SIENA. La nuova sensibilità animalista ha fatto molta strada in questo secolo. I suoi mille rivoli si spandono nella pianura della nostra società con l’avallo dei mass-media, con il conseguente interesse del mondo del Business e quando occorre, l’occhiolino della politica, perché si sa, sono voti come del resto sono voti anche quelli dei cacciatori.
Ed allora, come nacque tempo fa il partito “Caccia, Pesca e Ambiente”, monitorato e fatto fallire dopo un tentato e non riuscito inglobamento nell’ambito degli schieramenti politici, nasce oggi, cavalcando l’onda emotiva dei poveri indifesi animali, anche il Partito Animalista Europeo.
Due mondi apparentemente opposti, ma due facce della stessa medaglia, destinati ad essere a volte usati e a volte abusati dalla politica nazionale a seconda della momentanea convenienza.
Eh si, perché il cacciatore fondamentalmente non può essere di destra o di sinistra e così l’animalista e, a guardarci bene, ci sono delle ragioni da entrambe le parti.
Il pensiero moderno ci ha fatto conoscere un mondo globalizzato, fatto di modi di pensare assai diversi, religioni, abitudini e consuetudini variegate che potrebbero rappresentare la ricchezza del nostro pianeta se non fossero sempre e costantemente esasperate.
Davanti a cotanto materiale occorre discernere, sostituendoci per pochi attimi niente meno che a Dio e cercare di essere non delle menti superiori, ma dei semplici umani dotati di un minimo di intelligenza affinché si riesca a dare al tutto una scala di priorità.
Mi viene in mente che è male che ci siano delle specie a rischio di estinzione e che dobbiamo far di tutto perché questo non accada ed allora bisogna lottare per i rinoceronti, leoni, tigri, elefanti, balene ecc…, bandire il bracconaggio, il contrabbando, evitare la deforestazione, sostituire abitudini alimentari, diminuire l’inquinamento ambientale. Ma non solo. Occorre anche cambiare politiche energetiche perché anche le variazioni climatiche fanno un danno apocalittico.
D’altro canto però, lo scellerato abuso delle risorse naturali, le modifiche apportate dall’uomo, hanno anche rotto molti equilibri naturali facendo si che alcune specie si moltiplicassero oltre modo ed il loro sovrannumero diventasse un ulteriore problema. Così gli ungulati, i cinghiali, i lupi, anche nella nostra provincia hanno cominciato a danneggiare le colture e i greggi arrecando notevoli danni economici.
Poiché ormai l’equilibrio è stato rotto, l’unica alternativa è quella di cercare di regolamentare e selezionare il numero dei capi in modo da non nuocere troppo da una parte o dall’altra.
Siccome credo sia difficile convincere il cinghiale a non mangiare l’uva o il lupo a fare una dieta rigorosamente vegetariana credo che in questo caso sia doveroso l’abbattimento.
E’ un discorso di priorità e nella scala delle priorità ci sono delle cose che vengono prima o cose che vengono dopo.
L’animalista esasperato, non quello preparato che giustamente si attiva per le vere grandi battaglie, ma “quello della domenica”, comincia a torcere il naso sentendo queste cose perché il neurone gli segnala che verrà abbattuto il daino, quello con il musino dolce della pubblicità dell’olio cuore e la riprovazione sale alle stelle.
Il cinghiale un po’ meno perché ha il muso brutto e fa meno tenerezza.
Dunque parliamoci chiaro. L’istinto degli animalisti esasperati divide subito il mondo animale in due categorie: gli animali che fanno più tenerezza e quelli che ne fanno meno.
Questo lo si evince anche dalla cronaca dove ad esempio si formano comitati per salvare il capriolo Benny (gli si dà sempre un nome carino) o l’Orso Jimmy, mentre nessun gruppo di fans si attiva per salvare il cinghiale Gino (anch’io gli voglio dare un nome povera bestia).
Figuriamoci poi se un gattino si rompe una zampa o un cane muore sotto una macchina.
Così tra glia animali “belli” annoveriamo gatti, cani, caprioli, scoiattoli, delfini, cavalli.
Orde di Associazioni sono pronte a mobilitarsi per questi affettuosi animaletti che spesso sostituiscono gli umani.
Eh sì, anche giustamente, perché i nonnini nessuno li va a trovare e un animale fa compagnia sicuramente più dei figli assenti e ai bambini si regalano perché almeno notano meno le assenze dei genitori.
Io credo che abbiamo superato abbondantemente il limite.
Questo non significa però che non condivido le battaglie giuste, ma solo che detesto il “buonismo a tutti i costi”.
Credo ad esempio che sia meschino il maltrattamento degli animali, il loro abbandono, divertirsi con il loro dolore, la vivisezione, l’allevamento intensivo, l’ingrassamento forzato, solo che non riesco a considerare queste creature di Dio in modo diverso a seconda della loro estetica.
Perché utilizzare dei poveri cagnolini a fini terapeutici fa più schifo che utilizzare dei maialini d’india o dei conigli o dei ratti?
Pensateci bene, ma nell’inconscio è proprio così. A me ad esempio fa schifo a prescindere.
Se fossi nato “topo” mi girerebbero parecchio le ghiandoline e lotterei per l’uguaglianza delle specie.
Chi l’ha detto che una gallina prova meno dolore di un cavallo?
Chi l’ha deciso che il maiale è più brutto del coniglio.
Voglio un comitato per salvare “Cesira”, la troia cinta che sta per essere macellata lasciando ineluttabilmente nel dolore e orfani i suoi cinque maialini.
Credo che sia inevitabile una raccolta di firme per “Artemisia”, la vacca chianina di Foiano che sta per finire nei congelatori di molti buongustai.
Trovo irrinunciabile una petizione per “Foffo”, il tacchino di Celsa che inevitabilmente finirà ripieno.
Per i più malati una soluzione ci sarebbe ed è quella di diventare Vegani.
Niente più carne in assoluto e nemmeno derivati come uova, anche perché, come tutti sanno, queste escono da un posto poco lodevole.
Secondo le ultime ricerche della scienza però, si scopre che anche le piante comunicano, rispondono agli stimoli, alla musica, alla voce, hanno una memoria ed una sensibilità e allora?
Conosco una coppia vegana che abita a Murlo in una bella casina con le travi a vista.
Ahi, le travi! Sono state fatte abbattendo una quercia secolare, quindi una pianta senziente con un’anima e una memoria che avrà sofferto atrocemente nell’essere recisa, tagliata, fatta a pezzi.
Rimane l’aria, soprattutto quella fritta!
E a proposito di aria fritta vengo alla più imbecille delle manifestazioni di questi giorni, quella ahimè autorizzata il 16 Agosto a Siena e promossa dal PAE, Partito Animalista Europeo.
Nell’aggiungermi alle migliaia di persone che si sono complimentate con il Sindaco Valentini per aver avallato (muto e rassegnato) le decisioni degli organi di sicurezza, vorrei far presente due semplici cose.
A differenza di altre associazioni animaliste (qualcuna anche seria), questa non è un associazione ma un Partito.
Come tutti i Partiti fa campagna elettorale e Siena serve per dare visibilità.
Loro vogliono avere consensi per andare in Parlamento e noi gli stiamo dando un megafono in mano!
La scusa è quella dei cavalli che muoiono e sono morti a causa del Palio.
La verità, se mai ci fosse bisogno di spiegarlo di nuovo, è che dei cavalli gli importa ben poco. Infatti nessun esposto hanno mai fatto contro le corse negli ippodromi che come media di decessi equini è esponenziale a quella del Palio.
Non riescono nemmeno a capire che il succo della festa non è la morte del cavallo, ma questa è una rara e fatale combinazione che, se non accadesse, farebbe felici i senesi prima di tutti, visto l’amore che da sempre hanno per questo quadrupede.
Peccato che a Siena gli abbiamo fatto, con la complicità del Comune, da cassa di risonanza, grazie all’internazionalità dell’evento.
Non so se verranno in cento o in duecento, ma spero vivamente che questi “animalisti della domenica” provino un profondo rimorso sapendo che, nel raggiungere la nostra città, con la loro auto o il loro pulmann, hanno inevitabilmente spiaccicato nei loro parabrezza migliaia di moscerini, vespe, mosche, tafani, tutte creature di Dio che non faranno ritorno a casa dai loro cari.
Spero anche che la loro coscienza si ribelli mentre mangiano un piatto di pici al sugo di cinghiale pensando che la bestia non si è suicidata spontaneamente, né si è offerta volontaria.
Augusto Codogno
