SIENA. Il Consiglio Direttivo dell’Accademia dei Fisiocritici ringrazia vivamente quanti in queste ore, partecipano la loro solidarietà, proponendosi quali volontari per tenere aperto il Museo di Storia Naturale: non a caso l’Accademia delle Scienze di Siena detta de’ Fisiocritici, con tutto il suo prezioso patrimonio materiale e culturale è un bene di tutti.
Il dibattito cittadino apertosi nei giorni scorsi sta ponendo l’attenzione sulla visibilità dell’Accademia e del suo Museo e sull’incremento del turismo scolastico. Tutto sacrosanto. Ma l’emergenza delle emergenze, in questa fase, sono le risorse umane qualificate.
Apprendiamo con piacere come il Rettore dell’Università di Siena stia preparando un piano “nell’ottica di un investimento sostenibile e condiviso”. Quale condivisione, visto che l’Accademia non è stata coinvolta nella sua elaborazione?
Sono ormai almeno due anni che il presidente fa presente all’Università la situazione che prima o poi sarebbe divenuta emergenza. Dal giugno 2009 al giugno 2015 sono infatti andati in pensione la segretaria amministrativa (sostituita da due persone che si sono avvicendate fino al 2013), il preparatore zoologico, la bibliotecaria e infine il conservatore della sezione geologica e curatore dei siti web. Oggi rimane in servizio una dipendente che cura le iniziative culturali, il servizio stampa e molte altre contingenze. Il Presidente ha percorso tutte le vie possibili con i vari direttori amministrativi/generali dell’Università succedutisi, talora ricevendo risposte al limite dell’offesa: “per mandare qualcuno all’Accademia bisognerebbe trovare una persona che voglia riposarsi” oppure: “ma perché non date in affitto il Museo come abbiamo fatto noi per l’Orto Botanico?”.
Diciamolo chiaro: l’Orto Botanico esiste perché l’Accademia ha ceduto all’Università di Siena, in uso, parte del suo terreno con serre incluse e, in proprietà, una parte del proprio terreno e del proprio fabbricato per la realizzazione di un edificio universitario. Per queste cessioni il corrispettivo previsto è la fornitura del personale. Ora l’Università non solo non paga l’affitto dell’Orto Botanico, né fornisce tutte le unità di personale – cinque a partire dal 2002 -, ma sull’Orto Botanico percepisce un introito avendolo dato in gestione con ingresso a pagamento.
Senza scoraggiarsi, visti i risultati positivi di utile di esercizio dichiarati dall’Ateneo e vista la difficoltà a reperire alcuni profili specifici fra il personale universitario, il Presidente chiese al Rettore l’erogazione di un contributo annuo di 40.000 euro come controvalore dei quattro dipendenti che l’Università avrebbe dovuto fornire in base al contratto. In tal modo l’Accademia avrebbe potuto stipulare un contratto con persone che già da tempo e per passione sono collaboratori esterni. In questa occasione il Rettore si mostrò poco sensibile alle difficoltà rappresentate, chiedendo perché mai l’Università dovesse dare il personale, senza evidentemente ricordare che solo pochi mesi prima aveva firmato il rinnovo del contratto Università-Accademia per il quinquennio 2013-2017.
Tra l’altro l’Università usufruisce del moderno e attrezzato laboratorio tassidermico dell’Accademia e del fatto che l’Accademia è un soggetto autorizzato a trattare le specie faunistiche protette indicate dalla CITES (Convention on International Trade of Endangered Species): solo grazie a questa collaborazione sono possibili le importanti ricerche scientifiche di livello internazionale sull’ecotossicologia marina che tanto lustro danno all’Università di Siena.
Negli ultimi anni qualche tentativo di sostituire i pensionamenti è stato fatto dall’Università ma con persone non corrispondenti al profilo richiesto, né interessate a prestare servizio in Accademia dove il lavoro è sui generis dato che richiede disponibilità e flessibilità sia di mansioni che di orario, compreso talora il festivo.
Purtroppo l’Accademia, che dal 2000 è una onlus, non ha mezzi per assumere personale in totale autonomia. Le risorse sono esigue: il contributo di funzionamento erogato dalla Regione Toscana di circa 20.000,00 annui, i 12.000 euro delle quote sociali dei 240 fisiocritici, i 3000 euro annui dati dall’Università che rimborsa anche i costi della corrente elettrica. I Fisiocritici si sono dati da fare contattando anche i più diversi soggetti del settore privato, ma i risultati sono stati miserrimi.
Innovare è certamente essenziale: tanto è vero che il 9 luglio, nel corso di un’apertura straordinaria in occasione della Notte dell’Archeologia, presenteremo il progetto coordinato dalla Fondazione Musei Senesi “App per museo: il museo in tasca”, relativo a sei musei di rilevanza regionale, fra cui quello dell’Accademia dei Fisiocritici. Però un Museo significa anche manutenzione, inventariazione, catalogazione e studio di un immenso patrimonio che continua ad accrescersi e che, come nel nostro caso, è in parte altamente deperibile, ma che deve essere sempre a disposizione, non solo di visitatori, ma anche di studiosi e ricercatori.
A questo punto pare inevitabile che l’Accademia si adoperi per: ripristinare immediatamente gli impegni contrattuali liberamente sottoscritti dalle parti che prevedono cinque unità di personale da destinare all’Accademia quale corrispettivo della cessione in uso del terreno e delle antiche serre di proprietà dell’Accademia per l’Orto Botanico; oppure negoziare concordemente un corrispettivo alternativo quale valore della cessione in uso; o richiedere i danni derivanti da almeno cinque anni di mancato rispetto degli obblighi contrattuali.
Il Consiglio Direttivo dell’Accademia dei Fisiocritici: Sara Ferri, Rodolfo Bracci, Lucia Ciccoli, Riccardo Clemente, Folco Giusti, Giuseppe Manganelli, Paola Martelli, Roberto Mazzei, Vincenzo Millucci, Claudia Perini