SIENA. Le decisioni del Cda dell'Ateneo sono continuamente sotto il controllo e l'analisi della politica locale.
Il pensiero di "vendere" beni immobili per coprire il buco proprio non piace all'opinione pubblica, qualsiasi sia il bene in questione.
La Lega Nord, da sempre attenta ai percorsi dell'Università, interviene con una nota stampa in cui sostiene che "prima di paventare vendite di immobili o la cessione del Policlinico alla Regione per risolvere la caotica situazione dell'Ateneo senese, sia necessario individuare con certezza tutte le responsabilità, anche quelle passate, a costo di far saltare diverse "teste" all'interno del carrozzone universitario, presentato da "Il Sole 24 Ore" come la terza università per numero di professori (ordinari ed associati) ogni mille studenti in corso (56 ogni 1000) e che risulta addirittura 1,3 unità di personale amministrativo ogni docente (1046 sono oggi i docenti di ruolo, 1020 i professori a contratto nell'A.A. 2006/2007)".
Sotto l'analisi delle "responsabilità" dovrebbero finire, secondo il Carroccio, anche le precedenti gestioni "perché ci appare difficile che il cosiddetto "crack" attuale sia imputabile solo ed esclusivamente alla gestione Focardi, dato che risulta con certezza che dopo le gestioni dei Rettori Barni e Grossi i bilanci dell'Ateneo cittadino dovevano essere in attivo. Una posizione, questa, che noi abbiamo già espresso in passato assieme agli amici delle Liste Civiche Senesi ed altri e che ha portato a querele da parte di due ex Rettori. Peccato, perché è stato proprio il Segretario del P.D., Simone Bezzini, a confermare la nostra posizione dicendo che il deficit "viene da lontano, ce lo portiamo dietro da molto tempo, non è stato fatto abbastanza per evitare la crisi"".
Vergogna, scrive la Lega: vergogna il silenzio dei sindacati e di una buona parte dei dipendenti "forse intenti a difendere le proprie posizioni".
"Constatando che le iniziative in ipotesi, come quella di creare una cosiddetta "task force" formata dalle stesse persone che sembrano non avere assolto compiutamente il compito di controllo e sorveglianza che avevano avuto dalle Istituzioni nominanti – scrive ancora la Lega Nord – o sentire alcuni sindacati pretendere di ottenere poteri ancora più ampi di quelli che avevano, e che a loro volta hanno usato per attuare le loro strategie, sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra. Se l'obiettivo è quello di affidare il commissariamento ai presunti colpevoli (che potrebbero utilizzare i nuovi poteri per nascondere le varie responsabilità e riaffidare la guida dell'Università ai soliti noti), ribadiamo, pertanto, la nostra idea che l'attuale Rettore Focardi porti in fondo un reale cambiamento e crediamo che non sia necessaria la cessione del "Santa Maria delle Scotte" alla Regione, peraltro, a quanto pare, contro delle precise leggi che vieterebbero operazioni come questa".
"Chi lo propone, infatti – conclude la Lega Nord – non dice che il "buco" del nostro Ateneo, in questo caso, sarebbe ripianato dai soldi dei contribuenti toscani. Tanto per capirsi, parte del passivo realizzato sarebbe ripianato con i soldi di tutti. Meglio, invece, che o chi ha sbagliato paghi di tasca propria e si cerchi un nuovo lavoro (ma per il momento ci sembra che si pensi solo a ripianare i deficit e non ad accertare le responsabilità, prima, e, successivamente, trovare le soluzioni) o che si vendano strutture che più che veri e propri luoghi di ricerca sembrano !dependance" al servizio di qualche intoccabile barone universitario o che hanno costi enormi di gestione per il nostro Ateneo, con bilancio finale pari allo zero: dal Santa Chiara, alla Certosa di Pontignano (seppur teatro di importanti convegni internazionali), tanto per citarne alcune".
Sotto l'analisi delle "responsabilità" dovrebbero finire, secondo il Carroccio, anche le precedenti gestioni "perché ci appare difficile che il cosiddetto "crack" attuale sia imputabile solo ed esclusivamente alla gestione Focardi, dato che risulta con certezza che dopo le gestioni dei Rettori Barni e Grossi i bilanci dell'Ateneo cittadino dovevano essere in attivo. Una posizione, questa, che noi abbiamo già espresso in passato assieme agli amici delle Liste Civiche Senesi ed altri e che ha portato a querele da parte di due ex Rettori. Peccato, perché è stato proprio il Segretario del P.D., Simone Bezzini, a confermare la nostra posizione dicendo che il deficit "viene da lontano, ce lo portiamo dietro da molto tempo, non è stato fatto abbastanza per evitare la crisi"".
Vergogna, scrive la Lega: vergogna il silenzio dei sindacati e di una buona parte dei dipendenti "forse intenti a difendere le proprie posizioni".
"Constatando che le iniziative in ipotesi, come quella di creare una cosiddetta "task force" formata dalle stesse persone che sembrano non avere assolto compiutamente il compito di controllo e sorveglianza che avevano avuto dalle Istituzioni nominanti – scrive ancora la Lega Nord – o sentire alcuni sindacati pretendere di ottenere poteri ancora più ampi di quelli che avevano, e che a loro volta hanno usato per attuare le loro strategie, sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra. Se l'obiettivo è quello di affidare il commissariamento ai presunti colpevoli (che potrebbero utilizzare i nuovi poteri per nascondere le varie responsabilità e riaffidare la guida dell'Università ai soliti noti), ribadiamo, pertanto, la nostra idea che l'attuale Rettore Focardi porti in fondo un reale cambiamento e crediamo che non sia necessaria la cessione del "Santa Maria delle Scotte" alla Regione, peraltro, a quanto pare, contro delle precise leggi che vieterebbero operazioni come questa".
"Chi lo propone, infatti – conclude la Lega Nord – non dice che il "buco" del nostro Ateneo, in questo caso, sarebbe ripianato dai soldi dei contribuenti toscani. Tanto per capirsi, parte del passivo realizzato sarebbe ripianato con i soldi di tutti. Meglio, invece, che o chi ha sbagliato paghi di tasca propria e si cerchi un nuovo lavoro (ma per il momento ci sembra che si pensi solo a ripianare i deficit e non ad accertare le responsabilità, prima, e, successivamente, trovare le soluzioni) o che si vendano strutture che più che veri e propri luoghi di ricerca sembrano !dependance" al servizio di qualche intoccabile barone universitario o che hanno costi enormi di gestione per il nostro Ateneo, con bilancio finale pari allo zero: dal Santa Chiara, alla Certosa di Pontignano (seppur teatro di importanti convegni internazionali), tanto per citarne alcune".