I sindacati sono preoccupati e scrivono a Visco e Draghi
ROMA. La nuova stagione di fusione del settore bancario mettono in agitazione i sindacati soprattutto per quanto riguarda il fronte occupazionale. Sette sigle hanno scritto al presidente della Bce, Mario Draghi, e al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, invitandoli a «un’assunzione di responsabilità» anche su questo tema. La lettera è stata resa nota dopo i dei rumors su di un taglio di 10mila posti da parte di Unicredit entro il 2018.
I segretari generali di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl-credito e Uilca-Uil Unisin, ricordano che negli ultimi quindici anni e fino a tutto il 2020, il settore bancario perderà sessantottomila posti di lavoro. Che il settore sia in pieno fermento lo conferma anche il fatto che il fondo interbancario starebbe esaminando un piano per la creazione di una holding, finanziata dalle banche, per il salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria e Carife: le tre principali crisi bancarie italiane.
A Cernobbio, dove è in corso fino a domenica il Forum Ambrosetti, il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro puntualizza che Cà de Sass non comprerà «nessuna banca in difficoltà». Semmai l’istituto potrebbe fare la propria parte attraverso il fondo interbancario ma – dice Gros-Pietro – «se dobbiamo mettere i soldi per coprire i buchi, e vogliamo farlo, vogliamo vedere come vengono spesi». Il banchiere precisa anche che finora «non si sono fatte le cifre nè le architetture nè le modalità di gestione» e che Cà de Sass non interverrà «in modo diretto, lo farà il fondo interbancario con i suoi organi di governo». Sul tema si dice non al corrente l’a.d di Unicredit, Federico Ghizzoni. «Non ci è ancora pervenuto nulla, penso sia uno studio di fattibilità che stia facendo il fondo stesso», sottolinea il manager ribadendo di non risultargli che «al momento le banche che sia Unicredit o qualsiasi altra, siano coinvolte nel piano stesso». Più tranchant il giudizio di Gianluca Garbi. Il numero uno di Banca Sistema boccia l’idea di un salvataggio: Banca Marche, Banca Etruria e Carife «sono istituti screditati, vista anche la concorrenza che c’è oggi nella tradizionale attività bancaria, meglio lasciarle andare». Il banchiere sottolinea, tra l’altro che «a noi, come banca piccola, il salvataggio non piace. È invece interesse delle banche più grandi, che con questa soluzione – sostiene – rinvierebbero il problema delle perdite in conto economico».