SIENA. Sconcerto e stupore: sono questi i sentimenti espressi dal segretario provinciale del Pd, Simone Bezzini e dal segretario comunale – e onorevole – Franco Ceccuzzi alla notizia dei numeri costitutivi il buco di bilancio dell'Università degli studi di Siena. La speranza, ovviamente, è quella che, nel saltellio dei numeri che ha caratterizzato gli ultimi giorni, si giunga, infine, ad una definitiva quantificazione del debito.
"Questa grave situazione – scrivono in una nota congiunta i due rappresentanti locali del Pd – rischia di mettere a repentaglio il futuro dell’Università degli Studi di Siena, crea una profonda incertezza per migliaia di lavoratori dell’Ateneo e dell’indotto e produce un danno economico e di immagine a tutta la città e alla nostra provincia”.
“In questo quadro di forte preoccupazione – affermano Bezzini e Ceccuzzi – non può che essere considerata giusta e inevitabile la richiesta degli enti locali di coinvolgere in questa grave emergenza oltre alla Regione Toscana, della quale apprezziamo lo spirito di collaborazione, anche il Ministero dell’Università e della ricerca. La dimensione del disavanzo, infatti, non consente di essere gestita all’interno dei confini della nostra provincia. Nel breve periodo, serve mettere in campo tutti quei provvedimenti di emergenza che garantiscano la continuità del funzionamento dell’Ateneo, a partire dal pagamento degli stipendi e dal normale svolgimento della didattica, e che per la loro dimensione non possono prescindere dall’intervento dello Stato che non può sottrarsi, vista la competenza primaria che ha su questa materia”. “Nel mentre saranno messi in campo tutti i possibili interventi di emergenza – continuano Bezzini e Ceccuzzi – sarà necessario guardare anche al domani e alla salvaguardia del carattere pubblico dell’Università. Il piano di risanamento, in corso di elaborazione rappresenta un passaggio obbligatorio e fondamentale il cui successo è decisivo per salvare l’Università e scongiurare un suo gravissimo ridimensionamento. In questo senso vanno incoraggiate e sostenute quelle forze che, all’interno dell’Ateneo hanno piena consapevolezza della drammatica situazione e ritengono il piano non una dichiarazione d’intenti in attesa di tempi migliori, ma un’assunzione di responsabilità inderogabile. Il piano proposto dall’Ateneo rappresenta un primo passo importante che avrà bisogno di essere condiviso da tutto il mondo universitario, dai sindacati, ma anche dalle istituzioni locali e regionali. Il Piano di risanamento non può prescindere dall’analisi degli errori amministrativi, gestionali e strategici che si sono stratificati negli anni e per questo dovrà avere un profilo più netto e radicale dal punto di vista delle questioni riorganizzative. Quattro sono le condizioni di fondo che determineranno la credibilità del Piano: il cambio radicale del modello di governance; la messa a punto di un sistema di valutazione e di erogazione delle risorse, fondata sul merito; una ripartizione dei sacrifici non a pioggia ma che guardi agli asset strategici della ricerca e della didattica e l’immediata introduzione di cambiamenti che qualifichino e rendano credibile la struttura amministrativa, a partire dai massimi livelli”.
“Per salvaguardare il futuro dell’Università di Siena – concludono Bezzini e Ceccuzzi – c’è bisogno che l’emergenza venga gestita con spirito unitario e con grande senso di responsabilità, in primis da parte di tutto l’Ateneo. E’ infine auspicabile che le tantissime energie interne all’Università si mobilitino per elaborare una grande proposta di riforma dell’Ateneo che proietti verso il futuro la storia e la tradizione di una delle più importanti istituzioni senesi”.
"Questa grave situazione – scrivono in una nota congiunta i due rappresentanti locali del Pd – rischia di mettere a repentaglio il futuro dell’Università degli Studi di Siena, crea una profonda incertezza per migliaia di lavoratori dell’Ateneo e dell’indotto e produce un danno economico e di immagine a tutta la città e alla nostra provincia”.
“In questo quadro di forte preoccupazione – affermano Bezzini e Ceccuzzi – non può che essere considerata giusta e inevitabile la richiesta degli enti locali di coinvolgere in questa grave emergenza oltre alla Regione Toscana, della quale apprezziamo lo spirito di collaborazione, anche il Ministero dell’Università e della ricerca. La dimensione del disavanzo, infatti, non consente di essere gestita all’interno dei confini della nostra provincia. Nel breve periodo, serve mettere in campo tutti quei provvedimenti di emergenza che garantiscano la continuità del funzionamento dell’Ateneo, a partire dal pagamento degli stipendi e dal normale svolgimento della didattica, e che per la loro dimensione non possono prescindere dall’intervento dello Stato che non può sottrarsi, vista la competenza primaria che ha su questa materia”. “Nel mentre saranno messi in campo tutti i possibili interventi di emergenza – continuano Bezzini e Ceccuzzi – sarà necessario guardare anche al domani e alla salvaguardia del carattere pubblico dell’Università. Il piano di risanamento, in corso di elaborazione rappresenta un passaggio obbligatorio e fondamentale il cui successo è decisivo per salvare l’Università e scongiurare un suo gravissimo ridimensionamento. In questo senso vanno incoraggiate e sostenute quelle forze che, all’interno dell’Ateneo hanno piena consapevolezza della drammatica situazione e ritengono il piano non una dichiarazione d’intenti in attesa di tempi migliori, ma un’assunzione di responsabilità inderogabile. Il piano proposto dall’Ateneo rappresenta un primo passo importante che avrà bisogno di essere condiviso da tutto il mondo universitario, dai sindacati, ma anche dalle istituzioni locali e regionali. Il Piano di risanamento non può prescindere dall’analisi degli errori amministrativi, gestionali e strategici che si sono stratificati negli anni e per questo dovrà avere un profilo più netto e radicale dal punto di vista delle questioni riorganizzative. Quattro sono le condizioni di fondo che determineranno la credibilità del Piano: il cambio radicale del modello di governance; la messa a punto di un sistema di valutazione e di erogazione delle risorse, fondata sul merito; una ripartizione dei sacrifici non a pioggia ma che guardi agli asset strategici della ricerca e della didattica e l’immediata introduzione di cambiamenti che qualifichino e rendano credibile la struttura amministrativa, a partire dai massimi livelli”.
“Per salvaguardare il futuro dell’Università di Siena – concludono Bezzini e Ceccuzzi – c’è bisogno che l’emergenza venga gestita con spirito unitario e con grande senso di responsabilità, in primis da parte di tutto l’Ateneo. E’ infine auspicabile che le tantissime energie interne all’Università si mobilitino per elaborare una grande proposta di riforma dell’Ateneo che proietti verso il futuro la storia e la tradizione di una delle più importanti istituzioni senesi”.