluzione. Il decreto, infatti, è stato emanato per sopperire alla carenza di misure di conservazione nei siti della Rete e per contribuire a risolvere un vuoto normativo che non poche difficoltà ha generato, tra gli amministratori e i vari portatori di interesse”.
L’interrogazione inoltre, intende sollecitare il Governo, chiedendo: “quali iniziative il Ministero dell’Ambiente stia adottando in merito alla tutela della biodiversità, anche in relazione alle normative europee e agli impegni internazionali sottoscritti dall’Italia, e come esso intenda assicurare una ponderata e sicura salvaguardia dell’attività venatoria”.
I deputati dl Pd chiedono, infine: “se sul provvedimento siano stati adeguatamente coinvolti gli assessorati regionali all’agricoltura, oltre che all’ambiente, in quanto la materia trattata riguarda direttamente anche le politiche di gestione faunistico – venatoria e le competenze regionali”.
“Con questa interrogazione – afferma Susanna Cenni, deputata del Pd – si cerca di comprendere quali ragioni abbiano portato il ministro a rimettere in discussione accordi che hanno una lunga storia, che hanno visto il raggiungimento di un equilibrio e che ha coinvolto anche le regioni. Non si comprende per quale ragione dopo aver cercato di rispettare normative comunitarie in essere e posto rimedio a procedure di infrazione, si debba fare un improvviso ‘dietrofront’. Non credo sia questa la strada per dare certezze al mondo venatorio né tanto meno per tutelare i nostri habitat”.