D'Orsogna ribatte al presidente del Consiglio
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Il premier Matteo Renzi, in risposta a uno striscione srotolato a Roma in un incontro sul clima da alcuni attivisti di Legambiente con la scritta “No Oil” contro le trivelle in Adriatico”, ha osservato: “Il vero nemico è il carbone e bisogna dire le cose come stanno e cioè che il consumo di petrolio non può finire da qui a domani mattina”. Non si è fatta attendere sul Fatto Quotidiano la replica del fisico e docente universitario Maria Rita D’Orsogna: “Questa non è una gara al ribasso fra petrolio e carbone, e a chi inquina di più o di meno. Tutte e due sono fonti fossili, non rinnovabili, che similmente sputano gas serra in atmosfera, che inquinano l’aria, l’acqua e i polmoni di chi vive vicino a impianti da cui vengono estratti, lavorati, trasformati. Il 40% delle emissioni di CO2 in atmosfera viene da petrolio e derivati. Tutte le organizzazioni scientifiche del mondo, ma proprio tutte, concordano che se vogliamo salvare il nostro modo di vivere, incluso quello dei figli di Renzi, le estrazioni e l’uso di petrolio devono drasticamente diminuire. Forse da Firenze e dai palazzi immacolati di Roma è possibile inventarsi improbabili sfumature di veleni, ma la verità è un’altra. Il vero nemico siete voi politicanti che continuate a dire che è tutto apposto con le trivelle in Italia, un paese che ha tutt’altra vocazione. Il giardino del mondo ridotto ad una gruviera petrolifera perché non sapete programmare, pensare, volere, osare. Fino alla nausea ricorderò che se in Florida e in California hanno adottato barriere di protezioni di cento miglia, un motivo ci sarà. Fino alla nausea ricorderò che non si può essere Gela e Taormina allo stesso tempo. Fino alla nausea ricorderò che quel petrolio è poco e scadente, e servirà solo per gli speculatori di paesi lontani. Qui si parla di aprire all’airgun (in inglese arma ad aria [compressa], strumento usata in geofisica e in particolare nelle prospezioni geofisiche come mezzo di generazione di onde compressionali, attraverso un compressore che crea e quindi fa esplodere una bolla d’aria sott’acqua, ndr) prima e alle trivelle dopo in Puglia, in Abruzzo, in Calabria, in Veneto, nelle Marche, in Sardegna, in Sicilia. Sottocosta. In qualche caso anche a cinque, sei chilometri da riva. Incluse ci sono località come Polignano a Mare, in Puglia, che è stata inserita da Cnn nella lista dei dieci posti più “cool” del mondo per cene indimenticabili grazie alla vista sul mare. Una di dieci località, scelte nel mondo intero. Cosa promuoviamo adesso, la vista trivelle? Italia? Proprio qualche settimana fa sono state approvate quasi una dozzina di interventi di ispezioni sismiche con l’airgun in Adriatico. Cosa vogliamo diventare? Le località petrolizzate sono un continuo snocciolarsi di storie di inquinamento, terremoti, corruzione, incidenti. E dall’altro lato ci sono comunità che hanno *voluto* cambiare – Uruguay, Danimarca, Germania. Possibile che Matteo Renzi non riesca proprio a vedere l’ovvio? Non riesco a capire perché il buonsenso sia cosi lontano dalle menti di questi nostri governanti. Forse perché vicini al potere, ai soldi, alle lobby, alle tentazioni delle multinazionali, per cui il paesaggio, i cittadini, la bellezza, non contano nulla. Non lo so, è solo triste vederlo da lontano. L’Italia merita di meglio del vecchiume rivestito a nuovo”.
Si capisce perché qualcuno ha ribattezzato il decreto “Sblocca Italia” in “Sblocca Trivelle”.