Riguarda le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi
AMIATA. In un articolo apparso su queste pagine l’11 giugno scorso avevamo accennato al ricorso delle Regioni Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto alla Corte Costituzionale contro l’articolo 38 del decreto Sblocca-Italia, perché ritenuto contrario “al Titolo V della Costituzione, che bypassa l’intesa con le Regioni e stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessione uniche di ricerca e coltivazione di idrocarburi”. Avevamo anche raccolto le osservazioni e le reazioni contro l’obiettivo del Governo di eliminare il parere vincolante delle Regioni (giudicate troppo vicine alle istanze dei territori) in materia di concessioni di ricerche minerarie. Proprio su questi argomenti intervengono con un comunicato stampa congiunto il Coordinamento nazionale “No Triv” e l’associazione A Sud, che portano a conoscenza di aver inviato una lettera ai presidenti delle giunte regionali e ai presidenti delle assemblee regionali di Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Sardegna, affinché impugnino senza indugio dinanzi al TAR del Lazio il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 25 marzo 2015, che dà attuazione allo “Sblocca Italia” per la parte concernente le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi.
A giudizio delle due associazioni l’aggiornamento del disciplinare-tipo in attuazione dell’articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, “solleva fondati dubbi di legittimità in relazione sia all’immediata applicabilità delle nuove norme dello Sblocca Italia al «titolo concessorio unico» sia al nuovo ruolo, del tutto marginale, assegnato alle Regioni nel procedimento finalizzato al rilascio del titolo, che viola le prerogative costituzionali riservate alle Regioni”. Viene pertanto rivolto un invito alla Regioni a promuovere contestualmente un “conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale che seguirebbe logicamente i ricorsi in via principale promossi tra la fine dello scorso anno e gli inizi del corrente anno da Abruzzo, Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto a seguito dell’approvazione della legge di conversione dello Sblocca Italia e della di Legge di Stabilità 2015. Sia per impugnare il decreto dinanzi al TAR Lazio sia per adire la Corte Costituzionale c’è tempo fino al prossimo 5 luglio 2015”.
Sull’arrivo alla terza lettura, cioè a buon punto, in Parlamento delle modifiche al Titolo V della Costituzione, che prevedono l’accentramento alla Stato di competenze, funzioni e pareri riservate o devolute alle Regioni, c’è inoltre il giudizio dell’assessore toscano uscente all’urbanistica Anna Marson: «Renderà tutte le leggi regionali soccombenti rispetto alle norme statali in materia. Si tratta di una prospettiva che, oltretutto, rischia di svilire gli importanti percorsi di concertazione che in Regione Toscana hanno portato ad esempio all’approvazione della legge 65/2014 in materia di governo del territorio, che sul consumo di suolo è l’unica a prevedere finora misure di serio contrasto».