di Augusto Mattioli
SIENA. Gli immigrati regolari in provincia di Siena sono il 9,9% della popolazione. E’ il dato che emerge dal rapporto sull’immigrazione della Caritas che, per quanto riguarda la parte toscana in particolare, è stato presentato questa mattina nell’aula magna dell’università per stranieri di Siena.
Nella nostra regione al vertice come presenze regolari di stranieri è Prato con il 14,2%,, una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale che è del 6,4% Ma percentuali superiori alla media si hanno, oltre che a Siena, anche ad Arezzo, Firenze, Pistoia, Grosseto e Pisa mentre al di sotto della media sono Lucca Livorno e Massa Carrara. In Toscana, sottolinea il rapporto nel 2007, per la prima volta è stato superato il numero di 300 mila di stranieri regolarmente soggiornanti. I territori maggiormente preferiti dagli stranieri sono quelli della provincie centrali: l’area fiorentino pratese e lungo le direttrici della cosiddetta Toscana dell’Arno considerate le aree più floride della regione. In numeri assoluti un terzo degli immigrati regolari, il 31,2%, vive in provincia di Firenze, seguono Arezzo e Prato ambedue al 10,9% e Pisa al 9,3.
Ancora un dato senese.Gli stranieri occupati nel 2007 in provincia erano 16080 nel 2000 5298, con un aumento in percentuale del 203,5%,. Complessivamente in Toscana dal 2000 si è passati da 63810 lavoratori stranieri occupati a 195 406 con una crescita percentuale in sette anni del 206,2%. La percentuale più elevata di aumento in questi anni si registra nella provincia di Grosseto (301,9%) Massa Carrara 374,1%. Livorno (254,6%) e Lucca (234,4%). “Una Toscana in chiaroscuro – sottolinea Federico Russo uno dei redattori della parte toscana del rapporto – da una parte accoglie sia per il lavoro sia per la scuola ma dall’altra c’è bisogno di investire sull’immigrazione”.
"Un settore che concorre per il 9% al prodotto interno lordo", ha puntualizzato Gianromano Gnesotto di Migrantes, associazione che con la Caritas ha realizzato il rapporto. Secondo il rettore dell’Università per stranieri Massimo Vedovelli i dati del rapporto indicano che “siamo di fronte ad una svolta culturale, ad un cambiamento di assetto generale. A cui si contrappone un assetto normativo italiano del tutto inadeguato al cambiamento che ci sta rovinando e che esclude il nostro paese dal contesto internazionale”.
Nella nostra regione al vertice come presenze regolari di stranieri è Prato con il 14,2%,, una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale che è del 6,4% Ma percentuali superiori alla media si hanno, oltre che a Siena, anche ad Arezzo, Firenze, Pistoia, Grosseto e Pisa mentre al di sotto della media sono Lucca Livorno e Massa Carrara. In Toscana, sottolinea il rapporto nel 2007, per la prima volta è stato superato il numero di 300 mila di stranieri regolarmente soggiornanti. I territori maggiormente preferiti dagli stranieri sono quelli della provincie centrali: l’area fiorentino pratese e lungo le direttrici della cosiddetta Toscana dell’Arno considerate le aree più floride della regione. In numeri assoluti un terzo degli immigrati regolari, il 31,2%, vive in provincia di Firenze, seguono Arezzo e Prato ambedue al 10,9% e Pisa al 9,3.
Ancora un dato senese.Gli stranieri occupati nel 2007 in provincia erano 16080 nel 2000 5298, con un aumento in percentuale del 203,5%,. Complessivamente in Toscana dal 2000 si è passati da 63810 lavoratori stranieri occupati a 195 406 con una crescita percentuale in sette anni del 206,2%. La percentuale più elevata di aumento in questi anni si registra nella provincia di Grosseto (301,9%) Massa Carrara 374,1%. Livorno (254,6%) e Lucca (234,4%). “Una Toscana in chiaroscuro – sottolinea Federico Russo uno dei redattori della parte toscana del rapporto – da una parte accoglie sia per il lavoro sia per la scuola ma dall’altra c’è bisogno di investire sull’immigrazione”.
"Un settore che concorre per il 9% al prodotto interno lordo", ha puntualizzato Gianromano Gnesotto di Migrantes, associazione che con la Caritas ha realizzato il rapporto. Secondo il rettore dell’Università per stranieri Massimo Vedovelli i dati del rapporto indicano che “siamo di fronte ad una svolta culturale, ad un cambiamento di assetto generale. A cui si contrappone un assetto normativo italiano del tutto inadeguato al cambiamento che ci sta rovinando e che esclude il nostro paese dal contesto internazionale”.