Mentre l'opinione pubblica si stringe intorno ai familiari del malcapitato paziente, molti alzano il dito contro questi casi di "malasanità" che rendono l'utente ospedaliero insicuro ed indignato nei confronti dei medici e dei paramedici e, ovviamente, della dirigenza ospedaliera delle Scotte che, ormai da mesi si trova perennemente sotto i riflettori.
La Fofi, Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, è intervenuto nella perosne del vice presidente, Andrea Mandelli che commenta: "Questa dolorosa vicenda – dice Mandelli – conferma la necessità della presenza di un farmacista clinico di reparto all’interno della struttura ospedaliera. Questo professionista sarebbe il responsabile e unico titolato a somministrare i farmaci ai degenti garantendo i cittadini. La nostra Federazione si batte per ottenere l’istituzione di questa figura fondamentale al fine di poter scongiurare al massimo problemi come quello verificatosi a Siena. Non saremo certo noi a inseguire responsabilità, meno che mai in una vicenda come questa, peraltro oggetto di indagine da parte dell’autorità giudiziaria. Ma è fuori di dubbio che il primo obiettivo, nell’ambito della sanità, debba essere la massima tutela della salute dei cittadini. Un compito al quale i farmacisti ritengono di poter contribuire con tutto il peso della propria professionalità ed esperienza".
E' intervenuta in queste ore anche la segreteria provinciale NurSind di Siena, ovvero il sindacato delle professioni infermieristiche, che nell’esprimere tutta la vicinanza umanamente possibile nei confronti del paziente vittima dell’errore avvenuto alle Scotte e dei suoi familiari, non può però tacere sulla strumentalizzazione in atto dell’accaduto.
Una difesa della infermiera che avrebbe sbagliato deriva dal fatto che "gli infermieri delle aziende sanitaria USL 7 e ospedaliero universitaria Le Scotte, come già denunciato altre volte da questa Segreteria, sono pochi e stanchi. Costretti a continui salti di riposo, a deroghe al D.Lgs 66/2003 sui riposi minimi, a continue, e spesso inutili, chiamate in servizio in regime di reperibilità. Come testimoniato da organismi internazionali (dati OMS e OCSE) i carichi di lavoro e lo stress a cui sono sottoposti gli operatori sanitari sono le principali causa di errori come quello in questione".
Ma ci sarebbero altre questioni non meno importanti: "se analizziamo poi la logistica e le dotazioni strumentali dei reparti, perlomeno della maggioranza di essi, si può certamente criticare l’assenza quasi totale di spazi adeguati ed organizzati per la preparazione delle specialità medicinali iniettive o la presenza, in luogo dei frigoriferi sanitari, dei ben più economici minibar da camera d’albergo: nel primo caso l’organizzazione dei medicinali sarebbe più semplice e meno foriera di “distrazioni” (insulina ed eparina devono essere conservati a temperature basse e sono spesso contenute in flaconi molto simili) – si legge ancora nella nota stampa a firma di Eugenio Cortigiano che aggiunge – da anni le associazioni infermieristiche, sia sindacali che professionali, predicano (a quanto pare nel deserto) la differenziazione delle confezioni dei medicinali, in particolare di quelli pericolosi, ma alle case farmaceutiche non interessa investire in sicurezza e tale pratica non viene imposta dal Ministero della Salute".
Altro aspetto riguarda anche il "multiruolo" che spesso viene lasciato agli infermieri che, oltre al lavoro in corsia devono anche svolgere "attività amministrative, di centralinisti, di trasporto di pazienti autosufficienti o materiali sanitari, tutte attività che potrebbero, anzi dovrebbero, essere svolte da altro personale (amministrativi, OSS, ausiliari) lasciando agli infermieri impegni ben più importanti, quali la somministrazione in tranquillità delle terapie".
Contrario alle proproste del Fofi, il sindacato delle professioni infermieristiche "stigmatizza" l'intervento dei farmacisti: "quella del farmacista clinico deputato alla preparazione e somministrazione dei farmaci, è proposta quantomeno bizzarra. Informiamo i dirigenti della FOFI che in Italia, per legge, le uniche figure deputate alla somministrazioni dei medicinali sono medici ed infermieri: i farmacisti al limite possono provvedere alla loro preparazione quando trattasi di specialità galeniche. Strumentalizzare il dramma accaduto alle Scotte per meri interessi di bottega, lo troviamo sconvolgente. Ci spieghino lor signori come pensano di essere immuni dall’errore, visto che di questo stiamo parlando e non certo di scarsa preparazione professionale, cosa che agli infermieri in generale, e ne siamo certi alla collega, in particolare, non manca, anche perché la laurea in infermieristica prevede ben 2 esami di farmacologia. Probabilmente in Italia ci sono troppi farmacisti (e non sanno come impiegarli…) e troppi pochi infermieri (sempre dati OCSE e OMS)".
Critiche anche alla Direzione sanitaria vengono "elargite" dal NurSind: "le linee guida internazionali sulla gestione del rischio clinico (il risk management) non prevedono MAI la comunicazione del cosiddetto evento sentinella all’autorità giudiziaria, non foss’altro perché inutile nel prevenire ulteriori eventi".
Qualcosa da eccepire anche in merito alla procedura seguita all'incidente: "buon senso, e conoscenza della corretta gestione degli eventi sentinella, avrebbero richiesto la comunicazione ai familiari, affinché decidessero loro se rivolgersi alla Magistratura, e l’apertura di un procedimento interno che coinvolgesse l’unità di crisi e tutto il personale del reparto, per analizzare, e quindi prevenire, altri errori, se l’intento è questo e non quello esclusivo di trovare un agnello sacrificale a problematiche organizzative e di dotazione di personale infermieristico. Oltretutto nella cosiddetta unità di crisi, almeno in questo caso, è mancato qualsiasi apporto professionale da parte di una figura infermieristica, benché l’Università degli Studi di Siena sia particolarmente impegnata nella formazione post-laurea anche con i Master in Infermieristica legale e forense e in Infermiere esperto nel risk management".
"In conclusione – si legge infine nella nota stampa del NurSind – questa Segreteria nel constatare che il policlinico universitario è ormai da troppo tempo sotto i riflettori di stampa e Magistratura per fatti più o meno gravi accaduti al suo interno, non può accettare che il capro espiatorio di tutti i mali sia una collega che potrebbe aver commesso un errore, e per estensione l’intera categoria infermieristica, e richiama i vertici dell’Azienda ad assumersi le proprie responsabilità".